venerdì 4 giugno 2021

In cerca di leggerezza - 6

R.Ruysch (1664 - 1750) : "Natura morta floreale con farfalle su una panchina di pietra"



















Mi hanno sempre affascinato le numerose nature morte che la pittura ci ha offerto nel corso del tempo: creazioni in cui gli artisti hanno raffigurato fiori, frutta, cacciagione e cibi vari, ma anche bottiglie, vasellame, libri, strumenti musicali e via dicendo.
Si tratta di un genere che alcuni testi fanno iniziare ufficialmente dal celeberrima
"Canestra di frutta" di Caravaggio, ma che - in realtà - troviamo anche in precedenza, a partire dagli antichi mosaici romani fino a certi particolari di interni inseriti in composizioni più ampie, soprattutto dal Quattrocento in avanti.

Parlare di nature morte, tuttavia, a mio avviso è improprio perchè, per quanto dal Seicento in poi prevalga in esse il tema della vanitas, lo splendore delle varie rappresentazioni è a volte così ricco, o talora così essenziale, che meriterebbe altre definizioni. Mi piace di più, per esempio, l'espressione inglese still life - letteralmente vita ferma, silenziosa - che potrebbe anche indicare l'essenza vitale di alcuni oggetti che il pittore sa risvegliare col suo sguardo e accarezzare col suo tratto. Del resto, come si può considerare senz'anima un libro con la ricchezza dei suoi contenuti, o uno strumento musicale con le possibilità in esso racchiuse, o un vaso di cristallo nella sua luce o un fiore nella sua leggiadria?

Un fiore, appunto.
Al di là della pluralità di oggetti raffigurati
nel tempo, un campo in cui tanti artisti si sono misurati ed espressi è stato quello dei fiori con opere che troviamo soprattutto nella tradizione fiamminga.
Dai Bruegel in poi, una pluralità di
pittori si è infatti dedicata a questo tema che ha preso così a vivere di vita autonoma, non più ridotto a puro elemento decorativo come in passato.

E per parlare di leggerezza, oggi
ho scelto Rachel Ruysch (1664 - 1750), pittrice olandese che, sulla scia degli artisti precedenti, ha realizzato un gran numero di quadri che hanno come soggetto proprio i fiori.
L' opera che vedete, conservata in una collezione privata, s'intitola "Natura
morta floreale con farfalle su di una panchina di pietra" e testimonia la capacità della Ruysch di dipingere con attento realismo e un gusto per il dettaglio che le derivano appunto dalla tradizione fiamminga.
Si tratta di un olio su tavola che rappresenta anemoni, gerbere, convolvoli, forse anche fresie e una splendida peonia rosa in primo piano, intrecciati in modo che prendano rilievo dal fondo scuro, com' è tipico di tante raffigurazioni in epoca barocca.
In fondo, si tratta soltanto di un mazzetto di
fiori posato sopra una panca; eppure la pittrice, attraverso l'uso sapiente della luce, lo rende talmente plastico da farlo quasi uscire dal quadro.

Ma la caratteristica precipua di questo dipinto è che, insieme alle conoscenze botaniche che la Ruysch certamente aveva, affiora da esso un'aura di leggiadrìa che lo rende unico. Nonostante la precisione del tratto e dei particolari individuati, l'immagine non è quella che potremmo trovare in un manuale di scienze naturali. Risplende luminoso infatti il chiaro delle corolle in un insieme di delicate trasparenze e - al di là del riferimento alla caducità, dato dalla foglia in basso già in parte ingiallita - i colori animano ogni fiore rendendolo vivo, dal più grande al più piccolo.

Se poi osserviamo - per esempio - la minuzia con cui sono dipinte le ali della farfalla o le sfumature dei petali della peonia, così come le nervature delle foglie o le linee mosse e sinuose dei convolvoli, vediamo che, oltre alla precisione, c'è  anche una grazia che a me pare squisitamente femminile.
E ciò mi fa pensare che qui sia rifluita non
solo la maestria degli antichi miniaturisti, ma insieme la tradizione delle tante ricamatrici che, nel tempo, avevano imparato a decorare stoffe preziose e che la Ruysch sembra aver conosciuto e trasposto nella sua pittura. 

Abilità, quindi, perfezione del dettaglio, leggerezza, delicatezza e un' inimitabile leggiadrìa che oggi desidero associare non solo alla musica, ma anche al talento di una grandissima artista scomparsa pochi giorni fa: Carla Fracci.
Non sta a me parlare qui delle doti di questa straordinaria
donna che, con infaticabile lavoro quotidiano, ha raggiunto altezze sublimi e portato la danza in tutto il mondo anche fuori dai teatri. Mi basta pubblicare una breve sequenza di uno dei balletti con cui è divenuta più celebre e che ha sempre danzato con singolare eccellenza interpretativa. 

