Circa due anni fa, in questo blog mi sono brevemente occupata di un pittore statunitense al quale ho dedicato il post che trovate qui, ma avevo promesso a me stessa che non sarebbe stato l'unico, tanto le sue opere mi hanno sempre affascinato.
Invece, altri argomenti hanno avuto poi la precedenza e torno solo ora a parlare di lui.
Mi riferisco a Edward Hopper (1882 - 1967) del quale, a suo tempo, avevo presentato una piccola carrellata di dipinti tra i più famosi.
Questa volta, a catturarmi è stata un'opera ugualmente celebre e ricca di fascino, ma realizzata con una tecnica differente rispetto alle precedenti: si tratta dell'acquaforte che vedete, intitolata "Night Shadows" e conservata al Whitney Museum of American Art di New York.
E' un'immagine carica di suggestione per il particolare punto di vista e per quello spazio che si allarga chiaro a sottolineare il vuoto attorno alla figura umana, piccola e sola tra edifici scuri e incombenti.
Misterioso, nella sua solitudine, un uomo cammina nella notte quasi spiato dall'alto da noi che guardiamo, mentre le ombre del suo corpo - e forse di un lampione - si allungano sulle vie deserte in un'atmosfera sinistra, accentuata dalle pesanti architetture e dal contrasto tra il bianco e il nero.
Di lui - forse simbolo di noi tutti - non vediamo il viso nè l'espressione, ma nonostante la composizione sia costruita con geometria precisa, l'angolo di visuale fa emergere netta la sproporzione tra la figura e l'ambiente circostante, a cominciare dal marciapiede spropositatamente largo in rapporto alle dimensioni dell'uomo.
Magistrale l'inquadratura offertaci da Hopper, eppure sconcertante come un occhio nascosto che osservi la creatura inconsapevole, conoscendone già il destino e l'angosciosa provvisorietà.
Quella che l'artista rappresenta infatti, non è l'ombra protettiva e sicura sotto la quale ci si rifugia in cerca di conforto, ma un'atmosfera minacciosa e straniante, come se il buio fitto che si addensa tra gli edifici li rendesse irriconoscibili facendone affiorare dimensioni ignote.
Non amo particolarmente il noir, ma devo riconoscere che talora è affascinante, soprattutto quando a monte ci sono artisti decisamente grandi nella loro capacità di coinvolgere lo spettatore.
Osservando quest'opera datata 1921, mi sembra di respirare proprio l'atmosfera onirica che caratterizza certi film riconducibili all'Espressionismo tedesco, anche se qui non ci troviamo ancora di fronte alla distorsione di immagini cui arriverà il cinema di quegli anni.
Si tratta di Sting e della sua bellissima quanto famosa "Moon over Bourbon street" da "The Dream of Blue Turtles", primo cd da solista del compositore britannico, dopo l'esperienza dei Police.
Nonostante la mia predilezione vada ad altri generi, questa canzone mi ha sempre conquistato col suo ritmo e la sua atmosfera accattivante e grintosa, come il suono di quella tromba che fa da sottofondo e sembra duettare con la straordinaria voce dell'artista.
Un suono che inizia lieve, con un fraseggio leggero appena accennato, per farsi poi grido e lamento lontano, inanellandosi col suo andamento tormentato tra le parole del brano e dando loro uno spessore che - senza l'andirivieni jazzato di quelle note - forse non sarebbe lo stesso.
In effetti, delle varie clip audio che ho ascoltato prima di scegliere questa, nessuna - a mio avviso - ci offre uno sfondo così meravigliosamente efficace, un'interpretazione così profonda e coinvolgente.
Una musica che non smette di prenderci fino all'ultimo accordo oscuro e roco, quasi sinistro, a ricordarci che la canzone è stata ispirata dal libro di Anne Rice "Intervista col vampiro", un testo che si addentra nell'eterno dualismo tra bene e male. Narra infatti la storia di un vampiro dalla sensibilità umana ancora viva, in lotta perenne con la propria anima, dilaniato dal tormento di essere costretto a uccidere, ma nel contempo incapace di accettare l'inevitabilità dell'omicidio. Storia di solitudine e di mistero quindi, di contraddizione ed esigenza di riscatto.
Forse può essere qui il senso dei possibili riferimenti ad un compositore di vertiginosa altezza come Bach, nella vicenda di un essere inchiodato al proprio oscuro destino e al tempo stesso desideroso di salvezza.
E quell'ultimo accordo cupo che sembra sprofondare nel buio sta a ricordarcene il dramma.
Buon ascolto!
10 commenti:
Bellissimo post, Annamaria cara. Amo la pittura di Hopper. Mi fa sentire nelle atmosfere newyorkesi, così come la musica con cui accompagni questa fantastica pagina.
Grazie davvero!
Buona giornata.
egle
Grazie a te, Egle, e buona giornata sull'onda di questa musica così accattivante!!!
Un abbraccio!!!
Dopo due anni di assenza ti ritrovo. Sei sempre bravissima nelle tue recensioni. Grazie per quello che scrivi. Hai un indirizzo facebook ?
Bentornato qui, Aldo! Ricordo bene il tuo blog e spero tu riprenda a pubblicare. Sì, ho un indirizzo facebook, ma siccome il mio profilo non è pubblico, non è facile da rintracciare. Visto che nel tuo blog hai una mail, magari ti mando le indicazioni dei siti tramite i quali puoi trovarmi.
Grazie!!
Che bello questo post ...la pittura di Hopper la trovo originale nella sua espressività e ha in sè qualcosa che mi attrae ...abbinata a questo brano di Sting è accattivante, un ottimo connubio davvero! Grazie Annamaria... Un abbraccio a te e buona serata, Stefania
Suggestivo il dipinto di Hopper, che hai illustrato in modo perfetto.
Molto appropriata la canzone di Sting. In fondo si tratta sempre del dramma della solitudine dell'uomo..
Si sentono in effetti dei riferimenti musicali riferibili a Bach, come hai opportunamente e acutamente rilevato, carissima Annamaria :-)
Un grande abbraccio :-)
Grazie, Stefania!!! Adoro questa canzone di Sting proprio con quel particolare sottofondo così espressivo e, dato l'argomento, mi è parsa adatta al clima un po' noir dell'immagine di Hopper.
Un abbraccio anche te!!!
Grazie, Antonio!!!
Sì, si tratta sempre del dramma della solitudine dell'uomo. E il tuo parere autorevole anche in fatto di musica mi conforta.
Un grande abbraccio di buona giornata!!!
L'effetto drammatico di questa acquaforte c'è, perché l'osservatore del quadro pone lo sguardo dall'alto su un uomo che cammina solo nella notte e l'ombra dell'albero taglia a metà la strada. Secondo me, questa costruzione geometrica di ombre dà l'impressione di una imminente minaccia.
Bravissima per l'adattamento artistico tra Hopper e Sting. Un abbraccio. Stefano G.
Hai perfettamente ragione, Stefano, in ciò che dici: quel nero che taglia a metà la strada potrebbe essere un albero e non un lampione. Non so perchè, ma ho pensato a qualcosa che non fosse vivo.... E' c'è davvero un'atmosfera di incombente minaccia.
Mi fa piacere che l'abbinamento musicale ti sia piaciuto.
Un abbraccio di buona giornata e grazie!!!
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