domenica 16 luglio 2023

Di chitarra in chitarra...

Ogni promessa è debito, e mi sono accorta che - nonostante sia passato parecchio tempo - non ho ancora pubblicato il terzo movimento di un brano del quale vi avevo gioiosamente regalato i primi due.

Si tratta del "Preludio, Fuga e Allegro BWV 998" del nostro amico Bach, come certo avrete già arguito dalla sigla che indica la catalogazione delle sue opere: Bach Werke Verzeichnis. Un brano nato per liuto o per cembalo, come recita l'indicazione dello stesso compositore, ma poi interpretato anche al pianoforte, all'organo o alla chitarra. Del primo tempo avevo pubblicato due versioni - per liuto e per organo - e del secondo solo quella per chitarra; oggi per l'Allegro conclusivo torno all'interpretazione della bravissima Ana Vidovic: dunque, ancora chitarra.

Devo confessare che, se si eccettuano gli anni della mia giovinezza, non è uno strumento che nel tempo mi abbia particolamente affascinato soprattutto se confrontato con altri come pianoforte, violino o violoncello. Tuttavia, trovo che il suo timbro e la melodiosità che i vari esecutori ne sanno trarre ben si adattino a determinate musiche e in particolare a quelle barocche. Non è la prima volta infatti che pubblico dei pezzi bachiani nella versione per chitarra, il che conferisce ad essi quel piglio agile e scattante che mi pare possa accordarsi anche con lo stile del nostro Giovanni Sebastiano.

Dicevo degli anni della giovinezza perchè è stato il periodo in cui avere in mano una chitarra e accompagnare una canzone poteva costituire un ruolo, un modo per avere una propria fisionomia in un gruppo. Per questo anch'io desideravo possederne una e imparare a suonicchiarla.
Frequentavo allora il primo anno di università e avevo supplicato mio padre che me la
comprasse. Lui non aveva detto di no, ma aveva posto la condizione che prendessi 30 all'esame di Storia romana, cosa che, considerata la severità del docente, equivaleva a una risposta negativa!
30 in Storia romana??... Ma mai e poi mai ci sarei arrivata!! Ricordo ancora un'amica che una
volta, nel chiostro dell'università, mi aveva additato con ammirazione una ragazza dicendomi sottovoce: "Vedi quella? Ha preso 29 con Garzetti!..." E io mi ero fatta piccola piccola.

Il professor Albino Garzetti - di cui ancora ricordo il rigore, la precisione, il piglio severo e soprattutto la puntualità - faceva lezione tre volte alla settimana alle 8,30 in una delle più belle aule ad emiciclo dell'ateneo.
Guai ad arrivare in ritardo dopo il suono della campanella, si rischiava di essere
freddati dal suo sguardo di acciaio! Perciò, chi entrava in ritardo lo faceva a suo rischio e pericolo, pregando il cielo che i cardini della vecchia porta non cigolassero e acquattandosi nel banco più vicino a mo' di volpe che si rintana.
Così, per non dovermi mimetizzare da volpe, io tre volte alla settimana, dalla mia cittadina di provincia prendevo il treno
delle 7, scendevo a Milano Centrale, mi facevo tre quarti d'ora di tram - la linea 2 del metrò sarebbe arrivata l'anno seguente - e un breve tragitto a piedi per piazzarmi puntuale al primo banco prima del suono della fatidica campana. Il corso era sul'imperatore Tiberio visto attraverso gli scritti di Tacito, di dispense non si aveva notizia, per cui prendevo appunti a manetta con la solerte alacrità di un topo di campagna.

Ora voi direte: ma perchè ci racconti tutto questo? Che c'entra con la chitarra? C'entra invece!!! Perchè contravvenendo a tutti i più funesti presagi, il 30 poi l'ho preso davvero!!! Ricordo ancora la mia sorpresa mentre, incredula, firmavo il voto! Incredula sì, perchè nell'emozione del momento non mi era parso di aver fatto una prova particolarmente brillante. E mi è rimasta sempre una convinzione: che il voto, più che l'esito dell'esame, avesse voluto premiare quel diligente topo di campagna che ero allora, puntuale ad ogni lezione, senza mai un'assenza per tutta la durata del corso.

