domenica 17 dicembre 2023

Le mie città - 12


 

 

 


 

 

 

 

 

Alla fine di questa breve serie sulle città che sento più significative nel mio cammino, non può mancare Roma che ho visitato per la prima volta da adolescente. Lo so, non si può ridurre un luogo così ricco di storia, arte, fede e tante svariate vicende a un articoletto di poche righe; ma quella che desidero celebrare è la Roma filtrata dai miei occhi di ragazzina perchè vi ha lasciato un'impronta indelebile.
Non avevo ancora sedici anni la prima volta che mi ci sono recata: un viaggio di
gruppo di cinque giorni organizzato dalla mia parrocchia appositamente per i giovani, durante le vacanze di Natale: un'occasione di amicizia, riflessione e apprendimento al seguito di ottimi maestri che ci facevano da guida.
Un viaggio cui se ne sarebbero aggiunti molti altri.

Davanti ai miei occhi si era dispiegata una Roma fastosa e scenografica, nelle piazze, nelle fontane, nei gruppi scultorei, nella multiforme ricchezza artistica e nella bellezza di tanti angoli riposti davanti ai quali fioriva lo stupore. Una città spesso spazzata dal vento che rendeva più nitido il profilo delle tante cupole stagliate nel suo cielo e più suggestivi i tramonti al Parco degli Acquedotti. Ma interessante anche il colore locale, dalle bancarelle natalizie di piazza Navona ai presepi sulla scalinata di Trinità del Monti. 
Il primo anno, cuore della visita era stata la
città romana e paleocristiana, con i Fori Imperiali, le grandi basiliche e le catacombe. Ma il secondo anno - quello del quale ho un più vivo ricordo - il programma comprendeva la Roma rinascimentale e barocca: un meraviglioso itinerario tra le opere di Michelangelo, Bernini, Borromini e Caravaggio.

Come dimenticare la lezione affascinante e appassionata che il nostro insegnante di lettere del liceo - sì, a questi viaggi partecipava anche lui! - ci aveva fatto alla Galleria Borghese, di fronte al capolavoro del Bernini che rappresenta "Apollo e Dafne" ?
E poi di fronte all' "Estasi di Santa Teresa" in Santa
Maria della Vittoria e a quella della "Beata Ludovica Albertoni" in San Francesco a Ripa?
O nella chiesa di Sant'Agostino davanti alla "Madonna dei pellegrini" del Caravaggio? O ancora contemplando "San Matteo e l'angelo" in San Luigi dei Francesi?
Esperienze indelebili in luoghi che, negli anni, avrei poi
ripercorso più volte cercando di risvegliare in me, ma anche in altri, quel fuoco che mi era stato regalato allora, da ragazzina.
Roma, infatti, è stata la scoperta della Bellezza con la
maiuscola: non solo studiata sui libri, ma gustata dal vivo, nutrita dallo stupore e dal contatto bruciante con la passione altrui. 

Una scoperta non disgiunta da quel movimento interiore col quale si inizia a guardare in se stessi, intuendo i tratti della propria personalità in un'età e in un contesto in cui innamoramenti, amicizie, studio, arte, tutto si fonde in un unico appassionato moto dell'anima.

Già iniziavo ad amare la musica e il primo viaggio - oltre a Bach - aveva avuto in me la colonna sonora del "Largo" di Haendel che stavo ascoltando proprio in quel periodo.
E sempre di Haendel, a sorprendermi, erano state le note del "Messiah", la prima volta in cui eravamo
entrati in Santa Maria in Aracoeli, in un'atmosfera di sacralità che aveva riempito tutti di meraviglia. Ma anche altri compositori mi avrebbero suggestionato nel mio cammino ad esplorare il cuore della città.


 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

La giravamo molto spesso a piedi, talora non tutti ma solo un manipolo di fedelissimi dietro la ferrea guida e il passo da alpinista del nostro insegnante. E a sera, mentre i romani alle nove ancora cenavano, noi eravamo di nuovo a spasso per una Roma quasi vuota, allegramente padroni della città. Ma oltre ai momenti di ascolto, di riflessione e all'arte, c'era anche il divertimento: dopo averci sfinito a furia di camminare...il nostro prof. ci portava a mangiare il gelato da Giolitti! E non mancavano mai occasioni di baldoria.

