mercoledì 23 ottobre 2024

Specchi d'acqua - 10


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sarà stata la pioggia di questo periodo insieme al cupo grigiore di certe mattine ad indurmi a cercare immagini che restituiscano luminosità e trasparenza al cielo e gaiezza al cuore. Così, per lo specchio d'acqua di questo mese ho scelto alcune delle foto che avevo scattato qualche anno fa sull'Arno a Pisa.
Era dicembre e l'azzurro che vedete non è frutto di un ritocco, ma
era davvero così, col nitido splendore di certe belle giornate invernali. Sono immagini riprese in orari diversi e ce ne accorgiamo dal cielo decisamente terso nel corso della mattinata, mentre nel pomeriggio si va coprendo di una cortina di nuvole che dalle colline dell'entroterra avanzano verso la costa. 

Ma l'aspetto che ogni volta mi prende sempre di più è l'apertura luminosa di questo panorama che mi restituisce un profondo respiro.
Non per niente, dovendo a suo tempo inaugurare un calendario nuovo per l'anno seguente - e chi legge questo blog sa che, per quanto non ci sia nata nè ci viva, lo voglio sempre con immagini della Toscana - invece di comprarlo, me l'ero fatto con le mie foto.

Era bello al mattino, in cucina, alzare lo sguardo sul muro e vedere il buio invernale illuminato da questi panorami che ancora, quando li osservo, mi allargano il cuore.
Questione di proporzioni, probabilmente, che spesso mi hanno fatto apprezzare i Lungarni pisani ancor più di quelli fiorentini. Grazie infatti alle dimensioni non eccessive degli edifici in rapporto all'ampiezza del fiume, qui essa risalta meglio facendosi specchio al cielo e alla bellissima fila di palazzi.
Ne vediamo in particolare, nella foto soprastante, uno
dei più antichi: Palazzo Agostini, detto anche Palazzo Rosso per il colore della pietra, edificio medioevale in stile gotico e dal cornicione molto aggettante com'è tipico di tanta architettura toscana.

Tuttavia è il fiume ad offririci le suggestioni più vive.
Sono certo i riflessi ondeggianti della case e il
tremolare dell'acqua che confonde i loro profili regolari facendone una sorta di dipinto impressionista. Ma è anche - nel dettaglio qui a lato - il gabbiano in volo che si scorge in basso e che ci ricorda il mare lontano solo una decina di chilometri dove l'Arno va a sfociare, a Marina di Pisa.

Così pure sull'altra sponda, nella grande curva del fiume e davanti ai vari edifici, risalta la chiesetta di Santa Maria della Spina, nel suo marmo chiaro e nei suoi pinnacoli gotici che si riflettono nell'acqua come un piccolo, luminoso gioiello.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche da questa parte, il panorama ci regala una profondità spaziale che illumina gli occhi e al tempo stesso il cuore colmandolo di bellezza.
Bellezza e storia intrecciate, perchè l'Arno è parte integrante delle molteplici vicende
che, dal Medioevo in poi, hanno segnato non solo Pisa e Firenze, ma tutta la Toscana. Un fiume ricordato spesso da Dante a cominciare dal Canto XIV del Purgatorio ("Per mezza Toscana si spazia / un fiumicel che nasce in Falterona, / e cento miglia di corso nol sazia") e che dalla sorgente nel cuore del Casentino sfocia in mare proprio a poca distanza da Pisa. Un fiume che attraversa città dal passato glorioso, ma spesso tormentato da lotte, guerre e - venendo più vicini a noi - rovinose alluvioni.

Per questo, nella scelta della musica da associare alle immagini, non ho voluto un pezzo che si risolvesse imitando il movimento delle onde come nei vari giochi d'acqua pubblicati talora in passato.
M'interessava invece un brano sinfonico di portata più ampia, che
riproducesse la mia percezione di apertura davanti a queste immagini e insieme la maestosa solennità del fiume che, ormai ricco di acque, con tutta la rilevanza della sua storia si dirige finalmente verso il mare.

Così ho scelto il "Preludio sinfonico in La maggiore" di Giacomo Puccini (1858 - 1924): una fantasia scritta in epoca giovanile che a suo tempo non aveva riscosso particolare successo, ma che è stata riscoperta e ripresa da una cinquantina d'anni a questa parte. Un brano da ascoltare e riascoltare a lungo per scoprirne tutto l'incanto.
Si tratta di una composizione di grande respiro orchestrale che inizia dolcemente,
con accenti di delicata intimità, proprio come un fiume alla sua sorgente, tra passaggi assorti in minore e altri, più gioiosi, in maggiore. Il suo andamento prosegue senza ignorare momenti forti, ma illuminandosi sempre più, simile a un corso d'acqua che nel suo procedere si allarga maestoso verso la foce a raggiungere il proprio compimento. Lo si avverte da certe frasi musicali ripetute in tonalità sempre più alte e solenni che poi sfumano di nuovo in dolcezza nella conclusione.
Un Puccini di soli 24 anni, ma già capace di una passione che, se da un lato si esprime in
grandiosità orchestrale, dall'altro si effonde in melodie di tono più intimo che anticipano lo stile di alcune future romanze.

E a proposito di melodie, mi permetto un'ultima osservazione.
Ce n'è una che esordisce a 4.12 dall'inizio - fateci caso, per favore! -
un breve, dolcissimo tema cantabile che immagino anche a voi ricordi qualcosa di più recente.
A me pare di sentirlo riecheggiare nella celebre colonna sonora del film "La vita è bella", scritta da Nicola Piovani e che nel 1999 gli ha meritato l'Oscar.
Certo il ritmo è diverso: mentre il frammento di Puccini è animato da intensa e romantica passione, la
 musica del film ha un tono più leggero e quasi giocoso, anche perchè l'argomento della pellicola - in sè tragico - è trattato però da un'ottica particolare. Ma la somiglianza a mio avviso c'è.

Una coincidenza casuale o davvero il Maestro Piovani ha preso spunto dal Preludio sinfonico rielaborando con la propria inventiva quel piccolo frammento? Sarebbe comunque un bel rimando culturale, ma insieme a lui meriterebbe l'Oscar anche Puccini!

Buon ascolto!


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