Difficile per me trovare parole adeguate ad un evento di tale spessore come la prossima beatificazione di Giovanni Paolo II, evento che - come certo ogni altra beatificazione - è una porta aperta verso l'infinito, ma che in questo caso interpella con particolare forza noi contemporanei.
Papa Wojtyla, infatti, non è un'immaginetta d'altri tempi, un santino o solo una pagina sia pure importante di storia o di agiografia.
E' invece una persona di cui, anche attraverso i media, abbiamo condiviso alcune vicende quasi da testimoni oculari, partecipando col cuore ai momenti drammatici della sua vita, coinvolti dalla sua sofferenza come dalla sua fede e dalla sua grinta.
Non sta a me ricordare eventi che tutti conosciamo: dalla giovinezza di Karol (Lolek per gli amici) segnata dal lavoro in fabbrica, dalle passioni per la poesia e il teatro, ai lunghi intensissimi anni di pontificato. Ma mi piace soffermarmi qui oggi su di un particolare aspetto, un dato fisico ed espressivo a mio avviso non trascurabile : la sua voce.
A colpirmi per prima infatti, dal giorno della sua elezione a Papa, è stata proprio la voce: forte, sicura, calda, giovane, con quell'inflessione straniera che lo portava a chiudere le "o", pronta a risuonare coraggiosa in ogni angolo di mondo, a guidare un canto insieme alle folle di giovani, con quel timbro confortante capace di incoraggiare o talora, incisivo, volto ad ammonire.
Quella stessa voce si sarebbe più tardi indebolita, incrinata e infine spezzata: prima gagliarda, poi sempre più tremante e impastata di sofferenza perchè non fosse il Papa bello e televisivo, sportivo ed attraente ad emergere, ma "l'Essenziale invisibile agli occhi".
Tutti ricordiamo - in una delle sue ultime apparizioni alla finestra dello studio - il suo gesto di dolore e forse d'impazienza, quel portarsi la mano alla fronte quando, nonostante lo sforzo, non era riuscito a parlare. C'era tutta la sua umanità in quel moto spontaneo, in quel pianto certo più esplicito di tanti discorsi perchè si può essere voce, sostegno, grido, testimonianza in molti modi: con lo sguardo, coi gesti, con la malattia, con le lacrime.
Anche col silenzio.
Allora, proprio alla sua voce così sofferta voglio dedicarne oggi un'altra, quella della Musica, con uno dei brani più trascinanti che io conosca.
Il "Cum Sancto Spiritu" della "Petite Messe Solennelle" di Rossini è infatti un coro straordinariamente gioioso, dove le varie parti che costruiscono l'architettura del pezzo s'inseguono salendo con vivacità ma al tempo stesso con serena distensione, e dove la tipica esuberanza rossiniana degli accordi introduttivi si stempera in quasi danzante levità.
E i sorrisi che fioriscono sui volti dei coristi parlano di una gioia che viene dall'anima profonda della musica e dal testo al quale il canto ridona vita.
Così pure, il richiamo allo Spirito che conclude il "Gloria" mi sembra in sintonia con quel vento che, il giorno del funerale di Giovanni Paolo II, ha sfogliato le pagine del Vangelo posto sulla sua bara, quasi a sigillo della sua vita terrena e sostanza di quella futura.
Buona visione e buon ascolto!
Papa Wojtyla, infatti, non è un'immaginetta d'altri tempi, un santino o solo una pagina sia pure importante di storia o di agiografia.
E' invece una persona di cui, anche attraverso i media, abbiamo condiviso alcune vicende quasi da testimoni oculari, partecipando col cuore ai momenti drammatici della sua vita, coinvolti dalla sua sofferenza come dalla sua fede e dalla sua grinta.
Non sta a me ricordare eventi che tutti conosciamo: dalla giovinezza di Karol (Lolek per gli amici) segnata dal lavoro in fabbrica, dalle passioni per la poesia e il teatro, ai lunghi intensissimi anni di pontificato. Ma mi piace soffermarmi qui oggi su di un particolare aspetto, un dato fisico ed espressivo a mio avviso non trascurabile : la sua voce.
