lunedì 16 settembre 2019

Finestre sull'invisibile

Monastero di Sucevita: "Scala delle virtù" (decorazione esterna, part.)



















È con un certo tremore che mi accingo a condividere le immagini che vedete e che riproducono i dipinti di alcuni fra i più famosi monasteri ortodossi rumeni che ho visitato non molti giorni fa. 
Sì, ne scrivo con un certo tremore: ci sono infatti esperienze, sensazioni o emozioni difficili da comunicare poichè le parole, a volte, mostrano tutto il loro limite e possono solo adombrare l'impatto con la realtà.
Monastero di Voronet: esterno (part.)
E se pure in certi casi arrivano a cogliere il nucleo caldo di una determinata esperienza, lo fanno per brevi illuminazioni, talora per folgorazioni come accade ai poeti, ma non di più.

Per questo - e più ancora che per gli altri post del blog - trovo che qui la musica abbia un ruolo significativo non solo per commentare o descrivere una serie di immagini, ma per consentirci di entrare per così dire in esse, cogliendone più a fondo tutta l'intensità comunicativa. 
Monastero di Moldovita: interno (part.)
È una dimensione nella quale la musica si fa poesia, in quanto non ci restituisce solo la generica atmosfera di un luogo, ma riesce a ricreare (il termine greco poiesis significa proprio creazione) un vissuto che le parole - e in questo caso anche le mie foto con i loro limiti - non possono esprimere pienamente. 
Così, ancor più di un semplice discorso, le note arrivano a toccare corde profonde e a suscitare emozioni più immediate e vive.
 
Monastero di Moldovita: esterno (part.)
Da tempo desideravo visitare i monasteri rumeni, da quando - cinque anni fa in Russia - avevo visto alcune chiese ortodosse e lo splendore dei loro dipinti e delle icone mi era rimasto nel cuore. 
Tuttavia, i monasteri della Bucovina, una delle regioni più settentrionali della Romania, hanno superato le mie aspettative. 
Si tratta di edifici costruiti intorno al XVI sec. e subito circondati da mura fortificate per la necessità di difesa dagli attacchi dell'Impero ottomano.
Allo stesso periodo risale anche la decorazione pittorica esterna talora ben conservata, ma altrove deteriorata dagli agenti atmosferici. 
I cicli di affreschi interni sono invece successivi e tutto l'insieme rappresenta storie dell'Antico e del Nuovo Testamento, ritratti di santi e talora anche eventi storici. Attualmente, i monasteri sono ancora abitati da alcune comunità di monache ortodosse.

Monastero di Moldovita: iconostasi
La visita - come dicevo - ha superato le mie aspettative. 
A colpirmi non è stata infatti solo la struttura architettonica dei vari edifici, peraltro molto simili tra loro, o la vivacità dei colori della decorazione esterna - dal celebre azzurro di Voronet la cui composizione chimica è ancora un mistero, alle tinte talora più calde del monastero di Moldovita - ma anche il fascino degli ambienti e della decorazione interna. 
Sono infatti spazi di dimensioni limitate che ci introducono progressivamente nel luogo in cui sostare in preghiera, davanti alle immagini e alla preziosa iconostasi dietro la quale il sacerdote celebra la liturgia.
Ed è come dirigersi verso un cuore, un nucleo sempre più intimo di cui la ricca decorazione al soffitto e alle pareti ci suggerisce la sacralità. Una sacralità che si avverte intensamente quasi che l'aura di preghiera di chi lì - nel corso del tempo - ha invocato, cantato, celebrato o lavorato alla decorazione pittorica, si potesse ancora cogliere e ci avvolgesse come un manto protettivo. E desta sempre un profondo stupore vedere quanto un'intensa religiosità si traduca, quasi naturalmente, in bellezza.

Monastero di Voronet:"Giudizio universale"(part. facciata)
L'impressione non è nuova e ci sono tanti altri luoghi nell'Occidente europeo - dalle cattedrali gotiche alle basiliche ravennati, dagli Scrovegni alla Cappella Sistina, solo per fare qualche esempio - che sanno condurci alle soglie del sublime.
Ma a mio modesto avviso, nei monasteri rumeni la sensazione è ancor più coinvolgente e intensa.
Infatti, non si tratta solo di contemplare la bellezza, ma di esserne pervasi come se l'afflato di fede della miriade di santi che ci guardano dall'alto degli affreschi o delle icone, e dei tanti pittori che vi hanno lavorato, si potesse respirare attraverso le loro opere e fosse vivo, ancora oggi, per il visitatore.
Monastero di Sucevita: interno (part.)
Al tempo stesso, i dipinti ci riportano ad un ambiente greco-ortodosso che ha radici e riferimenti lontani. 
Un esempio su tutti: la foto grande in alto che riproduce un particolare della "Scala delle virtù", opera di un gruppo di artisti diretti dai fratelli Sofronie e Ioan di Pângărați.
Si tratta di un affresco che è di fatto la trasposizione iconografica di un'opera di Giovanni detto Climaco, monaco del VII secolo, autore di un trattato intitolato "La scala del Paradiso", da cui il suo soprannome (climax infatti in greco significa scala).
Monastero di Voronet: interno (part.)
In esso si descrive il cammino di ascesi del monaco verso Dio, attraverso trenta gradini che rappresentano la lotta contro i vizi e il conseguimento delle virtù in un progressivo itinerario di purificazione. Lotta non facile tra il bene e il male, simboleggiati dagli angeli e i demoni ai due lati della scala.
Un mondo segnato quindi da una forte spiritualità contemplativa e, per certi aspetti, lontano da quello occidentale più volto all'azione, ma forse proprio per questo affascinante nel il suo intenso richiamo all'interiorità e al silenzio.

