mercoledì 4 luglio 2018

Straniante solitudine di un bacio

Mi ha sempre affascinato il dipinto che vedete qui, opera del norvegese Edvard Munch (1863 - 1944), intitolato "Il bacio con la finestra" e conservato presso il National Museum of Art di Oslo. 
Si tratta di una composizione conosciuta quasi al pari de "L'urlo" ma, se non fortemente drammatica come questo, certo altrettanto espressiva per una sorta di sottile angoscia che da essa traspare.

La caratteristica principale per cui il dipinto mi colpisce è la collocazione in esso dei due protagonisti. Non sono infatti al centro del quadro - come nei famosi Baci di Hayez, Klimt, Magritte o dello stesso Munch in un'altra sua creazione - ma appartati e protetti in quello che, forse, è un angolo dietro una tenda, quasi il loro fosse un bacio rubato, in segreto, fuori dal raggio di occhi indiscreti. 
E affascinante è pure il contrasto tra il chiaro e lo scuro, l'esterno e l'interno: fuori il mondo, le vetrine dei negozi nella luce azzurra della sera; dentro un'intimità segnata da un'ombra progressivamente più fitta e da un abbraccio. 
A creare tale impressione contribuisce anche la pennellata lunga e spessa tipica di Munch, che si traduce qui in un'onda avvolgente fatta di linee oblique che dalla tenda proseguono nelle braccia dell'uomo che circondano la donna, così come nell'abbandono di lei.

Ma dicevo che nell'opera leggo anche un che di vagamente angoscioso quasi fosse una rappresentazione a due facce.
Se da un lato infatti, mi prende lo splendore dei colori tutti giocati tra il blu e una trasparente gradazione di azzurro, dall'altro queste tinte possono farci percepire la freddezza di un'atmosfera nordica che le piccole luci gialle sulla strada non riescono a dissolvere. Sia all'interno che all'esterno, inoltre, l'ambiente è anonimo: si tratta certo di una città, ma è difficile dare un carattere preciso a ciò che si vede, così come alla stanza in cui la scena è inquadrata. 
E se l'abbraccio della coppia è forse segno di una passione intensa e rapinosa, al tempo stesso le due figure così ammantate d'ombra possono lasciare una cupa sensazione di tristezza come se il loro incontro preludesse ad una separazione. 
Di più. Quei due volti non solo accostati, ma addirittura fusi tra loro, indistinti quasi fossero una cosa sola ed efficacissimi pur nella loro inespressività, possono tuttavia parere anche vuoti. Un vuoto nel quale lo spettatore è forse portato a specchiare se stesso, mentre là fuori scorre una vita ignara e incurante del sentimento o del dramma che si compie nell'esistenza del singolo. E ne può derivare un senso di straniante solitudine.

Così, ho pensato di associare alle immagini un brano di musica che, per certi aspetti, può riflettere tale ambivalenza.
Si tratta di un valzer tradizionalmente considerato opera postuma di Chopin - la "Valse mélancolique in fa diesis minore" - ma in realtà composto da Charles Mayer (1799 - 1862), contemporaneo del musicista polacco e vicino al suo stile. 
In anni recenti è stato infatti scoperto lo spartito originale del Valzer di Mayer intitolato "Le régret", Valse-Etude mélancolique op.332 che presenta una stesura più ampia rispetto alla versione fino ad allora conosciuta.
Detto questo però, ho scelto qui il testo precedentemente attribuito a Chopin perchè oggetto di un'interpretazione a mio avviso incantevole che, nel suo andamento pacato, ne mette in luce ogni più delicata sfumatura, come per esempio a 1,10 dall'inizio. 
Il brano è giocato tra un tema intriso di malinconia - e lo dimostra anche il titolo dato da Mayer: "Le régret", il rimpianto - e altri passaggi animati da più accesa passione. Così come la stessa espressione "Valse mélancolique" associa l'idea gioiosa della danza a quella di un languido ritornello, ora sognante, ora pervaso di tristezza.

Buon ascolto!

10 commenti:

eglissima egle ha detto...

Nei dipinti di Munch che proponi c'è tutta l'oscurità di Oslo, città che sembra disabitata rispetto alle affollatissime nostre, c'è l'oscurità che non è solo esterna, ma pare interna ai personaggi ritratti che paiono nascondersi.
Bello il pezzo di Chopin Mayer, che non conoscevo, ma riporta a tante composizioni del musicista polacco. Malinconia ovunque.

Grazie, cara.
Un abbraccio.

egle

Annamaria ha detto...

Vero, Egle! La città è Oslo ma l'immagine risulta anonima e nel dipinto c'è un freddo che nasce da dentro e si proietta all'esterno.
Quanto alla musica, richiama moltissimo Chopin tanto da essere stata attribuita a lui. Ne ha la stessa struggente malinconia.
Grazie di questo tuo contributo e un abbraccio!!!

frida ha detto...


