lunedì 14 settembre 2020

Donne col libro - 9

"Hotel sulla ferrovia" (coll. privata)




















"Donne col libro: solitudini in un interno".
Stavolta il sottotitolo di questo post potrebbe suonare proprio così.
Se infatti nei vari dipinti pubblicati finora, oltre ad essere fonte di riflessione o di svago, la lettura era vista come arricchimento culturale e strumento di emancipazione femminile, non sempre - tuttavia - le composizioni pittoriche che associano donne e libri hanno avuto questo intento. 
"Scompartimento C carrozza 293" - New York IBM Collection
E l'atto del leggere, così come talora significa vivo desiderio di apprendere o ricerca di uno spazio di silenziosa meditazione, altre volte può rappresentare anche un bisogno di fuga dalla realtà o un indizio di profonda solitudine.

È a questo riguardo che mi hanno colpito alcuni dipinti di un pittore di cui ho già parlato qui tempo fa, e che ha rappresentato in modo emblematico ansie, attese e in particolare solitudini della società del suo tempo: lo statunitense Edward Hopper (1882 - 1967).
 
"Vagone" - New York (coll. privata)
Non sono molte le composizioni in cui l'artista raffigura donne impegnate nella lettura, ma in ognuna di esse le protagoniste risultano prive di un minimo scatto di interesse o di un movimento di emozioni, ma sono invece chiuse in se stesse in un'attenzione al testo piuttosto asettica. 
Dai loro volti e dalle loro posture, infatti, non emerge altro che una compostezza ordinata e tuttavia inespressiva, quasi la lettura non fosse un elemento capace di modificarne il sentire, ma solo uno spazio in cui rinchiudersi per non dare adito alla comunicazione o perchè essa, forse, è divenuta impossibile.

"Hotel Lobby" - Indianapolis, Museum of Art
Si trovano tutte in un interno le lettrici qui rappresentate, tante e tali sono le stanze in cui Hopper le raffigura: in genere camere d'albergo, scompartimenti di treno o anticamere di hotel. 
Ma si tratta di spazi anonimi, luoghi di passaggio privi del calore che si respira abitualmente in una casa.
In tutti questi ambienti, infatti, manca la vivacità di un clima familiare, mentre avvertiamo un'atmosfera di freddezza talora accompagnata forse da una sottile ansia, l'ansia dell'attesa.

Certo, è difficile che in uno scompartimento di treno si possa avvertire la stessa aria di casa.
E tuttavia, rappresentare uno spazio così squadrato geometricamente, con una ripetitiva successione di finestre  come nel dipinto intitolato "Vagone", non fa che sottolinearne la freddezza.
Sono gelide simmetrie che vanno ad acuire il vuoto della solitudine, lo smarrimento dato da quel senso di provvisorietà che a volte ci coglie improvviso e che, invece di muoverci verso gli altri, talora ci blocca in un atteggiamento di sostanziale chiusura e incomunicabilità.
Non c'è movimento infatti nelle immagini di Hopper, non c'è dialogo, nè si guardano in viso le figure rappresentate. E, a questo proposito, mi pare emblematico il dipinto nel riquadro in alto, intitolato "Hotel sulla ferrovia" dove, in una camera d'albergo, l'uomo volge le spalle alla donna che legge e - in atteggiamento svagato o di voluta disattenzione - è intento a fumare.

Possiamo allora immaginare quanto il contenuto di un libro, con le vicende e i sentimenti che esso a volte offre, possa da un lato costituire un rifugio alla solitudine, ma dall'altro risultare talora interiormente esplosivo, se confrontato al silenzio esteriore.

Per questo, a commento musicale dei dipinti di Hopper ho scelto un brano di Bach: il "Preludio n.10 in mi minore BWV 855" dal I libro del "Clavicembalo ben temperato", in un celebre arrangiamento del pianista russo Alexander Siloti che ha anche apportato al testo bachiano alcune modifiche. Lo ha trasposto infatti in si minore, e ha scambiato alcune figurazioni tra la mano sinistra e la destra.
 
