domenica 19 febbraio 2023

Le mie città - 2

A. Inganni: "Il Naviglio di via Vittoria col ponte di via Olocati"











 

Quante volte ho già detto che amo Milano? Tante probabilmente, perchè è una città che - benchè non ci abiti nè ci sia nata - nel tempo mi ha regalato il suo molteplice fascino, come molteplici sono i quartieri, gli ambiti delle sue attività e i suoi splendidi musei.
Ne ho visto modificarsi negli anni la fisionomia, da quando mia mamma mi ci
portava che ero ancora bambina fino ad ora, ma nel tempo vi ho anche coltivato interessi e amicizie che hanno approfondito il mio legame col suo mondo.
Oggi Milano è una fusione sempre più evidente di passato e contemporaneità: da opere d'arte di
assoluta bellezza a uno skyline ogni giorno più irto di avveneristici grattacieli; da botteghe storiche che ancora sopravvivono lottando con la crisi economica, fino al rumoreggiare di piazze e stazioni animate da una folla cosmopolita.
Ma c'è anche una dimensione più intima e discreta, signorile e appartata, dove la pietra
liberty di tanti palazzi si ammanta di spalliere di gelsomini: una città fatta di silenzi che scopriamo inoltrandoci in certe corti ombrose del centro storico o in periferia, dove alcuni angoli hanno ancora sapore di paese.

È la Milano che porto nel cuore per averla girata a piedi tante volte negli anni universitari, quando la movida non esisteva, corso Como confinava con la campagna e i Navigli nelle sere invernali erano solo nebbia e solitudine. 

Una Milano d'altri tempi che sopravvive in alcune strade e alcuni scorci, come d'altri tempi sono le immagini di quei pittori dell'Ottocento o del primo Novecento che ci restituiscono la pacata bellezza di una città d'acque, quando la cerchia dei Navigli intorno al centro storico era scoperta.
Sono artisti come Angelo Inganni, Giovanni
Migliara, Emilio Gola, Mosè Bianchi, Arturo Ferrari e Giovanni Segantini - solo per citarne alcuni - i cui dipinti testimoniano un'attenzione al quotidiano e un respiro di intimità nel quale mi piace immergermi. Per questo, ho scelto qui opere di un passato che - per quanto cronologicamente non mi appartenga - trovo interessante perchè mi consente di scoprire, nelle immagini di ieri, angoli ed edifici che ancora oggi sono parte significativa del tessuto urbano.

È di Angelo Inganni (1807 - 1880) il dipinto intitolato "Il Naviglio di via Vittoria col ponte di via Olocati", conservato in una collezione privata. Si tratta di una delle tante vedute realistiche della città che il pittore riproporrà anche in versioni di poco differenti. Il Naviglio è il centro di attrattiva del quadro, ma è soprattutto la neve a donare fascino e intimità al panorama, velandolo di un'atmosfera particolare e di una lieve foschia che si addensa sullo sfondo.

La prospettiva si apre verso di noi come se potessimo navigare sopra uno dei barconi in primo piano, e mentre la casa di ringhiera a sinistra ci riporta quasi in campagna o in un ambiente popolare, a destra la lunga schiera di edifici di diversa altezza rende meglio l'idea di un contesto cittadino.
Ma sono le tante figurette rappresentate - i barcaioli, la donna col bimbo che attende
sulla riva, quella sul ballatoio e i passanti - insieme ad altri dettagli che, a mio avviso, collocano il pittore nella fase di passaggio da un vedutismo urbano attento all'esattezza della riproduzione, a uno stile che prelude invece alla pennellata degli Impressionisti.

Sempre per ritrovare nella città di ieri quartieri ed edifici che sopravvivono ancora oggi, tra le tante opere dei vari artisti, mi piace riportarne tre, conservate tutte presso le Civiche Raccolte Storiche del Comune di Milano.

A. Inganni: "Veduta del Naviglio di San Marco"   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ancora Angelo Inganni è l'autore del quadro intitolato "Veduta del Naviglio di San Marco". Qui l'opera, molto pacata e ariosa, riproduce lo scorrere del Naviglio in una zona più signorile, come notiamo dagli edifici, dalla bella fiancata della chiesa di San Marco con le absidi delle cappelle laterali e da altri eleganti dettagli descrittivi. Un panorama riposante nel quale è piacevole inoltrarsi in un'atmosfera di tranquillità a misura d'uomo.

A. Ferrari : "Il laghetto dell'Ospedale"


 

 

 

 

 

 

 

 

 


Di Arturo Ferrari (1861 - 1932) è invece "Il laghetto dell'Ospedale" detto anche "Laghetto di Santo Stefano".
Qui siamo molto vicini al centro della città. Ce lo dicono due elementi dello sfondo: la
guglia del Duomo sulla quale ingrandendo la foto si vede la Madonnina, e un campanile - probabilmente proprio quello della chiesa di Santo Stefano - mentre l'ospedale cui si riferisce il titolo del quadro è certo la Ca' Granda, oggi sede dell'Università Statale. Il laghetto rappresentato, risalente al XIV secolo, era stato già interrato a metà dell'Ottocento e Arturo Ferrari, intorno al 1905, ne fa una ricostruzione sulla base dei documenti e della sua fantasia pittorica.