Si tratta di "Giselle" di Adolphe-Charles Adam (1803 - 1856) che qui vi propongo in un frammento del primo atto, in un'edizione del 1968 dove la Fracci ha come partner Erich Bruhn e le coreografie sono di David Blair.
Vedendola danzare, siamo certo ammirati dalla perfezione millimetrica e dalla levità di farfalla con cui esegue certi passi. Ma ciò che mi colpisce maggiormente è la sua capacità di arricchire la propria esibizione con una gioiosa naturalezza e un fresco sorriso, in una totale identificazione di vita e danza.
È l'attitudine rara dei grandi che nasce quando la tecnica,
ormai più che affinata, consente di andare oltre, nella dimensione del sogno. Allora la fatica si trasforma in grazia e nella leggerezza ariosa di un fiore.

Buona visione e buon ascolto!

12 commenti:

giorgio giorgi ha detto...

Fracci sublime.
Volteggia e si atteggia con la stessa naturalezza con cui noi parliamo, camminiamo o corriamo. Leggermente sollevata da terra, ricorda l'aliscafo che si sposta sull'acqua senza quasi toccarla.
E' grazia pura per gli occhi e per il cuore.

Costantino ha detto...

Formidabili i dipinti loreali di Rachel Ruysch, e molto bello l'omaggio a Carla Fracci.
Due espressioni artistiche unite nel nome del bello !

Stefyp. ha detto...

E' stupenda questa natura morta, sembra un'immagine fotografica, intendo la naturalezza, la vivacità dei fiori ritratti che paiono impressi nel momento del loro massimo splendore. Un po' come la sublime Carla Fracci, unica nella sua espressività e bravura ci trasmettono piacere e bellezza unica!
Buon sabato, cara Annamaria. Un abbraccio, Stefania

Annamaria ha detto...

Sublime, Giorgio, proprio così! Bella l'immagine dell'aliscafo. E vedere la Fracci che danza è vera e propria contemplazione.
Grazie e buona giornata!

Annamaria ha detto...

Sì, Costantino, i dipinti della Ruysch sono uno più bello dell'altro e ho avuto l'imbarazzo della scelta. Poi, a proposito di leggerezza, era impossibile non far riferimento alla Fracci e alla sua arte sublime!
Grazie di cuore!

Gus O. ha detto...

La bellezza migliora l'umore.
Ciao Annamaria.

Annamaria ha detto...

Concordo con te, Stefania. E' tanto limpido e luminoso questo dipinto che l'immagine sembra quasi fotografica. Ma è merito dell'uso particolare della luce e del contrasto col fondo scuro di tanti dipinti barocchi che certo la Ruysch conosceva. Questo infatti è stato realizzato ormai intorno al 1700.
Grazie e un abbraccio a te!!!

Annamaria ha detto...

Certamente, Gus, la bellezza migliora l'umore e ne abbiamo tutti un infinito bisogno!
Grazie e buon pomeriggio!

Marina ha detto...

Brava, omaggiare la Fracci è un regalo che hai fatto anche a tutti noi: che leggiadria, quanta naturalezza in quei passi. Davvero una farfalla che volteggia nell’aria. Molto belli anche i fiori della pittrice, mi è piaciuta la luce, i colori accesi, è una natura che vive (altroché natura morta!) :)

Annamaria ha detto...

Eccome se è viva questa natura! E' l'arte di certi pittori che rendono vive ed eterne alcune rappresentazioni. E la loro bellezza diventa una fonte di ricreazione per lo spettatore, come ci ricrea veder danzare la Fracci!
Mille grazie a te, Marina!

Rossana Rolando ha detto...

Meraviglioso accostamento! La relazione tra il dipinto e la danza mi pare davvero molto riuscita: nell'uno (il dipinto) e nell'altra (la scena della danza) c'è una cornice (lo sfondo scuro nella tavola e gli sguardi attenti e partecipi nella danza) che fa risaltare e con-centrare sul cuore luminoso, elegante, raffinato, gioioso. Grazie per questo omaggio alla Fracci che tutti sentiamo parte di noi, frammento felice del nostro modo di immaginare la grazia. Ciao, un abbraccio e buona serata.

Annamaria ha detto...

Sì Rossana, c'è una cornice e c'è un cuore sia nel dipinto che nel video dello spettacolo.
La Fracci è un'immagine d'insuperabile naturalezza e splendore. Contemplarla mentre danza è un gioia perché è proprio una scintilla - o come scrivi, un frammento - del nostro modo di sognare la grazia.
Buona serata e un caro abbraccio!!!