venerdì 21 febbraio 2020

Gioielli barocchi

(Foto presa dal web)

















Ci sono dipinti di grande splendore che è piacevole contemplare all'interno di un museo, in una sala allestita con cura, con la giusta illuminazione, magari in mezzo ad opere dello stesso autore per farne un confronto.
Ma ce ne sono altri che ci porteremmo volentieri a casa: piccoli gioielli da appendere sulla parete di uno studiolo appartato, da ammirare a lungo in un angoletto tutto nostro, alzando gli occhi da un libro per ricrearci con pace. Dipinti da osservare in silenzio nei tratti del loro stile, ma soprattutto in quella particolare atmosfera che ci consente di entrare in essi e appagare il cuore.

Vi confesso - ma non ditelo in giro! - che sono tante le opere che mi porterei a casa: certi Monet dall'inimitabile aura intima dei paesaggi innevati, o alcune composizioni del Seicento olandese, dove il tempo è scandito in interni ombrosi e la prospettiva inquadra un'infilata di stanze verso la luce.
Tuttavia, se voglio andare a cercare l'immagine che contemplerei all'infinito con lo stupore intatto della prima volta, devo tornare a un dipinto che ho già citato in questo blog ma solo di sfuggita. Si tratta di "Gondole sulla laguna", una tela di Francesco Guardi (1712 - 1793), conservata a Milano, al Museo Poldi Pezzoli dove ho avuto modo di vederla in varie occasioni.

Il quadro ci conduce a Venezia alla quale sono stati dedicati nel tempo innumerevoli dipinti, sempre affascinanti prima di tutto perchè lo è la città.
Alcuni ne rappresentano gli aspetti più fastosi, altri ne colgono quelli più nascosti e altri ancora la raffigurano nei minimi dettagli come le immagini del Canaletto, vere e proprie cartoline del suo tempo, ambite dagli stranieri che hanno contribuito a farne conoscere all'estero lo splendore.

Anche il Guardi appartiene al gruppo dei "vedutisti" veneziani del Settecento tra i quali spiccano Canaletto e Bellotto. Tuttavia, non solo gli scorci che dipinge ci conducono talora in una Venezia minore e più intima rispetto a quella raffigurata dagli altri artisti, ma anche la sua tecnica pittorica non mira a restituirci fedelmente i vari panorami della città, bensì a farcene percepire il fascino con una sorta di Romanticismo ante litteram
Ma osserviamo il dipinto.
È una prospettiva molto ampia quella che si apre davanti a noi, dove protagonisti sono la laguna, il cielo e la gondola in primo piano, mentre la città e i suoi edifici restano ai margini. Uno spazio prospettico che si dilata anche per effetto del passaggio dalle tinte più scure, in primo piano, a quelle via via più chiare delle costruzioni e del cielo variegato di nuvole.

Ma prima di ogni altro elemento, è il colore ad affascinarmi: un impasto di tinte tra l'azzurro cupo, il grigio e il verde, una tonalità raffinata e intensa - a prima vista quasi un monocromo - che ricorda quanto il Guardi sia erede di quella pittura tonale che ha contraddistinto gli artisti veneti del Cinquecento, in particolare da Giorgione in poi. 
Mi pare sia proprio il colore a creare un'atmosfera spessa e brumosa attraverso la quale, tuttavia, le costruzioni sullo sfondo ci appaiono nitide e precise nelle loro geometrie e persino nei loro riflessi sull'acqua: dettagli straordinari, se si considera che si tratta di una tavola di piccole dimensioni. 
Sono brevi ed eleganti pennellate di luce, qua e là, a delineare la prua di una gondola, la posa del gondoliere, gli edifici o una vela lontana, particolari che emergono dalla tinta cupa circostante dandole al tempo stesso risalto.

Ma se pure l'artista ha un tocco preciso, le sue opere non hanno lo scopo di definire con minuziosa fedeltà un panorama, ma tendono più che altro ad evocarlo, insieme alle emozioni che esso suscita al nostro cuore. 
Ne deriva un'atmosfera sognante, motivo peraltro di una certa disattenzione dimostrata dai contemporanei verso le opere del Guardi alle quali preferivano l'esattezza descrittiva del Canaletto.

