venerdì 15 settembre 2023

Le mie città - 9


Dopo le singolari immagini della mia città-astronave pubblicate il mese scorso, oggi proseguo con i dipinti di un artista che trovo molto originale. Anche qui la fantasia dell'autore si è sbrigliata, ma con intenti ed effetti diversi, e anche se le sue opere raffigurano panorami che richiamano alla mente paesaggi reali e talora monumenti famosi, il modo in cui li assembla va decisamente oltre la realtà, verso una sorta di accattivante e fiabesco surrealismo.
Si tratta di Michiel Schrijver, classe 1957, olandese formatosi in Inghilterra e poi
tornato ad Amsterdam dove, dopo essersi occupato di grafica a scopo commerciale, si è dedicato alla pittura come artista autonomo.

Le sue opere rappresentano in gran parte panorami: piccoli borghi arroccati su di un colle o in riva al mare, affascinanti paesetti che possono ricordare qualche antico villaggio toscano o le città della Costiera amalfitana o la Liguria delle Cinque Terre, ma anche scorci delle isole greche.
Schrijver ci conduce infatti in una sorta di
viaggio pittorico attraverso lo splendore di tanti luoghi che, se da un lato raffigura in un contesto reale, dall'altro però trasfigura con la propria fantasia.

Linee curve intrecciate a linee rette, geometrie solide e colori prevalentemente chiari, stesi con uniformità, derivano certo dal suo passato di grafico e illustratore. Tuttavia, lo stile così particolare dei suoi panorami, se si eccettua qualche aspetto un po' naïf, mi sembra tutt'altro che ingenuo, ma un tantativo di andare oltre la realtà, sottintentendo valenze e significati al di là della semplice apparenza.

Lo colgo da certi motivi ricorrenti, dalla scelta del punto di vista, dalla citazione di vari monumenti storici, da qualche incongruenza e insieme da alcuni titoli non puramente descrittivi che aprono a interpretazioni di più ampio spessore.

È il mare il denominatore comune a molti dipinti e così pure sono le colline su cui si arroccano paesi dall'aspetto fiabesco che sembrano usciti da un libro illustrato per bambini o da un gioco di costruzioni.
Proprio questo è uno degli aspetti che mi ha
più affascinato la prima volta che mi sono imbattuta nelle opere di Schrijver, e che ha risvegliato ricordi della mia infanzia rendendo subito mie queste piccole città.

E insieme alla presenza dell'acqua, a ricorrere nei vari quadri sono barche, porticcioli, fari e a volte anche grandi navi. Elemento comune a tanti panorami è poi una piccola linea ferroviaria, proprio da gioco di costruzioni, che attraversa i paesetti passando sotto e dentro le case o arrestandosi di botto quasi il viaggio fosse terminato.

Ma troviamo spesso anche altissimi ponti e viadotti dalle linee ricurve che vanno che collegare i vari borghi in un contesto ora luminoso, ora notturno e un po' inquietante.
In ogni caso, tutti dati di realtà. Eppure...

Eppure ad essa si intrecciano a volte aspetti fantasiosi ed enigmatici: nel dipinto qui a lato, un viadotto s'interrompe misteriosamente sul vuoto; le navi sono talora più grandi degli edifici e altrove le barche fuoriescono dalla finestra o dal portone di casa.
In alcune immagini compaiono le figure di un saltimbanco o di un acrobata, collegabili alla presenza colorata di una giostra o di una ruota panoramica visibili qua e là.
Così pure, ogni tanto si scorgono animali -
elefanti in particolare, ma non solo - e a volte piccoli fogli bianchi che volano nell'aria portati dal vento.
Una compagine strana e straniante insomma, fatta di minimi ma ripetuti dettagli - una tempesta in arrivo, una costruzione lasciata a metà, un'evidente sproporzione di forme - che, a ben guardare,
contrastano con l'atmosfera di fiabesca intimità delle immagini più solari e luminose.

