mercoledì 16 gennaio 2019

Perseveranza in Fa diesis minore.


Circolo delle quinte (foto presa dal web)
Sappiamo tutti - anche chi con la musica ha a che fare solo sporadicamente - quanto sia significativo in un brano l'uso di una certa tonalità invece che un'altra, per dare al pezzo una sua fisionomia fatta di gioia o di tristezza, di forza o di struggimento.

Non si tratta solo della grande suddivisione in modi maggiori e minori che - ascoltando musica - tutti facilmente avvertiamo: i primi positivi e vitali, gli altri malinconici e cupi o venati di ombre. 
A conferire un certo carattere a un pezzo è anche la specifica tonalità che ha sue peculiarità sonore, secondo la scala usata e la conseguente presenza di diesis o bemolle, come si osserva dallo schema riportato qui sopra.
L' argomento è vasto quanto problematico perchè, nel cogliere certe differenze, talora entra in gioco anche la soggettività della percezione. 
Tuttavia, se è vero che all'altezza di ogni nota corrisponde una determinata frequenza e una particolare vibrazione, si comprende quanto la tonalità in cui un pezzo è stato composto abbia sempre un suo preciso carattere che, cambiando scala, in qualche modo si perde.

Mai capitato a nessuno di giocare a rendere più facile un brano trasportandolo in tonalità diversa? Mai provato - ad esempio - a suonare in Do naturale, azzerando allegramente i sette diesis, il "Preludio n.3 BWV 848" del primo libro del "Clavicembalo ben temperato" di bachiana memoria? 
Lo so, gli esperti si stracceranno le vesti perchè - se tecnicamente tutto diventa più facile - in realtà non è la stessa cosa, perchè cambia il paesaggio sonoro con le sue sfumature di colore. Non per niente si parla di scala cromatica.
Lo si avverte ancora meglio in un coro: capita a volte che si sia tentati di abbassare magari di un solo semitono certi brani troppo alti. Ma, talora, un po' di quell' aura di bellezza che li contraddistingue si perde e l'effetto non è più lo stesso. La scelta di una determinata tonalità infatti è intimamente legata al carattere del pezzo e a ciò che l'autore in esso intende esprimere.

Tutto questo discorso per introdurre un brano che mi ha colpito non solo per la sua costruzione musicale, ma anche per la corrispondenza che vi avverto proprio tra argomento e tonalità.
S' intitola "No more tears", ed è una composizione per piano solo tratta dal doppio cd "Equilibrium" di Giovanni Allevi, uscito nel 2017.
È un pezzo vibrante e drammatico che, dopo pochi e netti accordi introduttivi, si apre con un tema dolente affidato alla mano destra e sostenuto dalle quartine della sinistra che, nel loro rigore, gli conferiscono la severità di uno studio bachiano. 
Nonostante qualche apertura in maggiore, le successive riprese si caricano di  una pulsazione ansiosa - peraltro non nuova nelle creazioni di Allevi - e di una progressiva, sofferta intensità che sembra dilatare le sonorità del pianoforte. 
E le note spesso staccate o talora ribattute, mentre altrove potrebbero risultare quasi giocose, qui invece ci parlano di un dramma. 
Il titolo è infatti "No more tears" : non più lacrime.
Perchè mai?
È stato il compositore stesso a spiegarlo in diverse occasioni, rivelando di aver composto il pezzo dopo un' operazione a un occhio per un grave distacco di retina al quale tuttavia l'intervento non ha potuto porre rimedio. 
Il brano riflette l'abisso di questa dolorosa consapevolezza e al tempo stesso la ferrea volontà del musicista di non lasciarsi domare dagli eventi, ma di reagire con coraggio, disciplina e - appunto - senza più lacrime.
A mio avviso, ce lo dicono proprio quelle quartine che, nella loro concitazione nervosa e sofferta, sembrano talora sovrastare il tema, ma alle quali è il tema stesso a rispondere con note scandite in assoluto rigore.

Ma ancor più significativa - e qui arriviamo al punto - mi sembra la tonalità scelta da Allevi per il brano: Fa diesis minore.
Mi pare infatti che essa sappia esprimere in pieno il suo stato d'animo, perchè al clima ombroso e mesto del Fa minore aggiunge un diesis che - almeno in parte - ne va a modificare l'effetto. 
Mi rendo conto che è un dato del tutto soggettivo e fondato unicamente sulla mia percezione. Ma il diesis - che nella scala cromatica rispetto al Fa naturale sale di un semitono - mi parla di quella perseveranza che consente al compositore di attraversare la difficoltà senza abbattersi. Vi sento infatti non un segno di molle abbandono, ma un elemento che conferisce al Fa minore un carattere di energico riscatto.
Una percezione che la musica mi restituisce con immediatezza e che m' induce ad amare questo brano intensamente.

Buon ascolto!

8 commenti:

eglissima egle ha detto...

Che meraviglia questa lezione di musica! Sei una grande! E non solo fai comprendere i brani musicali nelle loro sfumature legate alle tonalità in cui vengono espresse, ma proponi "No more Tears" di Allevi per spiegare i passaggi da un tono minore, che suscita melanconia, ad un tono maggiore che suscita emozioni gioiose. Il tutto dopo aver chiaramente parlato delle 'quinte'.
Mi fermo qui, temendo di dire cose sbagliate, e ringraziandoti per questa magnifica pagina.
E "No more Tears" sia il nostro motto.

Un abbraccio stretto.

egle

Annamaria ha detto...

Cara Egle, in realtà non ho parlato del circolo delle quinte in sè, ma quella foto mi serviva a mostrare tutto il giro delle possibili scale e relative tonalità.
A proposito del brano di Allevi, mi è piaciuto poi collegare il motivo esistenziale che ha ispirato il pezzo con gli aspetti - diciamo così - tecnici che a mio avviso lo esprimono.
Grazie di cuore e un abbraccio strettissimo!!!

amicusplato ha detto...

Molto bello il brano di Allevi, che conferma quanto hai ben ricordato nel post: ogni tonalità ha una sua caratteristica praticamente inconfondibile :)
Un grande abbraccio, cara Annamaria.

Annamaria ha detto...

Grazie, Antonio! Sai bene che il tuo parere di esperto mi è sempre di conforto.
Ti abbraccio anch'io!!!

Stefyp. ha detto...

Grazie, cara Annamaria, per questa tua proposta. Un brano intenso che grazie alla tua dettagliata spiegazione sono riuscita ad apprezzare fino in fondo. Ho avuto il piacere di ascoltare più volte e mi sono accorta di quanto possa entrarti dentro e coinvolgerti positivamente ogni volta.
Buona serata, un abbraccio
Stefania

Annamaria ha detto...

Buona serata a te, Stefania, e grazie per questo tuo ascolto ripetuto e attento. Sì, "No more tears" è un brano molto coinvolgente, per certi versi anche drammatico, ma sempre animato da una grande energia. E poi, io lo trovo anche straordinariamente bachiano!
Ti abbraccio forte!!!

Anonimo ha detto...

La musica…
incomparabile tavolozza di colori, di sfumature in perfetto accordo nel lavorio di menti, di mani preziosissime…
ma soprattutto in armonia con la Vita, e questo brano è una profonda testimonianza
Adriana

Annamaria ha detto...

Sì, cara Adriana, questo brano testimonia proprio la fusione tra vita e musica, l'una che rifluisce nell'altra. E anche la tecnica, attraverso l'uso di una certa tonalità, non è casuale, ma serve ad esprimere la vita.
Grazie di cuore e buona serata!!!