mercoledì 15 dicembre 2021

In cerca di leggerezza - 12








Giunta a dicembre, e così pure alla fine di questa serie di post in tema di leggerezza, mi piace regalarvi un' immagine un po' fiabesca che mi affascina da tempo. Ma la sua luce, i colori, il modo con cui è disegnato il paesaggio e il fatto che sia il dettaglio di un dipinto che raffigura una Madonna, mi hanno indotto ad aspettare la vicinanza del Natale.
Tuttavia, anche se la Vergine è col Bambino, non si tratta di una Natività, ma di
una splendida tavola di Giovanni di Paolo (1398ca. - 1482), intitolata "Madonna dell'Umiltà" e conservata presso la Pinacoteca nazionale di Siena.

L'artista, esponente della scuola senese e al tempo stesso vicino allo stile del Gotico internazionale, ci offre raffinatissime opere nelle quali caratteri ancora tipici della pittura del Medioevo si fondono con le prime novità prospettiche del Quattrocento. E il dipinto che vedete, databile intorno al 1435, si pone in questa linea.

Come potete osservare dalla foto qui
accanto, Maria, chiusa in un manto scuro dalle linee sinuose ed eleganti, i capelli raccolti in un'elaborata acconciatura che va confondendosi con l'aureola, siede nel mezzo di un giardino.
Il riferimento all'umiltà è legato proprio al
fatto che non è in trono, ma sul terreno - humus, appunto - anche se appoggiata su di un panno che sembra riccamente decorato. Intorno, la circonda un piccolo frutteto - classico esempio di hortus conclusus che nell'arte sacra simboleggia la verginità - mentre, nel paesaggio retrostante, si scorgono due castelli fortificati e un corso d'acqua. Sullo sfondo, infine, a contrastare col colore scuro che caratterizza il resto della rappresentazione, campi coltivati e colline chiare si stagliano contro un cielo dalle tinte sognanti e piene di luce.

È stato quest'ultimo particolare di paesaggio a incantarmi, proprio per la commistione tra realtà e sogno.
Da un lato la concretezza degli
appezzamenti di terreno ben definiti e disegnati in modo da creare una profondità; poi gli alberelli scuri e gli stormi di uccelli - ci sono, ci sono, ingrandite la foto! - che popolano il cielo; ma dall'altro la fantasiosa raffigurazione di quelle collinette coniche tutte uguali e un po' stilizzate che sembrano uscite da un libro di favole. Tentativi di impostazione prospettica, certo, tuttavia ancora incerti e che nell'insieme ci riportano indietro nel tempo, alla fiabesca inventiva dei miniatori medioevali.
Del resto, Giovanni di Paolo non è nuovo a questo tipo di rappresentazione: un
paesaggio simile troviamo infatti anche nello sfondo di una celebre "Adorazione dei Magi" dipinta successivamente che potete ritrovare qui.

Ma nella "Madonna dell'Umiltà", dietro il paesaggio collinare, ad affascinarmi più di ogni altro aspetto è il cielo con i suoi colori digradanti dal blu cobalto al celeste, fino a una sfumatura più chiara, lievemente più calda e quasi rosata.
Un dettaglio di assoluto incanto, un particolare in cui affondare gli occhi e il cuore per lasciarsi pervadere dallo splendore di queste tinte smaltate e dalla leggerezza della rappresentazione.

Un paesaggio terreno e paradisiaco
insieme, che mi fa tornare con la memoria a certe immagini dei libri della mia infanzia.

Ma osservando le fasce orizzontali che vanno progressivamente schiarendosi dall'alto fino all'orizzonte, mi vengono in mente anche altri riferimenti, uno più antico e l'altro più recente. Il primo è quel "dolce color d'orïental zaffiro" di cui parla Dante nel I Canto del Purgatorio quando, dopo essere uscito dall' aura morta infernale, rivede finalmente il cielo di una tonalità tanto trasparente e luminosa da ricordare una preziosa gemma orientale.
Il secondo richiamo ci porta invece al Novecento perchè - prese a sè - le fasce
orizzontali di colore potrebbero aver ispirato, chissà!, anche certo espressionismo astratto presente, ad esempio, nei dipinti di Mark Rothko.

E per passare alla musica, torno a un brano che ho già pubblicato qui tra i primi, la bellezza di undici anni fa. Ma non posso non condividerlo ancora perchè - a mio avviso - in fatto di gioia e di leggerezza è uno dei pezzi più significativi che l'intero panorama musicale ci possa offrire.
Si tratta del celeberrimo coro "For unto us a Child is born" dal "Messiah HWV 56" di
Georg Friedrich Haendel (1685 - 1759), nel quale il compositore ha messo in musica i versetti del profeta Isaia al cap.9, che prefigurano la nascita di Cristo. Qui, le varie voci che si inseguono ora con delicata freschezza, ora con grandiosa solennità ci conducono davvero in un'atmosfera d' impagabile gioia.
Interessante il fatto che l'aria non sia originale, ma appartenga a questo  Duetto 
intitolato "No, di voi non vo' fidarmi" che lo stesso Haendel aveva scritto in precedenza e che, insieme ad altre melodie, ha riutilizzato all'interno del "Messiah". La cosa non deve stupire perchè, nell'epoca barocca, era prassi abbastanza consueta che un musicista riproponesse altrove arie che in precedenza avevano avuto successo. E non dimentichiamo che Haendel aveva composto il celebre Oratorio nell'arco di poche settimane.

Detto questo, vi lascio alle due clip video. Due perchè la prima è l'esecuzione della London Symphony Orchestra diretta da Sir Colin Davis che avevo proposto a suo tempo; la seconda invece è un' interpretazione dal ritmo più veloce - forse anche troppo - ma che ho apprezzato per l'entusiasmo e la gioiosa leggerezza con cui il direttore, Anthony Walker, guida il coro.
Non sapendo quale scegliere - la più scandita e misurata o la più 
trascinante? - le ho pubblicate entrambe anche perchè, sia nella prima che nella seconda, alcuni coristi sorridono e il direttore canta con loro.
Ma - e qui sta il bello!- lo splendore della musica è tale che, alla fine, ci ritroviamo a sorridere di cuore anche noi!

Buona visione e buon ascolto!

(Le foto sono prese dal web)

4 commenti:

Jerry OX ha detto...

Gracias para la musica !

Annamaria ha detto...

Gracias y bienvenido!

Gus O. ha detto...

Buon Natale Annamaria.

Annamaria ha detto...

Buon Natale a te, Gus, e grazie!