Ma, come scrivevo in apertura, è solo la musica che può introdurci efficacemente nel clima spirituale di questi monasteri, e in particolare un canto ortodosso, una melodia da ascoltare piano e da far risuonare in noi nella sua soavità e insieme nella sua forza.
Monastero di Moldovita : "Albero di Jesse" (part.)
Per questo, ci affidiamo a un brano del compositore russo Grigory Lvovsky (1830-1894), intitolato "Now the Powers of Heaven"
Si tratta di un inno che veniva cantato durante la liturgia quaresimale dei doni presantificati - una delle più suggestive liturgie della chiesa cristiana ortodossa - e che probabilmente affonda le sue radici in una composizione musicale di tradizione più antica alla quale Lvovsky ha fatto riferimento.
Il testo recita:
"Ora i poteri del cielo servono invisibilmente con noi. Ecco, entra il re della gloria. Ecco, il sacrificio mistico è portato avanti, realizzato. Avviciniamoci con fede e amore e diventiamo comunicatori della vita eterna. Alleluia, Alleluia, Alleluia."
Monastero di Moldovita : interno (part.)
L'inno viene cantato per quattro volte consecutive: prima dolcemente e sottovoce, poi con intensità sempre crescente e una solennità sempre più grandiosa. Il canto ci consente così di vivere questa musica nella sua dimensione di soavità, ma anche nella sua gioiosa potenza. 
E le voci del Coro del Monastero Sretensky di Mosca - dalle più alte al basso profondo, ora lievissime, ora decisamente più robuste - nella loro esortazione sembrano rendere vivo per noi l'afflato di fede che lo splendore artistico di questi monasteri ci testimonia con forza. 
E come le loro icone, anche la musica è qui una finestra aperta sull'invisibile.

Buon ascolto!


6 commenti:

eglissima egle ha detto...

Che meraviglia, cara Annamaria! Le pitture dei monasteri rumeni ortodossi danno (e qui la penso come te) ancora più emozione della nostra meravigliosa cappella degli Scrovegni. E dopo questi colori e tante profonde e mistiche sensazioni ecco il coro stupendo, che nei bassi ricorda certi passaggi di mantra Buddhisti, per poi spiccare il volo con due tonalità che si rincorrono per giungere ai passaggi più alti alla fine del pezzo. Bellissimo!
Grazie di questo capolavoro che hai condiviso. Sono ancora emozionata e tornerò a goderne con un'altra visita al tuo Blog.

Un abbraccio speciale.

egle

Luigi ha detto...

Non sapevo che in Romania ci fossero monasteri così belli!!!
Sono affreschi stupendi cara Annamaria e la colonna sonora è splendida, come sempre!!!
Un sorriso

Annamaria ha detto...

Cara Egle, la mia è solo una impressione personale che nulla vuol togliere al valore di altri cicli pittorici, come per esempio quello di Giotto agli Scrivegni. Ma in questi monasteri ho avvertito una sensazione mistica più intensa che anche tu hai colto perfettamente attraverso le immagini...e soprattutto la musica!!! Aver trovato questo inno così suggestivo e forte per me è stato un dono immenso, perchè qui le note traducono in vita la fede di chi ha pregato e lavorato nel tempo nei vari monasteri.
Grazie di cuore e un abbraccio speciale a te!!

Annamaria ha detto...

Come scrivevo nel post, caro Luigi, il desiderio di vedere altri monasteri ortodossi mi è sorto dopo essere stata in Russia. E cercando un po' qua e là, ho scoperto che queste meraviglie si trovano in Romania. Esistono certo molti altri monasteri, ma i tre che ho visitato sono in assoluto i più famosi, a cominciare da quello di Voronet considerato "la Sistina d'Oriente" per la presenza dell'affresco del Giudizio Universale.
Ti ringrazio e ricambio il sorriso!!!

Rossana Rolando ha detto...

Grazie per questa condivisione che mette bene in luce l'intreccio tra arte e tensione religiosa verso l'invisibile. Nel bellissimo saggio di Pavel Florenskij dedicato alle icone - 'Le porte regali' è il titolo - si legge questa frase eloquente: "Fra tutte le dimostrazioni filosofiche dell'esistenza di Dio suona la più persuasiva quella di cui non è fatta menzione nei manuali: si può formulare col sillogismo: Esiste la Trinità di Rublev, perciò Dio è".
Forse questo può essere esteso alle meraviglie che hai contemplato e ai canti ortodossi che ci hai suggerito.
Un abbraccio.

Annamaria ha detto...

Grazie della bella citazione di Florenskij, cara Rossana! Penso proprio che ciò che dice possa essere esteso allo splendore che ho contemplato. Non vorrei sbagliare, ma mi pare che sia stato lui a definire le icone "finestre dell'invisibile". E mi pare che la definizione possa valere anche per questa musica contraddistinta da un potente afflato di fede, capace di regalare luce e un sorriso che nasce dal profondo.
Un abbraccio grande!!!