E come sono raffigurate le persone? Che parte hanno in tali rappresentazioni?
Qui entra in gioco il punto di vista dal quale si pone il pittore e che è spesso uno sguardo sulle cose dall'alto o dal basso, ma raramente al loro livello. In ogni caso, gli esseri umani che popolano queste piccole città sono estremamente minuscoli in rapporto agli edifici e al mondo circostante, sia che vengano rappresentati a gruppetti e in gesti di reciproca accoglienza, sia che vengano colti in solitudine, magari affacciati a una finestra o in attesa davanti a una porta come in certi quadri di Hopper.

Al contrario, grandiose sono spesso le architetture che - quando non si limitano alle semplici, deliziose casette tutte simili e addossate le une alle altre - diventano sproporzionate e talora incombenti.
Ciò accade in particolare nei casi in cui Schrijver raffigura le altissime arcate di certi viadotti o imita monumenti conosciuti, come in alcune opere che però non ho riportato, dove troviamo costruzioni che ricordano il Colosseo e il Ponte di Brooklin.
Ma accade anche quando, ai colli sui quali
colloca i suoi paesetti, dà una struttura di spirale conica che può far pensare alla Moschea di Samarra e insieme ad alcune raffigurazioni della torre di Babele, come vedete nell'immagine qui a lato.

Ricordi di viaggio? Forse.
Ma al di là di ciò che è conosciuto, i paesaggi d
i Schrijver non sembrano inscriversi fino in fondo nella realtà del passato, e neppure nelle fantasie che guardano al futuro. Ne deriva così la sensazione di trovarsi in una sorta di terra di mezzo, tra un mondo in qualche modo perduto e l'attesa di un universo nuovo.

Ce lo testimoniamo anche i titoli di alcune opere quali per esempio: "Waiting for a new era" o "Story of lost time" o ancora "An unknown memory", a significare il ricordo di un mondo non più presente e l'attesa di una nuova dimensione ancora sconosciuta nel viaggio dell'esistenza.
Forse è questa la funzione di certi elementi raffigurati
talora privi di logica apparente, volti probabilmente a sottintendere un senso recondito o - come Montale avrebbe detto - a "scoprire uno sbaglio di Natura / il punto morto del mondo, l'anello che non tiene".
In ogni caso, dettagli sempre ricchi del fascino accattivante del mistero e della dimensione
onirica, che fa emergere e associa ricordi come l'onda del subconscio suggerisce.

Proprio per esprimere sul piano musicale tale duplice aspetto delle opere di Schrijver, dopo lunga ricerca ho scelto un brano di Jean Sibelius (1865 - 1957).
Dopo lunga ricerca, sì, perchè mi occorreva un pezzo che non fosse soltanto
luminoso per riflettere la semplicità quasi infantile e fiabesca di certe rappresentazioni, ma che insieme rispecchiasse la sensazione di sgomento e la percezione di ignoto che comunicano alcune immagini piuttosto enigmatiche.

Così, sono approdata al compositore finlandese del quale ho scelto il suggestivo "Improvviso per archi op.5 n.5" che anni fa avevo già pubblicato in una versione più breve e molto arpeggiata per pianoforte solo.
D'impatto molto differente è la presente interpretazione.
Il pezzo è costituito infatti da tre sezioni che associano i due aspetti di cui parlavo sopra: la prima e la terza decisamente malinconiche sull'onda della tonalità di mi minore, mentre quella centrale caratterizzata dai timbri solari del mi maggiore insieme a un ritmo talora di danza.
È proprio l'orchestra d'archi a creare, fin dalle prime battute, quel
clima straniante che - a mio avviso - può legarsi all'atmosfera di certi dipinti, ai loro affascinanti interrogativi e al senso di mistero da cui talora sono pervasi. Poi la melodia s'illumina e si rasserena in passaggi più gioiosi per tornare, nella parte finale, a farsi di nuovo meditativa e aperta a sonorità indefinite.

I titoli dei 12 dipinti riportati in foto - titoli che però non sempre ho potuto trovare - sono i seguenti nell'ordine con cui compaiono nel post : 

"End of a beatiful day" 

"A welcome at broad daylight" 

"Waiting for a new era" 

 Titolo non trovato  

"A day of harvesting" 

 "Greetings from ashore"

"An unknown memory"  

"Story of lost time" 

"Close to sea"  

 Titolo non trovato 

"And the wind takes everything" 

"Home before the storm".