A colpirmi per prima infatti, dal giorno della sua elezione a Papa, è stata proprio la voce: forte, sicura, calda, giovane, con quell'inflessione straniera che lo portava a chiudere le "o", pronta a risuonare coraggiosa in ogni angolo di mondo, a guidare un canto insieme alle folle di giovani, con quel timbro confortante capace di incoraggiare o talora, incisivo, volto ad ammonire.
Quella stessa voce si sarebbe più tardi indebolita, incrinata e infine spezzata: prima gagliarda, poi sempre più tremante e impastata di sofferenza perchè non fosse il Papa bello e televisivo, sportivo ed attraente ad emergere, ma "l'Essenziale invisibile agli occhi".
Tutti ricordiamo - in una delle sue ultime apparizioni alla finestra dello studio - il suo gesto di dolore e forse d'impazienza, quel portarsi la mano alla fronte quando, nonostante lo sforzo, non era riuscito a parlare. C'era tutta la sua umanità in quel moto spontaneo, in quel pianto certo più esplicito di tanti discorsi perchè si può essere voce, sostegno, grido, testimonianza in molti modi: con lo sguardo, coi gesti, con la malattia, con le lacrime.
Anche col silenzio.
Allora, proprio alla sua voce così sofferta voglio dedicarne oggi un'altra, quella della Musica, con uno dei brani più trascinanti che io conosca.
Il "Cum Sancto Spiritu" della "Petite Messe Solennelle" di Rossini è infatti un coro straordinariamente gioioso, dove le varie parti che costruiscono l'architettura del pezzo s'inseguono salendo con vivacità ma al tempo stesso con serena distensione, e dove la tipica esuberanza rossiniana degli accordi introduttivi si stempera in quasi danzante levità.
E i sorrisi che fioriscono sui volti dei coristi parlano di una gioia che viene dall'anima profonda della musica e dal testo al quale il canto ridona vita.
Così pure, il richiamo allo Spirito che conclude il "Gloria" mi sembra in sintonia con quel vento che, il giorno del funerale di Giovanni Paolo II, ha sfogliato le pagine del Vangelo posto sulla sua bara, quasi a sigillo della sua vita terrena e sostanza di quella futura.
Buona visione e buon ascolto!
16 commenti:
Grazie per questo post... mi fai commuovere. E bellissima anche la musica. Sei mitica, grazie ancora.
Grazie Annamaria!
Affettuosamente
Luci@
Ciao, LaFlautista!
Hai sentito che Rossini da sogno? E' gioioso, leggero, sorridente....ti viene spontaneo cantare insieme ai coristi. E ti resta dentro!
GRAZIE!
Abbraccioni!
Lucia, bentornata e GRAZIE!
A presto!
ciao...davvero un post commovente...grazie per averlo fatto...ciao..luigina
Ciao, Annamaria! Complimenti vivissimi, sia per le meravigliose parole con cui hai ricordato il grande Giovanni Paolo II, sia per la scelta musicale con cui hai voluto rendergli omaggio. Non sono propriamente un'esperta di musica classica, ma per riconoscere il bello non occorre essere titolati!
A presto. Silvana.
Grazie della tua sensibilità, Luigina.
A presto!
Ciao Silvana e grazie!
Sì, la Bellezza parla da sola e questo brano di Rossini è davvero incantevole.
A presto!
:-)
Un momento di "Paradiso". Grazie
Pa! Che gioia trovarti qui!
Grazie a te!!!!
Sempre bbello e incantevole il passaggio in questo blog pieno di musica da sogno e parole di grande sensibilità. E' un ristoro dalle brutture che senti spesso andando in giro.
Grazie a te Ambra!
Abbiamo bisogno di guardare in alto e la musica è un aiuto validissimo e prezioso!
Buona serata!
Abbiamo un nuovo Santo in Paradiso.
Esultiamo Annamaria.
Un bellissimo omaggio al Beato Giovanni Paolo II :-))
La Petite Messe Solennelle è un'opera geniale (specialmente nella versione per doppio pianoforte e harmonium!).
Ma oggi era una grande festa, e allora va benissimo la versione orchestrata (dallo stesso Rossini).
Buona notte, Annamaria, e grazie!
Certo Stella! Un grandissimo Santo!
A presto!
Grazie Antonio di essere passato di qui!
Sì, in un'occasione come questa, ho preferito la versione orchestrale della Petite Messe e sono contenta che ti piaccia!
Ciao!
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