mercoledì 19 marzo 2014

Dirigere

E' sempre affascinante osservare in video - ma meglio ancora se dal vivo - un'orchestra che suona creando quella perfetta fusione di note che danno luogo al miracolo della musica.
Come dicevo in un vecchio post, è necessario che ciascun esecutore faccia la propria parte, ma soprattutto che si armonizzi con gli altri nel gioco di ritmi, incastri, alternanze, pause e riprese che caratterizza il lavoro orchestrale. 
E' certo un compito impegnativo, spesso faticoso, un esercizio di mani o di fiato che comporta concentrazione assoluta e nel contempo ascolto reciproco come appare spesso dagli sguardi dei musicisti.
E tuttavia non è raro che, mentre suonano, nel passaggio dalla teoria della partitura alla pratica dell'esecuzione traspaia anche quella gioia profonda che la musica comunica nel suo farsi. E' la meraviglia della partecipazione al processo creativo di un brano, perchè se esso è principalmente opera del compositore, non meno importante è il ruolo di chi lo esegue, mettendo in gioco la propria abilità tecnica e la propria sensibilità per farlo vivere.

Ma se essenziale è la corretta collaborazione di ogni singolo strumento al grande insieme, che dire di chi dirige e ha il compito di guidare la totalità del gruppo alla coesione che ogni brano richiede, all'intensità di un passaggio o alla delicatezza di un pianissimo, a creare in sostanza armonia tra le diverse voci? 
E che dire soprattutto della gioia che un direttore d'orchestra può provare nel momento in cui tale armonia si crea proprio sotto il suo sguardo, dietro il movimento delle sue mani e della sua bacchetta? 
E' una corrente di profonda reciprocità quella che si stabilisce. 
Chi dirige immerge gli esecutori nel vasto oceano della musica e a sua volta ne è immerso, guida gli altri nella gioia e a sua volta ne è pervaso in un gioco di rispondenze al quale - nei concerti live - non è estraneo il pubblico che viene spesso coinvolto in un'onda di empatia fatta di sfumature infinite come infinita è la musica.

E' bello poi osservare come di ogni direttore, nel momento in cui è sul podio, emerga anche l'anima attraverso gesti differenti quanto differenti sono le personalità di ciascuno; così non è raro cogliere dal viso e dagli atteggiamenti l'espressione delle varie sensibilità interpretative.
C'è un modo di focalizzare la direzione nello sguardo o nelle mani, o talora in un appassionato seguire la partitura cantandola nota per nota.
Tutti conosciamo il gesto imperioso e scattante di Toscanini o di Muti, quello più pacato e intenso di Abbado, gli occhi di acciaio di Karajan o le mani di Pretre, solo per fare qualche esempio, ma l'elenco potrebbe continuare. 
Nel modo di vivere la musica, infatti, c'è un'affascinante molteplicità di atteggiamenti comunicativi. Talora, nell'atto del dirigere tutto il corpo viene coinvolto, altre volte per dominare l'orchestra basta un cenno, carico però di quella sotterranea intesa con chi suona maturata nel tempo. Altre volte ancora c'è chi dirige ad occhi chiusi, esprimendo la propria passione musicale in una dimensione tutta interiore.

E poi c'è il sorriso inimitabile di Leonard Bernstein, uno dei direttori che ho sempre amato di più e che - come potete osservare nel video seguente - alterna momenti di partecipazione intensa e quasi plateale ad altri in cui affiora il suo gioioso abbandono al fluire della musica.
Lo vediamo qui dirigere uno splendido brano che s'intona proprio alla dolcezza di queste giornate di marzo: il quarto tempo, "Allegro animato e grazioso" della "Sinfonia n.1 in Si bemolle maggiore op.38" detta "La primavera" di Robert Schumann (1810 - 1856).
Preceduto da alcuni forti accordi introduttivi, il primo tema si svolge come una danza ora delicata e giocosa, ora più sonora e vivace ma dal ritmo sempre crescente che Bernstein scandisce e sottolinea. Ma anche nel prosieguo del pezzo, nel fitto dialogo tra fiati ed archi, garbo, eleganza e leggerezza caratterizzano la sua direzione fatta di gesti ora composti, ora più animati fino al brioso, entusiasmante finale.
E nell'ultimo segno di approvazione rivolto all'orchestra a brano già concluso,  insieme alla gioia per la bella esecuzione possiamo leggere anche un lampo di commossa gratitudine.

Buona visione e buon ascolto!

12 commenti:

Pia ha detto...

Ciao cara, ti avviso che ti ho fatto un regalo, se ti va vieni a ritirarlo.
Poi torno a chiacchierare con te, baci.

Annamaria ha detto...

Grazie con tutto il cuore!!! Ma torna a chiacchierare, mi raccomando,ti aspetto!!!

amicusplato ha detto...