Una sera, in piazza san Pietro avevamo fatto un girotondo! Mi sembra che non ci fossero ancora transenne e non ci era parso vero che lo spazio fosse tutto nostro.
Quella volta eravamo in ottanta (!)... e
avevamo formato due cerchi concentrici che si muovevano l'uno in senso contrario all'altro. Danzavamo cantando una famosa filastrocca: "La fuente de Tororò". Ve la ricordate ? La sanno anche i bambini. Ebbene, quella! Rigorosamente in portoghese! In mezzo al cerchio un solista canta, poi sceglie la damigella, ballano insieme mentre tutti battono le mani, infine al centro rimane lei e il gioco riprende.   
Solo che, dopo neanche un quarto d'ora...era arrivata la polizia a farci sloggiare! Si era alla vigilia del Sessantotto e un assembramento così chiassoso sotto le finestre del Papa aveva creato qualche sospetto.

Insomma, la mia Roma è stata questa: gioia di imparare e insieme di tuffarmi nella piacevolezza del vivere; contatto con il respiro di una città dai mille volti e una bellezza che oltrepassa i secoli per parlarci ancora.
Quanto stupore davanti alla "Pietà" di Michelangelo in San Pietro,
o ammirando - naso all'insù - la lanterna di Sant'Ivo alla Sapienza con la sua originalissima struttura a spirale!
Quale incanto ci avevano regalato i marmi
sinuosi e movimentati dei gruppi scultorei così come la pietra degli edifici più antichi! E tra le tante statue viste, non poteva mancare quella di Stefano Maderno che rappresenta "Santa Cecilia", nell'omonima chiesa in Trastevere.

Grande suggestione mi veniva dalla nascita di nuove percezioni e in questo anche la musica aveva avuto un ruolo essenziale. In quel periodo, oltre ai pezzi che ho già ricordato, stavo ascoltando il "Concerto n.1 in sol minore op.26 per violino e orchestra" di Max Bruch (1838 - 1920) e alcuni momenti del viaggio sono rimasti segnati in me attraverso le sue note.
Si tratta di una composizione d'impronta tardoromantica - forse la più celebre del musicista tedesco - della quale tanti anni fa ho pubblicato il primo tempo, ricordando, tra l'altro, proprio questa mia esperienza romana.
È tumultuoso e insieme dolce il brano iniziale:
un "Allegro moderato" che fa da introduzione al successivo "Adagio", alternando passaggi orchestrali di grande intensità a melodie delicate che si ripetono come se la contemplazione della bellezza non dovesse aver mai fine.
Così, sono andata a rileggere il post di undici anni fa e mi
perdonerete se oggi ripubblico la stessa musica e se, per illustrare ciò che ha suscitato in me, invece di cercare parole nuove riprendo quelle che avevo scritto allora. Ma non saprei esprimermi diversamente. Eccole :

"Mi rivedo ancora mentre - nella magnificenza di una piazza, col vento sul viso - le sue note mi risuonavano in cuore con un'ebbrezza che era quasi una percezione d'infinito. Gli accordi che mi riecheggiavano dentro, infatti, con la loro intensità, nel contesto di quella Roma incantata e grandiosa avevano toccato corde tanto profonde da farmi percepire l'alitare di una vita segreta e sconfinata al di là delle apparenze. Ed era stata per me una nascita interiore, un autentico afflato di primavera.

Ma anche al di là della mia piccola esperienza, sta davvero in un respiro di giovinezza lo splendore di questo concerto, un respiro che si va delineando non solo nella delicata melodia del violino e nel suo sviluppo dai toni struggenti, ma anche nel ritmo dei bassi, quasi battiti di un cuore pulsante sui quali lo strumento solista inanella le sue variazioni.
E da ultimo, nell'irruente e grandiosa apertura orchestrale verso la fine: un'onda intensamente romantica prima che il brano - che in realtà non ha conclusione - sfumi dolcemente nel successivo
Adagio."