Ho letto e riletto il post per godermelo, per la sensazione di limpida gioia che trasmette . Mi è piaciuto il tema ( sentimentale ma senza sentimentalismi ) ed è interessante e acuta l'analisi del dipinto che hai fatto : in effetti, quanto estraniante può diventare anche una manifestazione affettiva dolce e coinvolgente qual è un bacio !
Molto delicato anche il brano ( sul video ho solo un appunto: quelle braccia- mani sotto una luce verdognola mi hanno un po' impressionata, togliendomi parte della poesia. Sono consapevole tuttavia che - non essendo noi gli esecutori materiali dei video - non sempre troviamo tutto ciò che vorremmo…).
Grazie cmq per questo post che ( a memoria ) mi sembra uno dei tuoi più belli.

Annamaria ha detto...

Sì, Frida, anche a me fa un po' impressione quella luce verdognola sulle braccia del pianista, ma è creata apposta perché in altri video dello stesso esecutore c'è lo stesso effetto con colori diversi. De gustibus...
Comunque l' interpretazione del brano per me è superlativa, e l'ho scelta per questo.
Quanto al dipinto - e al post - non pensavo potesse trasmettere la limpida gioia di cui parli e che la tua sensibilità ti fa cogliere. Nel quadro ho letto due aspetti: intimità e passione, ma anche tristezza e solitudine. In ogni caso, un'opera di grande fascino com'è sempre l'arte di Munch.
Grazie!!!

frida ha detto...


Forse non mi sono spiegata bene: la gioia che mi ha trasmesso il post non è riferito tanto al tema del dipinto ( infatti ho anche detto che una manifestazione affettiva e amorosa può diventare estraniante - come hai acutamente sottolineato anche tu ),
quanto alla capacità - quasi poetica - della scrittura del post che - ripeto-
per acutezza di indagine e limpida prosa - a mia memoria - e' uno fra i tuoi migliori.

Annamaria ha detto...

Frida, sono io che non ho capito. Ma francamente mi sembrava strano che il mio post avesse fatto un tale effetto. In ogni caso, grazie e ancora grazie di cuore!!!

Anonimo ha detto...

Mi sono posata sulle tue parole, come una leggerissima farfalla…
parole, piccoli dipinti, che mi regalano la "polvere magica della poesia"
hai composto un mosaico di pura bellezza, e questa "straniante solitudine di un bacio", mi conduce nella malinconia di Chopin, in quel finito che va oltre l'infinito…
oltre ogni orizzonte..
S'apre una finestra, e finalmente "l'interno e l'esterno si fondono in un'unica sensazione di pura bellezza", di pura e struggente malinconia…

a volte destinataria di veri segreti

Ho sentito l'incisione curata da Vladimir Ashkenazy
che meraviglia!
Un caro saluto
ti auguro di vivere un'estate all'insegna della bellezza!
Adriana

Annamaria ha detto...

Grazie, Adriana, di questo tuo commento così ricco di poesia: "la malinconia di Chopin, il finito che va oltre l'infinito...oltre ogni orizzonte". È la magia dell'arte.
Auguro anche a te, carissima, un'estate piena di bellezza e di musica.
Grazie di tutto!!!

Stefyp. ha detto...

Cara Annamaria, ciò che mi colpisce del quadro di Munch è il volto anonimo della donna, privo di lineamenti, al pittore, probabilment,e non interessava tanto rappresentare due persone innamorate che si danno un addio, ma trasmetterci solo il volto dell'amore segreto e proibito.
Naturalmente come dici tu è molto importante la luce del fuori contrapposta al buio della stanza. Mi è piaciuta molto la tua analisi critica del dipinto, e convengo con Frida, anch'io ne colgo sensibilità e acutezza.
Molto bello anche il brano abbinato, triste forse in sè, ma su di me questi generi hanno sempre un effetto di piacevole trasporto, che non va a influenzare il mio umore.
Grazie per avermene parlato, il tuo post meritava di essere letto e ascoltato!
Un forte abbraccio
Stefania

Annamaria ha detto...

Interessante, cara Stefania, la tua osservazione sul volto dell'amore segreto e proibito!
Quanto alla musica, ti dirò che avevo già imbastito il post giorni addietro proprio con questo brano. Ma poi ho sentito che era troppo triste e per me non era il momento adatto per pubblicarlo. Ho preferito allora cambiare argomento e scegliere Rameau perché avevo bisogno della sua vivacità.
Ora invece, a distanza di tempo, sono riuscita a reggere la malinconia di questo Chopin-Mayer e a coglierne tutto il fascino e l'incanto.
Così, eccolo qua.
Grazie ancora e un abbraccio!!!