Bellissima, e intonata al giorno di primavera, la 1 Sinfonia di Schumann; e molto adatta al modo di dirigere di Bernstein.

Condivido quello che hai detto sui grandi direttori, carissima Annamaria. Ognuno ha il suo stile irripetibile, che è poi l'espressione della persona stessa.

Si può anche aggiungere che ogni grande direttore ha i suoi autori preferiti, forse perché più vicini alla propria sensibilità.

Un grande abbraccio :-)




Annamaria ha detto...

E' vero, Antonio, grazie della tua aggiunta! Ogni grande direttore ha il suo repertorio di musicisti preferiti nei quali si è, per così dire, "specializzato" profondendo massima competenza e raddoppiata passione.
Un abbraccio di buona primavera!

Pia ha detto...

Buongiorno Annamaria.
Amo le orchestre fatte di elementi tutti indispensabili e di grandi maestri della musica.
Quello che si nota maggiormente è sicuramente il direttore d'orchestra, musicista a tutto tondo che a volte ispira simpatia altre volte no.
Quando ascolto un pezzo orchestrato spesso chiudo gli occhi, altrimenti fugge quel sentimento di piacevolezza.
Ma mi capita anche di osservare il maestro che si diverte e si vede a guidare i musicisti, allora mi diverto anch'io.
L'incantevole brano di Schumann, mi ha inebriato di profumi e ha reso il mio inizio di giornata piacevolissimo.
Grazie!

Annamaria ha detto...

Carissima S.Pia, hai detto che il brano di Schumann ti ha "inebriato" ed è esattamente la sensazione che provo anch'io quando vedo il sorriso e la gioia del grande Bernstein mentre dirige! E' comunicativo al massimo!
Di solito, non ascolto ad occhi chiusi, ma mi piace osservare ogni singolo esecutore nei movimenti delle sue mani, ma anche nella sua espressione che spesso ci rivela proprio il suo modo di....gioire in musica!
Grazie per tutto il tuo apprezzamento e buon weekend!!!

Nella Crosiglia ha detto...

Mi sono sempre chiesta la gioia infinita che un direttore d'orchestra può provare nel dirigere i suoi musicisti, nel far scaturire da quell'insieme tutta la sua anima e quella del musicista che interpreta .
Mi sono sempre chiesta l'immensa capacità di questi maestri e gli anni di studio per arrivare a tanto che non serve se non esiste l'arte!
Brava come sempre la nostra Annamaria++++

Annamaria ha detto...

Quella di cui parli, cara NELLA, è la gioia di collaborare alla creazione di una vita: quella del brano che si esegue. Gioia di dar vita alle note del compositore e contemporaneamente ascoltare il frutto di questa creazione. Gioia di ogni singolo esecutore, ma più ancora di chi dirige tutto l'insieme. E dev'essere davvero un'esperienza grandiosa, un'incontro di anime!!!
Grazie e un grande abbraccio!

Anonimo ha detto...

Certo che bisogna essere davvero dei musicisti di eccellenza per dirigere un'orchestra e armonizzarne i suoni. E non parlo solo di studi, ma di talento.
Per un sorriso racconto un aneddoto della mia infanzia. Mentre tutte le bambine pensavano a giocare alla maestra, alla mamma ecc., io, a 8/9 anni, volevo fare il direttore d'orchestra e mettevo la radio a tutto volume (Bartok!) e saltellando sul letto dei genitori muovevo le mani seguendo il ritmo della musica.
Grazie Annamaria di questo spazio. Anch'io amo Schumann e Berstein.
Un abbraccio.
egle

Annamaria ha detto...

Certo, cara Egle, occorre anche talento! Mi piace tanto pensare a te bambina che ti lasci prendere dall'onda della musica di Bartok.
Ma anch'io, quando ascolto musica per conto mio, mi ritrovo spesso a dirigere....
Grazie e un abbraccio!!!

Cri ha detto...

Ho sempre pensato che il mestiere più appassionante del mondo sia quello del direttore d'orchestra, colui che "suona" tutto assieme: dev'essere davvero una sensazione indescrivibile quella che si prova facendo sprigionare con un tocco di bacchetta il suono armonioso dell'ensemble. Sì, la musica ha questa grazia celeste, di colmare di emozione chi la esegue forse più di chi la ascolta, perché chi la esegue la crea e la ascolta assieme, ne fa parte, è trasportato sull'onda delle note che lui stesso fa vibrare. E al centro della scena, a tenere in pugno i cuori e le mani di tutti gli orchestrali, sta lui, come un demiurgo, il direttore d'orchestra!

Annamaria ha detto...

Sì, cara Cri, dirigere un'orchestra dev'essere un'esperienza di vera autentica ebbrezza. La musica colma della sua emozione tutti, ma chi la esegue o la dirige è come un esploratore che si addentra in un paesaggio misterioso e segreto che gli ascoltatori contemplano dall'esterno.
Grazie del tuo bellissimo commento!