Si tratta di un pezzo tristissimo e drammatico, qui nella magistrale interpretazione del compianto Ezio Bosso che proprio ieri avrebbe compiuto 49 anni.  
Ma, sia pure nella malinconia che lo caratterizza, il brano presenta un andamento progressivamente più concitato che sembra proprio esprimere il non detto, il fermento che talora ribolle in cuore nei momenti di solitudine e che, a volte, anche il contenuto di un libro può far emergere in tutta la sua veemenza. 
Le frequenti ripetizioni della frase musicale che costituisce il tema - ora in tonalità minore, ora maggiore - scandagliate in ogni possibile variazione melodica, se ascoltate alla luce dei dipinti possono infatti sembrare parole che vadano a riempire il silenzio degli ambienti disegnati da Hopper. Battute di un discorso che riecheggiano prima sommesse, poi con intensità sempre più dolorosa e vibrante quasi nel tentativo di infrangere un muro di incomunicabilità. 
Ma dopo una lunghissima pausa, l'affascinante accordo finale in maggiore apre forse alla comunicazione un lieve spiraglio.

Buon ascolto!

6 commenti:

Stefyp. ha detto...

C'è sempre qualcosa di freddo, di distante, nella pittura di Hopper coi sui personaggi affacciati alle finestre, in casa, al bar, soli e incapaci di comunicare. Se vogliamo è una pittura che inquieta un po'. Sei stata molto brava a descrivere le tue proposte e devo complimentarmi con te. Ottimo il connubio con il brano di Ezio Bosso che comunica questo disagio, certamente triste ma interpretazione magistrale.
Grazie, per il post che ho letto con interesse e apprezzato.
Buona serata, e complimenti ancora.
Stefania

Gus O. ha detto...

Hopper mi affascina con il suo simbolismo. Anticipa la nostra vita in quarantena per Covid-19. La musica Bach riesce sempre a stupirmi per la sua genialità.
Grazie Annamaria.

giorgio giorgi ha detto...

Accidenti! Sei stata proprio brava ad accostare questo video ai quadri di Hopper!
Nelle immagini di Hopper e nel video di Bosso sofferenze che si sovrappongono: nei quadri di Hopper la staticità totale, la impossibilità di rapporti interpersonali, la chiusura alla vita nel suo aspetto trasformativo e dinamico; nel video le sofferenze di Bosso, le mani ferite che suonano il pianoforte, alcuni fermo immagine che ricordano certi scurissimi quadri del '600 con gli sfondi completamente neri che mi hanno sempre colpito, il turbante di Bosso che sembra il contraltare in negativo di quello della ragazza con l'orecchino di perla, la musica di Bach che grida sofferenza e difficoltà.
Ma quadri e video hanno in comune la grande arte, la capacità di cogliere e rappresentare gli abissi neri del nostro essere, quelle sofferenze che incontro spesso nei miei pazienti, che molte volte, quando arrivano da me, sembrano usciti da un quadro di Hopper, chiusi in se stessi e incapaci di godere gli aspetti gioiosi della vita.
Ci vuole molta consapevolezza e molto coraggio a guardare queste immagini con in sottofondo il preludio di Bach suonato da Bosso senza lasciarsi scoraggiare. La nota finale in maggiore è la speranza, è la testimonianza che anche quando tutto sembra perduto, dentro di noi continua comunque ad esistere qualcosa di positivo che dobbiamo cercare per abbandonare l'abisso del nostro dolore e uscire a riveder le stelle...

Annamaria ha detto...

Hai fatto proprio centro, Stefania, nel descrivere la pittura di Hopper, con le sue inquietudini, le sue attese e soprattutto la solitudine. Il brano di Bach interpretato da Ezio Bosso mi ha convinto subito, per una di quelle coincidenze per cui capisci che la musica più adatta alle immagini non può essere che questa.
Grazie e buona giornata!

Annamaria ha detto...

Eh sì, hai ragione, Gus! Senza saperlo Hopper ha anticipato molte situazioni esteriori e interiori. E Bach è immenso.
Grazie e buona giornata!

Annamaria ha detto...

Grazie, Giorgio, del tuo commento così articolato che completa e arricchisce il mio post. Come scrivevo a Stefania, l'accostamento tra Hopper e quel particolare brano di Bach con l'interpretazione di Bosso, per me è stato immediato. Quelle note sono un urlo a infrangere il silenzio e l'incomunicabilità delle immagini.
Ma non avevo posto sufficiente attenzione - come invece hai fatto tu anche sulla scorta della tua esperienza professionale - alla sofferenza di Bosso nelle immagini del video e a tutto ciò che essa può evocare, compresi certi dipinti del Seicento e "gli abissi neri del nostro essere".
Mille grazie ancora e buona giornata!