lunedì 24 luglio 2023

Le mie città - 7

Norberto Proietti : "La Basilica superiore"

 








 

 

 


Ci sono città la cui particolare atmosfera non è solo quella che cogliamo all'interno
della loro cinta urbana o nei diversi quartieri, ma è un'aura che si estende anche al territorio circostante fondendosi col carattere di altri borghi vicini e con la natura della regione. Sono aspetti ricorrenti come fili che legano architetture, paesaggio e ritmi di vita in un insieme inscindibile. E se ciò può essere vero per tanti luoghi, penso che lo sia in modo particolare per molte località umbre che - per quanto tra loro differenti - offrono tutte allo sguardo e all'anima uno spettacolo di inimitabile pace con la pietra antica dei loro edifici immersa nel verde e nel silenzio.

Allora, tra le mie città, come non annoverare Assisi e insieme ad essa centri minori quali Spello, Trevi, Montefalco, Bevagna e altri? Sono piccoli borghi talora arroccati sopra un colle, talaltra affondati nel verde di boschi di lecci e ulivi, ma sempre ricchi di un fascino che spesso cresce e si diversifica col mutare della natura e dei suoi colori nelle varie stagioni.

"Senza titolo"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono stata la prima volta ad Assisi che ero più o meno diciottenne, incantandomi di fronte agli affreschi di Giotto e non solo nella Basilica di San Francesco, ma anche percorrendo vie e scalinate tra le più riposte chiesette romaniche. Ho in mente tra le altre Santo Stefano col campanilino a vela e San Giacomo de Muro Rupto, nascosta all' interno di un monastero e dalla quale si sbucava direttamente sulle mura della città. Ci sono tornata poi in diverse occasioni, ma mi piace ricordarne una in particolare.

"Festa al villaggio"

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
Io e la compagna di università con la quale studiavo ci eravamo prese una settimana di vacanza-studio proprio ad Assisi per preparare un esame, latino se non erro: era stata una full immersion nella letteratura antica e nel silenzio, alternata a qualche passeggiata dentro e fuori città. Era giugno e ho ancora negli occhi il tappeto di ciclamini che ricopriva il terreno del bosco di faggi e di lecci, la mattina in cui a piedi eravamo salite all'Eremo delle Carceri : un sogno!
Ancora una volta, ad affascinarmi era l'Assisi più riposta e fatta di solitudine, dove
la semplicità della pietra romanica si fondeva all'incanto della natura e al vento che soffiava dal Subasio. Un luogo in cui sostare a lungo nel segno della quiete francescana tra colori e atmosfere forse uniche al mondo.

"Le stelle"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Atmosfere antiche e anche un po' fiabesche che ho ritrovato nelle opere di uno splendido artista. Si tratta di Norberto Proietti (1927 - 2009) conosciuto anche solo come Norberto, originalissima figura di pittore e scultore che ha posto Assisi e in generale il mondo umbro al centro del proprio interesse pittorico, essendo nato e vissuto per parecchi anni a Spello. Vi riporto qui alcune immagini nelle quali l'artista ci offre la sua visione di quel mondo con una tecnica che, se da un lato ricorda lo stile naïf, dall'altro lo supera sostanziandolo di nuova profondità.

"Il vento"

 

 

 

 

 

 

 

  


È la natura con i suoi ritmi a scandire il tempo in questi dipinti.
La luna, le stelle, la neve, il vento, prati verdi e alberi insieme ai lavori della
campagna sono dati ricorrenti in mezzo ad architetture che colgono l'anima semplice di tanti borghi, rocche e chiesette diroccate come quella del secondo dipinto riportato, che forse vuol riprodurre l'antica San Damiano.
Le case addossate le une alle altre, tipiche dell'urbanistica medioevale, formano
incastri di figure solide dove archi, linee rette e oblique s'intrecciano a creare spazi di affascinante profondità, come nei tre qudri riportati qui sotto: "Senza titolo", "Fontanella" e "Struttura". Architetture spoglie e massicce che ci dicono quanto Norberto abbia assorbito la lezione dei pittori del passato - da Giotto al Pinturicchio - dei quali aveva visto le opere proprio tra Assisi e Spello.