Buon ascolto!

Le foto, tutte prese dal web, rappresentano nell'ordine:

1) Acquedotto Claudio 2) Fontanone dell'Acqua Paola 3) "Apollo e Dafne" del Bernini 4) "Estasi di Santa Teresa" del Bernini 5) Veduta aerea di Roma 6) Piazza San Pietro 7) "Pietà" di Michelangelo 8) Lanterna di Sant'Ivo alla Sapienza del Borromini 9) Veduta aerea di Piazza del Campidoglio.

6 commenti:

Marina ha detto...

Che soavità quel violino!
Ah, cara AnnaMaria, tu parli di Roma e io mi vedo in tutti i posti di cui hai parlato, perché amo camminare, potrei farlo per ore senza stancarmi e a Roma ogni passo rivela qualcosa di magico e straordinario. Tra i monumenti citati aggiungerei la bellezza e la monumentalità del Mosè di Michelangelo presso la Basilica di San Pietro in Vincoli (lo conosci? Se ti capita vai a vederlo): è un'opera bellissima. Poi la prima foto è tra le mie preferite, perché non sai quante volte mi sono goduta il tramonto al parco degli Acquedotti (che ho vicino casa).
Vado spesso a San Pietro: il tuo aneddoto del girotondo scambiato per una manifestazione sovversiva è fantastico (che tempi, quelli!).
Ritorna presto qui a Roma: non si finisce mai di conoscerla abbastanza.

Annamaria ha detto...

Cara Marina, prima di tutto grazie per questo tuo commento scritto col cuore e con tanto entusiasmo!
A Roma sono poi stata diverse altre volte nel tempo e ho ammirato il Mosè di Michelangelo in San Pietro in Vincoli, che tu ricordavi, insieme a parecchi altri capolavori. Nel post non potevo citare tutto, ma mi sono soffermata sui ricordi più vivi del mio viaggio di allora. Ci sono esperienze che ti segnano "a lettere di fuoco": quel primo incontro con la città di Roma è stato così.
Struggente il concerto di Bruch, vero?
Grazie ancora e un caro abbraccio!


Arrigo Lupo ha detto...

Considerando la musica e le arti visive, alcuni centenari relativi a '500 e 600: 2016 Bosch, Bellini e Cipriano de Rore(n); 2017 Isaac; 2018 Pierre de la Rue e Tintoretto(n); 2019 Leonardo; 2020 Raffaello; 2021 Josquin e Sweelinck; 2023 Perugino e Signorelli; 2025 Carpaccio; 2026 Dowland; 2028 Grünewald, Dürer e Veronese(n).
Secondo me, nelle scuole superiori la storia dell'arte dovrebbe essere insegnata insieme alla storia della musica in un unico insegnamento di storia delle arti.

Annamaria ha detto...

E' vastissimo, Arrigo, il campo della musica nelle arti visive, sarebbe un argomento da tesi di laurea...tante tesi di laurea a seconda dei periodi!
Concordo in pieno sul fatto che nelle scuole superiori musica e arte dovrebbero procedere insieme; purtroppo alla storia dell'arte nei licei sono riservate pochissime ore in rapporto a un programma vastissimo. Sarebbe tutto un piano di studi da ripensare.
Grazie del commento e buona giornata!

Marco Capponi ha detto...

Al termine del post "romano", mi aspettavo un Respighi, tra Pini e Fontane, o un Berlioz, col suo Carnevale e Benvenuto Cellini. Invece... Bruch! Struggente, straripante di sentimento! Un caro saluto! MC

Annamaria ha detto...

Sì, Marco, in effetti il primo autore cui ho pensato è stato Respighi con i suoi pini e le sue fontane. Ma non mi ha convinto! Mi occorreva proprio il sentimento straripante di Bruch.
Grazie di essere passato qui e buona serata!!!