Buon ascolto!

(Le foto sono prese dal web)

8 commenti:

Mr.Loto ha detto...

Non conoscevo affatto questo artista olandese, è stata una piacevole scoperta. In effetti i suoi dipinti ricordano i piccoli paesi delle 5 terre che si affacciano sul mare, Vernazza in particolare.
Mi piace molto il secondo dipinto, A welcome at broad daylight mi sembra. Schrijver ha uno stile pulito, ordinato, con colori luminosi ma non troppo. Osservando i suoi dipinti si nota il suo stile inconfondibile che ci mostra paesaggi ideali, privi delle brutture della realtà e in cui tutti penso facciano un piccolo viaggio con la fantasia.
Un saluto

Annamaria ha detto...

Benvenuto qui Mr.Loto e grazie del l'apprezzamento per le opere di Schrijver. Sì, quello che citi è proprio il secondo dipinto, uno tra i più luminosi.
Anch'io ho scoperto da non molto questo artista olandese, ma il suo stile mi ha subito affascinato tanto che mi propongo in futuro di riparlarne.
Un saluto a te!

Marina ha detto...

Assolutamente affascinanti! Già dal primo quadro ho capito che lo stile di questo artista olandese mi sarebbe piaciuto molto: ha una semplicità e delle linee che davvero fanno pensare a una fiaba. Anche le sproporzioni contribuiscono a creare questo meraviglioso straniamento, le strade che non arrivano a nulla, i funamboli sopra le acque del mare, le barche che sbucano a caso in mezzo ai palazzi... Tutto incantevole! E la musica scelta di Sibelius, come sempre, adattissima. Ascoltavo ripassando le immagini: quasi commovente.

Annamaria ha detto...

Che gioia, Marina, leggere i tuoi apprezzamenti per questo artista e vedere quanti particolari ti hanno toccato, dal clima di fiaba allo straniamento!
Come scrivevo sopra, ho intenzione magari fra un po' di riparlare di Scrhijver perchè ci sono anche altri dipinti, non più legati al tema della città, che mi hanno affascinato moltissimo e che meritano di essere analizzati.
Sono felice che ti sia piaciuto anche Sibelius.
Mille grazie!!!

Ninfa ha detto...

Ho riguardato le foto dei quadri ascoltando il brano che hai scelto, Annamaria e l'ho trovato perfetto. Non conoscevo questo pittore olandese(il nome me lo sono annotato per non dimenticarlo) e mi è piaciuto moltissimo. Quei borghi abbarbicati su promontori mi hanno trasmesso emozioni contrastanti un po' come certi sogni. Visioni meravigliose, ma anche inquietanti, le case che sovrastano gli abitanti piccoli piccoli mi han dato un senso di solitudine. Questi villaggetti pensa che mi hanno fatto venire in mente alcune costruzioni, castelli o altro, della Playmobil con cui giocavano i miei nipoti, ma mi fanno pensare anche a delle sculture in creta da tanto sono "reali" e invitino a toccarli. Non voglio dilungarmi, perchè tu hai descritto queste opere benissimo, mi ci hai fatto addentrare veramente dentro a quei luoghi... Ciao e grazie del viaggio!

Annamaria ha detto...

Cara Ninfa, mille grazie! Hai detto bene: questi villaggetti danno emozioni contrastanti un po' come certi sogni. C'è infatti una componente onirica in alcuni dipinti cui facevo cenno verso la fine del post. Visioni luminose, ma anche inquietanti perchè surreali e talora proprio enigmatiche. Sono contenta che questo artista ti sia piaciuto. In futuro, mi propongo di riparlarne.
Grazie ancora e buona serata!

Arrigo Lupo ha detto...

Mi piacciono molto le sonorità di questo brano di Sibelius. Bello poi il contrasto, anche di metro, binario e ternario, tra la seconda sezione e le altre due. Amo molto la sonorità dell'orchestra d'archi.

Annamaria ha detto...

Sì, Arrigo, è un bellissimo cambio di ritmo quello che sottolinei, che mette in contrasto un clima malinconico e indefinito con uno più scandito e gioioso. Anche a me piace molto la sonorità degli archi in questo brano. Grazie del commento e buona giornata!