sabato 23 settembre 2023

Ricordi autunnali

L'autunno si sta aprendo con la sua ricchezza di sfumature: colori caldi e brume mattutine, cieli variegati di nuvole e paesaggi più dolcemente assolati che mi affascinano anche perchè, talora, mi riportano all'infanzia.
Mi rivedo nei miei pomeriggi di bambina a raccogliere castagne
lungo il viale che costeggia i giardini pubblici nella città in cui abitavo: una fila di ippocastani da un lato e il rustico muretto di cinta delle serre di un fiorista dall'altro. Nel giro di alcuni anni, al posto delle serre sarebbero sorti dei condomini dove si è poi trasferita la mia famiglia: uno spazio aperto sul verde dei giardini, adornato proprio sotto casa da una fila di ciliegi giapponesi che a primavera mettevano grappoli di fiori rosa. Lì ho abitato per parecchio tempo con grande gioia.

Eppure, i pomeriggi di questo inizio d'autunno in cui il sole non ferisce più lo sguardo e il verde inizia a sfumare nel ruggine, mi ricordano il periodo della mia infanzia in cui su quel viale le case non c'erano ancora.
Vi sono talora sensazioni che appartengono solo ai bambini: momenti di felicità
intatta, a volte invece oscure ansie, o percezioni in cui il mondo esterno per qualche istante parla con rara intensità della vita a cui si affacciano. Percezioni che magari con l'età crediamo di aver dimenticato, ma che restano sedimentate in noi e talora riaffiorano portando alla luce il nucleo vivo della nostra identità.

Avrò avuto cinque o sei anni, forse ai giardinetti mi accompagnava mia mamma o qualche persona di famiglia. Ma a me è rimasto impresso quel viale fiancheggiato dal rustico muretto di cinta lungo il quale mi incamminavo nella luce dorata del pomeriggio con in mano un cestino, cercando le castagne che occhieggiavano a terra dai ricci pungenti.
Avevo in cuore la gioia di scoprire la natura della quale coglievo - sia pure in modo
ancora elementare - la bellezza, intuendo al tempo stesso qualcosa di me e del mio aprirmi alla vita. Erano momenti di semplice quotidianità, eppure nella mia percezione di bambina mi sembrava di avvertire per un istante il palpito della vita nel suo farsi, ora con gioiosa pienezza, ora con una punta d'inesprimibile ansia. 

Oggi da anni non abito più lì, ma gli ippocastani ci sono ancora e quel ricordo mi raggiunge con incomparabile dolcezza.
Da sempre, ogni volta che torno su quel viale in questa stagione, ho l'abitudine di
prendere da terra una castagna e conservarla. Camminando, studio prima con lo sguardo quale posso raccogliere: non una qualsiasi, ma una tra le più belle, magari appena uscita dal riccio, con la superficie di un bel marrone caldo, lucido, al tatto lievemente oleosa. Poi mi chino a prenderla con gesto un po' furtivo quasi la mia fosse una trasgressione, la metto in tasca e me ne vado in giro felice come se custodissi un talismano o un tesoro prezioso: non un semplice ricordo, ma una parte di me, un nucleo segreto, un'impronta indistruttibile nella quale ancora mi riconosco.

