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"Hotel sulla ferrovia" (coll. privata) |
"Donne col libro: solitudini in un interno".
Stavolta il sottotitolo di questo post potrebbe suonare proprio così.
Se infatti nei vari dipinti pubblicati finora, oltre ad essere fonte di riflessione o di svago, la lettura era vista come arricchimento culturale e strumento di emancipazione femminile, non sempre - tuttavia - le composizioni pittoriche che associano donne e libri hanno avuto questo intento.
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"Scompartimento C carrozza 293" - New York IBM Collection |
È a questo riguardo che mi hanno colpito alcuni dipinti di un pittore di cui ho già parlato qui tempo fa, e che ha rappresentato in modo emblematico ansie, attese e in particolare solitudini della società del suo tempo: lo statunitense Edward Hopper (1882 - 1967).
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"Vagone" - New York (coll. privata) |
Dai loro volti e dalle loro posture, infatti, non emerge altro che una compostezza ordinata e tuttavia inespressiva, quasi la lettura non fosse un elemento capace di modificarne il sentire, ma solo uno spazio in cui rinchiudersi per non dare adito alla comunicazione o perchè essa, forse, è divenuta impossibile.
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"Hotel Lobby" - Indianapolis, Museum of Art |
Ma si tratta di spazi anonimi, luoghi di passaggio privi del calore che si respira abitualmente in una casa.

E tuttavia, rappresentare uno spazio così squadrato geometricamente, con una ripetitiva successione di finestre come nel dipinto intitolato "Vagone", non fa che sottolinearne la freddezza.
Sono gelide simmetrie che vanno ad acuire il vuoto della solitudine, lo smarrimento dato da quel senso di provvisorietà che a volte ci coglie improvviso e che, invece di muoverci verso gli altri, talora ci blocca in un atteggiamento di sostanziale chiusura e incomunicabilità.
Possiamo allora immaginare quanto il contenuto di un libro, con le vicende e i sentimenti che esso a volte offre, possa da un lato costituire un rifugio alla solitudine, ma dall'altro risultare talora interiormente esplosivo, se confrontato al silenzio esteriore.
Ma, sia pure nella malinconia che lo caratterizza, il brano presenta un andamento progressivamente più concitato che sembra proprio esprimere il non detto, il fermento che talora ribolle in cuore nei momenti di solitudine e che, a volte, anche il contenuto di un libro può far emergere in tutta la sua veemenza.
Le frequenti ripetizioni della frase musicale che costituisce il tema - ora in tonalità minore, ora maggiore - scandagliate in ogni possibile variazione melodica, se ascoltate alla luce dei dipinti possono infatti sembrare parole che vadano a riempire il silenzio degli ambienti disegnati da Hopper. Battute di un discorso che riecheggiano prima sommesse, poi con intensità sempre più dolorosa e vibrante quasi nel tentativo di infrangere un muro di incomunicabilità.
Ma dopo una lunghissima pausa, l'affascinante accordo finale in maggiore apre forse alla comunicazione un lieve spiraglio.
Buon ascolto!
6 commenti:
C'è sempre qualcosa di freddo, di distante, nella pittura di Hopper coi sui personaggi affacciati alle finestre, in casa, al bar, soli e incapaci di comunicare. Se vogliamo è una pittura che inquieta un po'. Sei stata molto brava a descrivere le tue proposte e devo complimentarmi con te. Ottimo il connubio con il brano di Ezio Bosso che comunica questo disagio, certamente triste ma interpretazione magistrale.
Grazie, per il post che ho letto con interesse e apprezzato.
Buona serata, e complimenti ancora.
Stefania
Hopper mi affascina con il suo simbolismo. Anticipa la nostra vita in quarantena per Covid-19. La musica Bach riesce sempre a stupirmi per la sua genialità.
Grazie Annamaria.
Accidenti! Sei stata proprio brava ad accostare questo video ai quadri di Hopper!
Nelle immagini di Hopper e nel video di Bosso sofferenze che si sovrappongono: nei quadri di Hopper la staticità totale, la impossibilità di rapporti interpersonali, la chiusura alla vita nel suo aspetto trasformativo e dinamico; nel video le sofferenze di Bosso, le mani ferite che suonano il pianoforte, alcuni fermo immagine che ricordano certi scurissimi quadri del '600 con gli sfondi completamente neri che mi hanno sempre colpito, il turbante di Bosso che sembra il contraltare in negativo di quello della ragazza con l'orecchino di perla, la musica di Bach che grida sofferenza e difficoltà.
Ma quadri e video hanno in comune la grande arte, la capacità di cogliere e rappresentare gli abissi neri del nostro essere, quelle sofferenze che incontro spesso nei miei pazienti, che molte volte, quando arrivano da me, sembrano usciti da un quadro di Hopper, chiusi in se stessi e incapaci di godere gli aspetti gioiosi della vita.
Ci vuole molta consapevolezza e molto coraggio a guardare queste immagini con in sottofondo il preludio di Bach suonato da Bosso senza lasciarsi scoraggiare. La nota finale in maggiore è la speranza, è la testimonianza che anche quando tutto sembra perduto, dentro di noi continua comunque ad esistere qualcosa di positivo che dobbiamo cercare per abbandonare l'abisso del nostro dolore e uscire a riveder le stelle...
Hai fatto proprio centro, Stefania, nel descrivere la pittura di Hopper, con le sue inquietudini, le sue attese e soprattutto la solitudine. Il brano di Bach interpretato da Ezio Bosso mi ha convinto subito, per una di quelle coincidenze per cui capisci che la musica più adatta alle immagini non può essere che questa.
Grazie e buona giornata!
Eh sì, hai ragione, Gus! Senza saperlo Hopper ha anticipato molte situazioni esteriori e interiori. E Bach è immenso.
Grazie e buona giornata!
Grazie, Giorgio, del tuo commento così articolato che completa e arricchisce il mio post. Come scrivevo a Stefania, l'accostamento tra Hopper e quel particolare brano di Bach con l'interpretazione di Bosso, per me è stato immediato. Quelle note sono un urlo a infrangere il silenzio e l'incomunicabilità delle immagini.
Ma non avevo posto sufficiente attenzione - come invece hai fatto tu anche sulla scorta della tua esperienza professionale - alla sofferenza di Bosso nelle immagini del video e a tutto ciò che essa può evocare, compresi certi dipinti del Seicento e "gli abissi neri del nostro essere".
Mille grazie ancora e buona giornata!
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