mercoledì 22 dicembre 2021

Inverni

Giunti alle soglie dell' inverno, anche se meteorologicamente il freddo è già arrivato da giorni, oggi mi piace ricordare alcune composizioni musicali dedicate proprio a questa stagione.

Se numerose sono le emozioni che, di tempo in tempo, la musica ci ha regalato e svariati i temi in cui si è addentrata, la descrizione della natura è uno di quelli che hanno suscitato più volte l'interesse dei compositori.
C'è infatti un filo che, dal Rinascimento in
poi, attraversa i secoli arrivando fino al Novecento.
È un'attenzione ai fenomeni e ai suoni della natura in un primo momento
riprodotti solo per onomatopea - come fa nel Cinquecento Clément Janequin con "Le chant des oiseaux" - poi ricreati con maggiore ampiezza descrittiva e infine colti nei loro effetti emotivi ed evocativi.
Penso - solo per citarne alcuni - a diversi brani di Vivaldi o di Haendel; al
temporale nella Sinfonia "Pastorale" di Beethoven o all'incanto della sua Sonata "Al chiaro di luna"; allo scorrere dell'acqua ne "La Moldava" di Smetana e in certi brani di Debussy e Ravel; alla "Sinfonia delle Alpi" di Richard Strauss e via dicendo. Brani diversi fra loro proprio per l'intento dei vari compositori ora di descrivere, ora di evocare, ora di tradurre in note la realtà esterna, ora invece di riprodurne l'eco e le risonanze interiori.

Ma l'attenzione alla natura ha preso spesso in considerazione anche il succedersi delle stagioni con gli eventi meteorologici che le contraddistinguono. Celeberrimi a questo riguardo, i quattro Concerti di Vivaldi, esempio di musica a programma in cui, sulla traccia dei sonetti dedicati appunto alle varie stagioni, il compositore ne ha descritto in note i caratteri.
Tuttavia, se pure è il più famoso, Vivaldi non è il solo ad aver affrontato
l'argomento. Ricordiamo dopo di lui Haydn con l'Oratorio "Le stagioni" per soli, coro e orchestra; Tchaikovsky con i dodici brani per pianoforte dedicati ai mesi che portano appunto il titolo di "Stagioni op.37"; e su su fino ad Astor Piazzolla con la suite "Cuatro Estaciones portenas", opera di atmosfera molto diversa dalle precedenti e ispirata al tango argentino.

Oggi però, all' interno di questo tema, desidero soffermarmi in particolare sull'inverno. Ricordiamo a questo proposito Purcell con l'aria "Now Winter comes slowly"; ancora Tchaikovsky con la Sinfonia n.1 intitolata "Sogni d'inverno"; poi l'esuberante "Valzer dei pattinatori" di Waldteufeld fino a una composizione dal clima del tutto differente che è appunto "Invierno porteno" del già citato Piazzolla.
In tali brani, ora è il carattere complessivo della stagione ad essere messo in luce,
ora un singolo aspetto: il ghiaccio, il freddo tempestoso, la neve, il calore del fuoco o l'atmosfera di sogno. A questo proposito, non possiamo dimenticare l'incanto assoluto del "Largo" dell'Inverno di Vivaldi che potete trovare qui, dove il pizzicato dei violini descrive mirabilmente le gocce di pioggia, mentre la melodia ci restituisce un'aura di contemplazione e intimità.

Il brano di oggi, tuttavia, è in netto contrasto con il "Largo" vivaldiano non solo per il differente contesto cronologico e musicale in cui si ambienta, ma anche per la sua tempestosa irruenza. Si tratta dello "Studio in la minore n.11 op.25" di Chopin, chiamato "Winter wind" - Vento d'inverno - che qui ho pubblicato nella magica interpretazione di Maurizio Pollini.
Nati come esercizi per la destrezza, la resistenza e la velocità delle mani, in realtà
gli Studi del compositore polacco - sia dell'op.10 che dell'op.25 - si caratterizzano per la fusione di ardite sfide tecniche da un lato e intensa musicalità dall'altro, cosa che li ha resi subito a pieno diritto veri e propri pezzi da concerto.
Questo che vi propongo è un brano di vertiginosa difficoltà, non solo per la
velocità che - a parte le prime quattro battute - la sua esecuzione richiede, ma per la necessità che, nell'inarrestabile cascata di note, le mani lavorino in modo pressoché indipendente. Dopo le prime quattro lentissime battute, la melodia irrompe impetuosa proprio come un vento sferzante, una tempesta che non dà tregua; e mentre la destra si produce in una sequenza ininterrotta di scale e arpeggi, la sinistra con i suoi accordi riprende il tema delle battute iniziali costruendo la melodia.
Un pezzo di Chopin ricco di impeto romantico e capace di trasformare il virtuosismo in vero linguaggio artistico.

Buon ascolto!

(La foto, presa dal web, riproduce il dipinto di F.Goya intitolato "L'inverno" o "La tempesta di neve", conservato al Museo del Prado, a Madrid). 

 

8 commenti:

Pia ha detto...

Ma che meraviglia questo brano! Sembra proprio di sentire il vento imprevedibile oltre che impetuoso.
Sono passata anche per lasciarti il mio augurio di un felice e sereno Natale. Un forte abbraccio Annamaria, ciao.

Annamaria ha detto...

Grazie mille di essere passata qui, cara Pia, e auguri di un sereno Natale anche a te!
Ricambio con tutto il cuore il tuo abbraccio!

Gus O. ha detto...

Molto bello.
Buon Natale Annamaria.

Annamaria ha detto...

Grazie di cuore, Gus, e Buon Natale anche a te!!!

Stefyp. ha detto...

Grazie cara Annamaria, per questo brano molto intenso e impetuoso. Ti lascio il mio augurio per un Natale in serenità e armonia. Abbraccione, Stefania

Annamaria ha detto...

Grazie, cara Stefania! Coltiviamo la speranza per un futuro migliore!
Buon Natale a te e famiglia!!!

Marco Capponi ha detto...

Una bufera si è scatenata sulla tastiera del pianoforte, ma come tutte le tempeste se ne va e lascia il sereno. Buon inverno! mc

Annamaria ha detto...

E' proprio così, Marco. Grazie e buon inverno a te!