Così la chitarra è stata mia! Nessuno pensi però che i miei genitori, per aver posto quella condizione, non fossero generosi! Tutt'altro! Credo che avessero avuto solo timore che uno strumento musicale come quello, ricco di una leggerezza che invitava a stare in compagnia, mi potesse distogliere dallo studio, niente di più. E l'esito del mio esame li aveva rassicurati.
Volete sapere se poi l'ho suonato? Certo che l'ho suonato, imparando i più comuni
giri di accordi e cimentandomi, quando ero in vena, nel celebre Giochi proibiti - solo la prima parte però - che adoravo! Poi dopo qualche anno, la chitarra è rimasta a prendere polvere in un angolo della mia stanza. Soltanto più avanti avrei scoperto che esistevano altre splendide composizioni per questo strumento, a cominciare da quelle di Joaquin Rodrigo e dalle Variazioni su di un tema di Mozart di Fernando Sor.

Bene. Così oggi torno ad Ana Vidovic e al suo meraviglioso Allegro bachiano: un brano che mette subito di buonumore - non so se anche a voi fa questo effetto - veloce, spigliato e ricco di vitalità. Mi piace la naturalezza dell'interprete, compostissima nella sua capacità di modulare forte e piano dando risalto ad alcune note con l'agilità delle sue mani, come del resto scrivevo anche in passato.
Un Bach di grande freschezza del quale la chitarra fa fiorire la particolare eleganza e dove velocità e ritmo si sposano con garbo.

Buona visione e buon ascolto!

 

6 commenti:

Stefyp. ha detto...

E così hai avuto una chitarra... che suonavi pure. Complimenti. La chitarra in casa mia è entrata più di quarant'anni fa e c'è stato un periodo in cui avrei voluto imparare a suonarla, magari anche solo strimperlarla, e avevo chiesto a mio marito di insegnarmi. Purtroppo è rimasto solo un desiderio perchè lui non l'ha mai fatto, non era proprio portato per fare l'insegnante, ed io non ho mai cercato un altro insegnante...
Molto intenso il brano che proponi... e brava la chitarrista.
Buona giornata, cara Annamaria. A presto

Annamaria ha detto...

La chitarra è stata una passioncella giovanile - come scrivevo - poi abbandonata. Ho avuto un paio di amiche che mi hanno insegnato le cose basilari, ma non sono mai andata a lezione.
Il brano di oggi è bello, sì, e bravissima l'interprete.
Grazie mille cara Stefania e buona serata!

Marina ha detto...

Che bello questo tuo racconto (lo sai che a me piacciono gli aneddoti personali!): io, da giovane, ho suonato il pianoforte, la chitarra non mi prendeva, sebbene ne amassi il suono. Una volta, ricordo, provai con quella di mio fratello, ma mi facevano male i polpastrelli e proprio non riuscivo ad acchiappare le corde. Comunque, è bello che tu ti sia "guadagnata" lo strumento musicale con il voto all'esame: un bel premio!

Annamaria ha detto...

Sarà per una questione di età, ma mi trovo spesso a rievocare ricordi e, per quanto siano a volte piccole storie quotidiane, mi piace moltissimo riprenderle e raccontarle perché anche queste piccole cose ci hanno costruito.
Quanto alla chitarra, sì, i primi tempi fanno male i polpastrelli, poi passa.
Grazie di cuore, cara Marina!

Arrigo Lupo ha detto...

Io la chitarra non l'ho mai suonata. Prima del piano, sui 7-10 anni suonavo la fisarmonica a orecchio. La logica dei bottoni della sinistra era per me un mistero. L'ho capita solo dopo, studiando musica. Le note sono ordinate secondo il circolo delle quinte, il do al centro, sotto fa, si bemolle e mi bem, sopra sol, re, la, mi; nel mio strumento c'erano 8 note su 12. Serve per accompagnare una melodia, suonata con la destra nelle tonalità più usate; la dominante si trova subito sopra la tonica e la sottodominante subito sotto.

Annamaria ha detto...

Anch'io mi sono chiesta spesso quale fosse la logica dei bottoni a sinistra nella fisarmonica, considerato il fatto che certi esecutori sono velocissimi e neppure guardano dove mettono le dita tanto sono esperti. E tu me lo hai chiarito: è la logica del circolo delle quinte.
Grazie!