Nonostante siamo nel centro storico, l'ambiente è popolare come suggerisce la casa di ringhiera coi panni stesi, mentre sul piano tecnico, dalla pennellata luminosa e dalla resa dell'acqua ci rendiamo conto che la lezione degli Impressionisti è già stata assimilata.

A. Ferrari: "Il Verziere".
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Concludo ancora con un quadro di Arturo Ferrari : "Il Verziere".
Anche se non rappresenta i Navigli ma la piazza del mercato - in milanese el verzée -
il dipinto mi è ugualmente caro. Proprio nelle vicinanze di questo quartiere infatti, avevano abitato per qualche tempo i miei genitori appena sposati. E mi tornano in mente i tanti racconti di mia mamma che, da siciliana verace, aveva dovuto familiarizzarsi col dialetto milanese non senza qualche difficoltà iniziale che ricordava con un sorriso.

E a questa mia Milano, come non dedicare un brano di Giuseppe Verdi (1813 - 1901) che, nonostante alcuni contrasti, con la città ha avuto un rapporto privilegiato e che proprio a Milano si è spento ed è sepolto?
Ho scelto allora il "Preludio" del I atto della "Traviata", pezzo famosissimo e struggente come
pure quello del III atto al quale lo accomuna il primo tema. Ma mentre l'atmosfera musicale dell' Ouverture del III atto è costantemente pervasa da grande tristezza, qui alla malinconia dell'esordio segue il motivo sereno e appassionato dell'aria "Amami, Alfredo". 

Indubbiamente, con le opere di Verdi e col Teatro alla Scala Milano è diventata anche città della musica, tuttavia ho preferito un video non girato sul quel palcoscenico più che mai celebre, ma presso l'Auditorium, durante una fase di registrazione del brano da parte della Filarmonica scaligera diretta da Riccardo Chailly.
L' evento non ufficiale, come si nota dall'abbigliamento dei musicisti, mi
comunica infatti quel senso di quotidiana laboriosità che è una delle doti tradizionalmente attribuite a Milano e per certi aspetti mi piace ancora di più.

Buon ascolto!

 

6 commenti:

Costantino ha detto...

A Milano ho frequentato l'Università, ho visto mostre importanti, ho passato molte domenica mattina tra le bancarelle del Mercatino di Via degli Armolari ( chissà se c'è ancora ).
Però poi torno sempre a vivere nel mio paesino , una volta campestre.

Annamaria ha detto...

Anch'io ho frequentato l'Università a Milano più o meno negli stesso anni tuoi. Allora abitavo a Lodi e quando la sera, dal caos della grande città, tornavo a casa, mi sembrava di andare nella pace di un paese di villeggiatura. Però, ho sempre amato Milano e la amo ancora.
Grazie, Costantino!

Marina ha detto...

Vado ogni anno a Milano per Natale (lì vivono i familiari di mio marito) e ho avuto modo di apprezzare la città nella sua austerità ed eleganza. Il Duomo è meraviglioso e i Navigli rendono caratteristica una metropoli all’avanguardia. Ricordo alcuni scorci interni proprio durante le passeggiate consuete ai Navigli e quest’anno, in particolare, ho conosciuto il quartiere di Brera dove non ero mai stata. Sembra un paese a sé, intimo e per certi versi esclusivo. Belli i quadri degli artisti che hai presentato, non li conoscevo. Inganni mi è piaciuto in modo particolare.

Annamaria ha detto...

I quartieri di Brera da un lato e dei Navigli dall'altro sono molto particolari. Milano sotto Natale poi è piena di splendide luminarie soprattutto in centro. Ma ti consiglio di vederla anche in primavera: ci sono giardini e angoli fioriti che meritano una visita, oltre naturalmente ai musei.
I dipinti di Inganni sono quelli che preferisco anch'io.
Grazie, Marina, e buona serata!

Ninfa ha detto...

Ciao Annamaria, sono stata solo qualche volta a Milano quindi la conosco poco, ma soprattutto in occasione degli incontri blogger ho potuto scoprire quartieri e angolini davvero interessanti. Grazie di averci presentato questi quadri che la ritraggono, mi sono innamorata soprattutto del primo, una Milano suggestiva sotto la neve.

Annamaria ha detto...

Ciao Ninfa, che bello ritrovarti!
Milano è una città tutta da scoprire che riserva angoli sorprendenti e uno splendore artistico veramente notevole. Sì, anche a me piace molto quel dipinto, e del resto la neve conferisce ai luoghi un fascino particolare.
Grazie e buon pomeriggio!