Così, per associare a questo ricordo una musica che ne rispecchi almeno in parte l'atmosfera, ho scelto un brano di Robert Schumann (1810 - 1856) intitolato "Eintritt": primo dei nove pezzi per pianoforte raccolti sotto il titolo di "Waldszenen op.82" (Scene dalla foresta).
Si tratta di una composizione che - a dire il vero - ho già pubblicato parecchi anni fa
e sapete che non amo ripetermi. Ma questa volta il mio ricordo legato all'infanzia mi ha condotto ancora a Schumann che ha scritto parecchio per i più piccoli a cominciare dal suo Album per la gioventù e le sue Kinderszenen.
Vero è che "Eintritt" si riferisce all'universo della natura, tuttavia lo
sguardo con cui il compositore ci restituisce in note il mondo della foresta è tutto interiore e delinea quella visione incantata e talora un po' magica che hanno proprio i bambini.
Non è infatti la riproduzione puramente descrittiva o imitativa dei vari aspetti della
natura come nel tempo hanno fatto altri musicisti, ma una sorta di viaggio visionario che Schumann fa in se stesso, non privo di suggestioni romantiche e ricco dello stupore di quel fanciullino che - dirà poi Pascoli - è in ciascuno di noi. Una musica fatta ora di ritmi più scanditi, ora invece di toni più sommessi e che - come ricordavo in passato - alterna luci ed ombre in una splendida varietà di colori e sfumature.
Particolarmente apprezzabile - a tale riguardo - l'interpretazione di
Mitsuko Uchida che del brano sottolinea le dinamiche, mettendo così in luce la delicatezza e la splendida eleganza del tema. Una musica non priva, qua e là, di tratti lievi e giocosi che a mio avviso possono adattarsi anche alla semplicità del piccolo ricordo della mia infanzia, rifiorito nella morbidezza di questi primi giorni autunnali.

Buon ascolto!

(La foto è presa dal web)

 

8 commenti:

Marco Capponi ha detto...

Grazie per la condivisione del tuo personale ricordo d'infanzia... Più tardi lo rileggo, ascoltando Schumann nell'interpretazione da te scelta. Buona domenica!

Annamaria ha detto...

Buona domenica a te, Marco, e grazie di essere passato qui! Spero che l'interpretazione di questo Schumann parte della Uchida piaccia anche a te.

Marina ha detto...

Bello il tuo ricordo d'infanzia: mi sembra di vedere una bambina camminare in mezzo a un tappeto di foglie rosse mentre stringe in una mano la sua preziosa conquista (con una perfetta colonna sonora). Lo sai che anch'io ho per anni conservato una castagna presa fra tante in un castagneto durante una gita (avevo i ragazzi piccoli) di cui volevo mantenere il ricordo?

Annamaria ha detto...

Sì, Marina! Ci sono cose che si rivestono delle nostre percezioni, che si caricano di un particolare ricordo, e allora la loro presenza vicino a noi diventa importante e significativa. Bello che anche tu abbia fatto un'esperienza simile alla mia.
Grazie e buona serata!

Arrigo Lupo ha detto...

Le Waldszenen sono state la mia porta d'ingresso nel meraviglioso mondo di Schumann. Non avvenne presto, avevo circa 13 anni. Prima, di Schumann avevo ascoltato alcuni brani dalle Kinderszenen, l'Album per la gioventù no. Delle Waldszenen comprai lo spartito e cominciai da Eintritt.

Annamaria ha detto...

Caspita, Arrigo...dici che non era presto? Evidentemente eri già bravissimo!
Le Waldszenen hanno pezzi affascinanti, ma Eintritt per me è davvero delizioso.
Grazie!

Arrigo ha detto...

Non era presto per l'ascolto; di Chopin conoscevo già un po' di cose, di Schumann quasi nulla. Come pianista, avevo una certa facilità di lettura e leggevo cose che per me erano troppo difficili. Poi cambiai insegnante e la nuova mi mise a fare per 6 mesi solo esercizi con la sinistra, prima di riprendere a leggere i brani.

Annamaria ha detto...

Hai ragione. Per l'ascolto non era poi così presto. Però se avevi una tale facilità di lettura, eri comunque bravo. Poi, è ovvio, tra gli insegnanti c'è anche chi esige prima di tutto la tecnica.
Io ho studiacchiato pianoforte da bambina e l'ho ripreso dopo tanti anni, ma sono e resto un'eterna principiante. In compenso ascolto molta musica praticamente da sempre. Qualche anno fa ho frequentato un corso di solfeggio che mi è piaciuto molto e uno con i primi rudimenti di armonia, ma al di là delle prime basi non sono andata avanti.
Grazie!