E ad accompagnare la contemplazione di queste immagini non può essere che Vivaldi e in particolare il "Larghetto" dal "Concerto n.9 in Re maggiore RV 230" tratto da "L'estro armonico".
Tale è lo splendore di questo breve gioiello barocco che ho dovuto far passare tutti i ventun brani che ho dedicato qui al compositore veneziano, per convincermi di non averlo ancora - chissà mai perchè?! - pubblicato.
La voce del violino solista vi affiora struggente e dolcissima dopo l'introduzione pacata e solenne degli archi, e ci conduce in un percorso che alterna tonalità maggiore e minore, luminosità e malinconia, com' è tipico di Venezia nella sua dimensione leggiadra e precaria insieme.
Un brano che, ancora una volta, ci regala la ricchezza creativa e la profondità della percezione vivaldiana nel suo entrare nel cuore di questa città e - a somiglianza del dipinto del Guardi - nell'evocarne l'atmosfera.

Buon ascolto!

8 commenti:

Rossana Rolando ha detto...

Un'atmosfera rarefatta, sospesa, intima che intesse le immagini e il pezzo musicale, restituendo il sogno di una città incantata. Buona domenica.

Annamaria ha detto...

Grazie, cara Rossana! Il dipinto e la musica - come hai scritto - ci restituiscono proprio l'incanto della città di Venezia e oserei dire che ce ne fanno respirare l'atmosfera, un'atmosfera in cui perdersi con dolcezza.
Buona serata!!!

Stefyp. ha detto...

Un titolo ad hoc per questo tuo post, davvero splendidi gioielli barocchi! Entrambi di intensa suggestione.
Il romanticismo del brano di Vivaldi, le cui note sembrano alzarsi leggere e disperdersi nell'aria, ben si sposa con l'atmosfera rarefatta del dipinto, che ricordo di aver avuto modo di apprezzare insieme a te ad una mostra.
Quindi grazie, carissima Annamaria per questa proposta che la tua descrizione ha reso ancora più interessante.
Un forte abbraccio, Stefania

Annamaria ha detto...

Ricordi, eh...cara Stefania?? Avevamo visto insieme questo dipinto al Poldi Pezzoli e io forse mi ero lamentata che non era nella luce giusta...
E' un'opera che porto nel cuore per i cuoi colori e per la suggestione intensissima che esercita, amplificata ora anche dalla musica di Vivaldi.
Grazie della tua attenzione e un abbraccio grande!!

eglissima egle ha detto...

Adoro i dipinti barocchi di Venezia. Hai l'impressione di trovarti dentro quell'atmosfera, quei colori, quelle sfumature. Risi un giorno in cui, uscendo dalla Tate Gallery a Londra, mi ero talmente incantata a guardare quei fantastici dipinti di Venezia, che avevo dimenticato di rivedere l'amato Turner o Picasso. L'opera di Vivaldi che accompagna la tua pagina è perfetta. Sono ancora in ipnosi.
Grazie Annamaria cara. Stammi bene.

egle

Annamaria ha detto...

Sì, cara Egle, quella di Vivaldi con questo dipinto del Guardi sembra anche a me un'associazione riuscita. Del resto non ho avuto dubbi nella scelta.
E l'impressione di trovarti dentro il quadro - come scrivi - secondo me dipende dalla particolare gradazione del colore. Non per nulla è in Veneto che è nata la cosiddetta pittura "tonale".
Che bello...ti sei proprio incantata!
Un abbraccio e stammi bene anche tu!

Carmine ha detto...

Grazie per regalarci quest'abbinamento raffinato di pittura e musica insieme

Annamaria ha detto...

Ciao Carmine! Passo il tuo GRAZIE a Vivaldi e al Guardi che ci consentono di ascoltare e contemplare tanta bellezza!
Buona giornata!!!