martedì 28 gennaio 2025

"Marginalia"


 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi hanno sempre attirato gli antichi codici miniati, sia quelli che presentano veri e propri quadretti a somiglianza del celebre Ciclo dei Mesi dei fratelli Limbourg del quale ho parlato tanti anni fa, sia quelli ricchi di ornamenti magari solo nel capolettera.
Ma interessanti sono spesso anche i marginalia, cioè tutta quella serie di note o de
corazioni realizzate soprattutto in epoca medioevale e poi rinascimentale, che hanno conferito particolare pregio artistico al codice, sia che fosse un corale, un antifonario o un libro d'ore, sia che fosse un testo profano.

Si trattava ora di motivi floreali, ora di scene cortesi o di episodi cavallereschi, spesso di animali con significati simbolici, ma anche di rappresentazioni grottesche e irriverenti che talora avevano intenti satirici. Tuttavia, non ci si deve meravigliare che fossero riprodotte in codici sacri perchè, oltre il bordo del testo entro cui le immagini dovevano rispettarne l'argomento, il miniatore poteva sbizzarrire la propria fantasia anche con figurazioni improbabili e decisamente sorprendenti.

 

 

 

 

 

 

 

 


Ne è un esempio il Salterio Luttrell che vedete qui sopra, nel quale si
possono ravvisare figure bizzarre e inesistenti, nate da una fantasia dalla quale potrebbe aver preso spunto, più di un secolo dopo, Hieronymus Bosch. Ma a parte questi dettagli, grande è la grazia della maggioranza delle decorazioni soprattutto floreali. Così, tra la pluralità di esempi, ne ho scelto alcuni che dimostrano l'estro dei vari miniatori.
Iniziamo dall'alto con un'immagine che, per il suo splendore, non esito a definire lussureggiante e che rappresenta un elegantissimo pavone mentre fa la ruota, affiancato da un piccolo coniglio e una
lumaca tra una miriade di fiori diversi. Si tratta di animali che, nella spiritualità cristiana, simboleggiano la resurrezione come pure la rinascita e la fertilità ed è significativo che siano raffigurati proprio a margine di un testo sacro come un libro d'ore.

E sempre da un libro d'ore è tratta l'immagine che vedete qui a lato dove alcune dame siedono in un rigoglioso giardino sotto un pergolato, intrecciando una corona di fiori.

In entrambe le miniature, insieme a una grande raffinatezza, troviamo un'atmosfera fiabesca e una notevole varietà di tinte: nel primo caso giocate sul blu, rosa e verde; qui invece col rosso che spicca al centro, come quei garofani - almeno così mi sembrano - di dimensioni decisamente sproporzionate rispetto alle persone.
È infatti un variopinto insieme di fiori, farfalle, pampini e grappoli d'uva in cui le figure umane si confondono tanto che occorre quasi cercarle. Ma le dame che qui intrecciano ghirlande mi ricordano la celebre ballata del Poliziano "I' mi trovai fanciulle un bel mattino / di mezzo maggio in un verde giardino", dove colei che parla sta proprio intessendo una corona di fiori, in quel caso di rose. E non mi sembra trascurabile il fatto che sia lo sconosciuto miniatore che il poeta siano stati contemporanei, perchè vissuti entrambi nel XV secolo.

Ma interessante osservare anche com'era strutturata la pagina di un antifonario, col capolettera miniato all'interno del quale era rappresentata spesso la scena relativa al contenuto del testo e intorno, proprio ai margini, una serie di ornamenti e ricche decorazioni.

In questo che vedete qui a lato, la grande lettera A della parola Angelus raffigura al suo interno la scena delle Marie al sepolcro, scena molto dettagliata che corrisponde esattamente all'annunzio della resurrezione di Gesù riportato nella pagina.
Il margine del foglio è contornato invece da un disegno che rappresenta vasi fioriti e altri abbellimenti che conferiscono a tutto l'insieme un senso di armonia e di ordine sia nella disposizione delle varie decorazioni che nell'uso e nell'alternanza dei colori.

