mercoledì 5 ottobre 2022

Quasi una danza

Girovagando giorni fa nel mio computer, ho ritrovato l'immagine che vedete qui: una foto che non ho scattato io, ma riporta un paesaggio a me molto familiare.
Rappresenta i colori caldi dei vignet
i valdostani nella stagione autunnale, lungo un itinerario che si snoda qualche chilometro più in su di Aosta: una strada dei vini che, se qui segue un percorso di dolci colline, in altri punti della vallata s'inerpica su pendii ripidi dove il lavoro degli agricoltori è davvero ammirevole.

Sono i colori a dare rilievo alle viti e a contrastare con le più lontane cime già spruzzate di neve, e l'immagine mi è parsa così bella che l'ho subito stampata e messa in corrispondenza del mese di ottobre nel mio calendario.
Un calendario del tutto casalingo quest'anno, perchè fatto da me con foto scattate
durante svariati viaggi e da altre - come questa - prese dal web. Panorami che, in alto sul muro della cucina, s'illuminano al sole del mattino che me ne fa scoprire i dettagli e - in questo caso - accende il giallo dei pampini di sfumature ancora più calde.

Mi piacciono le immagini che aprono davanti a noi una via, un sentiero, una strada, un cammino insomma che ci porti più in là, verso la prospettiva dell'orizzonte e del cielo. Questa foto poi è a misura di sguardo e mi pare che regali davvero la sensazione di poterci muovere su quel sentiero marezzato di ombre, circondati dal giallo intenso dei filari, con la tranquillità di chi si lascia abbracciare dallo splendore della natura in un' ariosa giornata di autunno.
Il paesaggio infatti - con la sua luminosità in primo piano e una suggestione di
ombre in lontananza - mi fa pensare alla classica ottobrata e m'induce a riflettere sull'incanto di una stagione che offre i colori più accesi e una grande morbidezza di sfumature proprio nel momento in cui si appresta a digradare verso l'ombra e le brume invernali.

Allora oggi, a commento di questa immagine, vi propongo un brano di Bach che mi piacerebbe avere come colonna sonora in un' ideale passeggiata fra i vigneti della foto. Anche la musica, infatti, qui sembra fondere alcuni aspetti di grande morbidezza e fascino con suggestioni qua e là più ombrose.
Si tratta del secondo movimento, "Aria", del "Concerto per oboe d'amore in Sol
maggiore", creazione molto singolare perchè i suoi tre tempi prendono spunto da tre diverse Cantate sacre del compositore tedesco, qui arrangiate solo per orchestra. In particolare, il primo tempo s'ispira alla BWV 100, il terzo alla BWV 30 e questo che ascoltiamo alla "Cantata BWV 170" intitolata "Vergnügte Ruh, beliebte Seelenlust" (Beato riposo, amato piacere dell'anima) scritta nel 1726 in occasione della festa della Trinità.

È un Bach dolcissimo, ma non privo di qualche tratto di mestizia, un pezzo dove gli archi e l'oboe solista - un oboe d'amore, accordato cioè su di un tono più basso e più caldo rispetto agli altri - ci offrono una melodia composta in origine per contralto. Un'aria dal ritmo di 12/8, pacata e scorrevole come un lieve passo di danza, che sembra riecheggiare la soavità melodiosa del barocco italiano, quello di certi concerti vivaldiani che Bach ben conosceva per aver!i già trascritti.

E tuttavia il brano non è privo di qualche passaggio inquieto che fa trasparire qua e là uno spessore quasi drammatico, come le montagne sullo sfondo della foto e la neve lontana che prelude all'inverno.
Dove? Non nel tema pervaso da grande dolcezza, ma nel timbro orchestrale che
talora va facendosi più scuro appena prima dell'attacco dell'oboe, e insieme nella conclusione dei vari passaggi: un' atmosfera musicale che - per certi versi - può ricordare il clima del brano di apertura della celebre "Passione secondo Matteo".
Non sono nuovi, del resto, tali richiami nelle composizioni per oboe di Bach: basti
pensare al "Siciliano" del "Concerto in Fa maggiore BWV 1053" nel quale - a mio modesto avviso - possiamo ritrovare echi dell' aria "Erbarme dich".
Ma di questo parleremo un'altra volta.

Buon ascolto!

(La foto è presa dal web)

 

2 commenti:

Marco Capponi ha detto...

Grazie... il suono dell'oboe è come la voce di una mamma che legge le fiabe di Perrault. Buona serata!

Annamaria ha detto...

Che bella questa tua sensazione, Marco!
Grazie di cuore a te e buona giornata!!!