domenica 7 settembre 2025

Come un prestigiatore...

"Elemosina triste   
di vecchie arie sperdute,  
vanità di un'offerta   
che nessuno raccoglie! 
Primavera di foglie   
in una via diserta!"
 (...)

Immagino che in tanti ricorderete questi versi che aprono "Per un organo di Barberìa" di Sergio Corazzini (1886 - 1907), poeta crepuscolare dalla vita, ahimè, brevissima. 
Nel testo, l'autore evoca vecchi motivi suonati per
 strada da un organetto, melodie cui nessuno presta attenzione, ritornelli tristi che si ripetono monotoni in un'atmosfera di solitudine e grigiore. 
In realtà, se leggessimo 
i versi successivi, vedremmo che nell'organetto che nessuno ascolta Corazzini proietta malinconicamente se stesso nella condizione esistenziale di poeta deluso. Discorso certo interessante dal punto di vista letterario, ma sul quale non intendo soffermarmi. 

Allora perchè mai ho scelto di aprire il post con questo testo? 
Perchè l'autore della musica di oggi, per comporla, ha preso ispirazione proprio dal
l'aria di un organetto da strada: sì, uno strumento probabilmente simile a quello che vedete nella foto. Chi può vantare una certa età ricorderà questi organetti azionati da una manovella, sempre presenti nelle fiere di paese o mescolati alle bancarelle degli ambulanti nei mercati. Io ne ho in mente il suono dal timbro un po' scampanellante e le melodie orecchiabili, ma talora tristi come nenie.

Bene. È stato Sergej Rachmaninov (1873 - 1943) a lasciarsi incantare dalla musica di uno di questi strumenti durante un viaggio in Italia e a prenderne spunto per comporre il brano chiamato appunto "Polka italienne". 
Ma in che cosa consiste l'originalità del pezzo? Non tanto nell'aria in sè che -
come sentirete - ricalca proprio lo stile di certe musiche di strada d'altri tempi, un po' malinconiche e ripetitive. La sua bellezza sta invece in ciò che il compositore ne ha tratto lavorando sul tema molto semplice e ricavandone un andamento di sorprendente vivacità.

Scritta in origine per pianoforte a quattro mani, la "Polka italienne" è stata poi variamente arrangiata sia per orchestra che per pianoforte a due mani ed è quest'ultima la versione che preferisco. La melodia si apre in mi bemolle minore su di un'ottava alta, dove le singole note esordiscono quasi con timidezza. Ma si ripete subito dopo su quella centrale sostenuta da un accompagnamento più marcato in chiave di basso. Ne deriva un tema ritmato che, nella sua mestizia, mi evoca l'antico ricordo di un'altra aria. 

Quando ero alle medie, per qualche tempo avevamo fatto lezione di educazione fisica a suon di musica, guidate dai gesti rigorosi della nostra insegnante e insieme accompagnate al pianoforte da un anziano professore. 
Suonava un'aria in maggiore, ritornello di tanti pomeriggi invernali nella grande
palestra della scuola dove quelle note disegnavano i nostri movimenti. Me le ricordo ancora e se immaginiamo che la tonalità fosse Do, suonavano così: mi  re#mi  do  sol / mi  re#mi  do sol / fa  mi re  do# re / sol  fa#sol la sol do. Insomma, una sorta di lallarà lallà che ritmava le nostre evoluzioni e che, nonostante fosse in maggiore, perdendosi nella vastità di quello stanzone lasciava in me un'eco di vaga tristezza.

Anche la Polka di Rachmaninov, per quanto diversa, può fare lo stesso effetto, ma solo nella parte iniziale. Poi si approfondisce in passaggi lenti che, qua e là, cedono al fascino languido di qualche accordo dissonante e infine, quando passa in maggiore, prende decisamente il volo! Del resto, stiamo parlando di una danza!
Ma la vivacità del brano non finisce qui perchè va crescendo 
in un vortice di velocità con una sorta di parossismo musicale. È come se Rachmaninov si lanciasse ad esplorare tutte le possibilità sonore del piccolo spunto dal quale era partito, tramutando in bellezza anche un motivo in apparenza banale, quasi fosse un prestigiatore che da un semplice pezzo di legno fa sbucare fiori sgargianti. Ne ricava infatti variazioni ora larghe e profonde, ora forti e cadenzate come una marcia, ora veloci e giocose che, se a volte possono richiamare certe danze russe, altrove hanno trilli che - lasciatemelo dire - ricordano le musiche dei cartoni. Insomma il ritmo è tale che, se siete partiti con una punta di malinconia, alla fine dell'ascolto non riuscirete più a stare fermi e danzerete davanti al computer!

Due sole notazioni finali: due riferimenti senza capo nè coda che mi potrei risparmiare, ma che a me piacciono tanto e quindi li faccio lo stesso. 
Primo: le due battute iniziali del pezzo con l'arpeggio che sale, trasportate in maggiore somigliano al tema dell'Inno 
dei Bersaglieri.
Secondo: in certi punti dove l'estro di Rachmaninov si scatena più gagliardo e
 tumultuoso, sento riecheggiare qualche passaggio della celebre Rapsodia ungherese n.2 di Liszt, quella di Tom e Jerry per intenderci. 
La sentite anche voi?...

 Buon ascolto!

(La foto è presa dal web)