"Senza titolo"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E in mezzo a questo, tanti fratini operosi ora al lavoro, ora intenti al gioco come in "Festa al villaggio" dove sembrano addirittura pattinare sul ghiaccio! Un'attitudine gioiosa fatta di francescana letizia in un'atmosfera nella quale, non sempre ma spesso, i frati sono le uniche presenze umane ad animare il paesaggio in una compagine in cui neppure la tempesta di neve fa paura - osservate il dipinto intitolato "Il vento"! - ma è parte di un universo di fiaba.

"Fontanella"

 


Una visione del mondo forse ingenua ma meravigliosamente incantata. E mi piace commentare le immagini di Norberto con le parole di Vittorio Sgarbi che colgono  con particolare chiarezza l'essenziale della poetica dell'artista:

"Il Medioevo fa da sfondo fisico, temporale e spirituale ai dipinti dell'artista. Non è un Medioevo propriamente storico o filologico, ma è una categoria dell'anima alla quale Norberto attribuisce il merito di aver conseguito la perfetta equazione tra uomo, Dio e natura. Il Medioevo metafisico di Norberto è il migliore dei mondi possibili. È un'Umbria sublimata in un magico Eden quella del pittore (con l'assidua presenza dei fratini, piccoli e attivissimi come formiche), al cui confronto la vera regione, pur bellissima, sembra una copia naïve".  E ancora:

"...se il Medioevo metafisico dell'Umbria sublimata è il paradiso in terra, i monaci esprimono la condizione ideale attraverso la quale l'uomo può mettersi in relazione con esso per godere correttamente dell'armonia mundi. Ora et labora, pregare e lavorare, onorare la natura con la devozione religiosa e l'operosità manuale. E Francesco d'Assisi è il suo più alto modello morale e intellettuale E' questa la vera, unica santità a cui aspira il pacifico mondo di Norberto che non conosce dolore e peccato."

"Struttura"

Naturalmente ho pensato a lungo a quale musica associare a tali dipinti. Un mondo come quello umbro dal profondo afflato religioso forse richiederebbe un brano per organo o la pace di un Adagio barocco.
Ho spaziato così tra vari autori
, ma non mi convincevano non perchè i pezzi non fossero belli, ma perchè qui, insieme alla quiete francescana, mi pare che le immagini ci regalino anche una limpida gioia e un incanto simili a quelli di un bambino.

Così sono approdata a Franz Joseph Haydn (1732 - 1809) che, tra Andantini e Serenate, in fatto di limpidezza la sa lunga e ho scelto un pezzo da un Divertimento, forma musicale in voga già nell'epoca barocca, usata spesso a scopo celebrativo e costituita da brani di grande leggerezza.
Un Divertimento?... qualcuno si chiederà forse un
po' stranito...Certo! Nell'apparente austerità di alcune architetture, c'è in realtà una gioia segreta espressa da quei fratini ora fermi e assorti, ora in movimento. Ma li avete visti mentre pattinano sulla neve e mentre, anche quando lavorano, sembrano danzare? Ecco!
Allora dedico a loro e a Norberto il bellissimo "Adagio" dal "Divertimento n.6 in Do
Maggiore Hob III: 6", brano conosciuto anche come "Quartetto per archi in Do maggiore n.6 op.1". Si tratta di una musica che, fin dalle prime battute, ci introduce in un clima di grande distensione e serenità sul dolce ritmo scandito dal violoncello. Un Haydn che talora arieggia qualche passaggio del celebre "Andante" della sua Sinfonia detta "La pendola" e altrove invece sembra Mozart.
In ogni caso, sempre ricco di un fascino che ci conduce in un mondo
sognante, ricco di quell' armonia mundi che Vittorio Sgarbi ravvisa nei dipinti del nostro artista umbro.

Buon ascolto!

(Le foto sono prese dal web. I dipinti di Norberto Proietti sono conservati a Spello nel Museo dedicato all'artista, ad Assisi presso la Galleria d'Arte San Francesco e in varie collezioni private.)

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