A questo proposito, ho riportato qui accanto il particolare di un altro manoscritto che, nei margini, vede una figura impegnata a suonare una sorta di liuto su di uno sfondo di volute e foglie curvilinee simili a dei convolvoli.
Proprio questo sfondo è interessante perchè mi pare che
- nel corso del tempo e in altri contesti - da esso abbiano preso spunto alcune celebri carte decorative come quella di Varese nella cosiddetta fantasia fiorentina.


Se osserviamo infatti l'immagine successiva, ci accorgiamo che i disegni di fondo sono molto simili, come pure - al di là di una certa differenza di tonalità dovuta alle foto - simili sono i colori giocati tra il rosso, il verde, il blu e il giallo.

Ricordo di aver usato spesso questa carta dalla fantasia vivace ed elegante per coprire libri, agende e a volte anche il mio registro di scuola.

Bene, bella, direte voi.
Ma che ci fa l'ultima foto tra antiche
miniature? È forse uno scherzo?...
Domanda pienamente giustificata perchè avrete
riconosciuto subito lo stile di Keith Haring (1958 - 1990), pittore e writer statunitense, famoso per i suoi graffiti metropolitani che tutti abbiamo visto, riprodotti magari su tazzine da caffè o sulla copertina di un quaderno.

L'opera che vedete, al primo sguardo piuttosto semplice, in realtà non è così elementare come sembra. Su di un fondo bianco, essa presenta quattro figure geometriche colorate, dalle forme differenti e dai contorni un po' imprecisi. I lati infatti sono interrotti da piccoli elementi curvilinei che non si collocano però a metà di ciascun segmento, ma in una posizione che, a occhio, potrebbe anche indicarne la sezione aurea...O no?

A parte questo, ciò che in essa mi pare di leggere e che mi affascina è il riferimento all'antica carta decorativa che avete visto sopra, della quale Haring sembra aver fatto una versione contemporanea, colori compresi: rosso, giallo, verde e blu.
Pura fantasia della sottoscritta?...
Può darsi perchè là ci sono linee curve e qui invece rette. Ma mi piace pensare che
Haring abbia preso spunto proprio da quel tipo di carta, facendone un'espressione geometrica, schematica e stilizzata secondo i canoni di una moderna semplificazione e del suo estro. Chissà!...

E per passare alla musica, torno indietro nel tempo con un brano che mi è sempre piaciuto molto. Si tratta di "So ben mi ch'ha bon tempo", uno dei tanti balletti rinascimentali scritti dal modenese Orazio Vecchi (1550 - 1605) e pubblicati all'interno della raccolta intitolata Selva di varia ricreatione. Nonostante il compositore fosse un monaco, ha dato il meglio di sè nei suoi testi profani, tra madrigali e canzonette nelle quali ha celebrato con semplicità la piacevolezza del vivere.
"So ben mi ch'ha bon tempo" è un'aria a 4 voci che rispecchia caratteri di leggerezza e ironia, un brano gioioso che può almeno in parte accordarsi con la fantasia di quei miniatori che ci hanno regalato mondi di fiaba e universi variopinti.

Buon ascolto! 

Le foto, tutte prese dal web, rappresentano nell'ordine:

1)  Book of Hours, Paris ca. 1430 : "Rabbit, snail and peacock" (Manchester, John Rylands University
Library, Latin MS 164, fol. 21r)
2) Salterio di Luttrell (1325 - 1340) Biblioteca britannica, Inghilterra.
3) Libro d'Ore ad uso di Roma, ms. Latin 1156B, c. 31r, XV secolo: "Corona di fiori"
Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Parigi.
4) “Secondo Maestro dei Corali di San Salvatore al Monte”, iniziale A con le Marie al sepolcro.
Antifonario 591, c. 2v.
5) Book of Hours, MS M.26 fol.88. Images from Medieval and Renaissance Manuscripts Morgan library.
6) Carta Varese, fantasia fiorentina.
7) Keith Haring: Senza titolo. Stampa su carta.

 

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