mercoledì 8 dicembre 2021

"Le regole del pianoforte"

Uscito lo scorso ottobre per i tipi dell'editrice Solferino, "Le regole del pianoforte" è il settimo libro del compositore Giovanni Allevi.
Tuttavia il titolo non deve trarre in inganno il lettore,
inducendolo a pensare che si tratti di un testo tecnico rivolto solo agli addetti ai lavori.
Sono regole, certo, trentatré regole illustrate in
altrettanti capitoli, ma - come precisa il sottotitolo - finalizzate a una vita fuori dall'ordinario.
E se rispetto ad alcuni dei precedenti libri del musicista
- cito i più recenti: "L'equilibrio della lucertola" (2018) e "Revoluzione" (2020) - la struttura narrativa qui è differente, sempre intensi sono tuttavia i riferimenti esistenziali e filosofici.

Il testo si apre con svariate indicazioni pratiche sul modo di accostarsi al pianoforte, ma il pensiero del compositore spazia poi sul significato dell'essere artisti e su quanto lo strumento possa divenire specchio per conoscere se stessi. Di ogni regola infatti Allevi indaga il senso profondo, lo spessore e la valenza esistenziale, perchè una musica che non voglia essere semplice intrattenimento nasce sempre da vertiginosi abissi.
E se da un lato suonare esige che ci si metta in gioco perchè le dita siano
espressione dell'anima, dall'altro il pianoforte ci pone di fronte alle nostre fragilità, a quella parte oscura di noi che non possiamo ignorare. Essere artisti è dunque atto rivoluzionario e coraggioso.

Interessante il fatto che il libro sia stato pensato ancora una volta in tempo di pandemia, per l'esigenza del compositore di sintetizzare i cardini della propria esperienza trentennale a tu per tu col pianoforte, in un periodo in cui l'emergenza lo ha tenuto lontano dal palco.
Ma il senso del testo sta anche nel suo offrire indicazioni per una disciplina
interiore cui tenersi legati nei momenti difficili, nei quali il rischio - oltre al virus - è quello dell'omologazione o della scelta di ciò che appare più facile e più immediato. Proprio a questo proposito, a mio avviso sarebbe importante che il libro fosse letto anche dagli adolescenti perchè, nel segno del pianoforte, Allevi ha disegnato in realtà un percorso di crescita che valorizza l'unicità di ciascuno. E una vita fuori dall'ordinario, oggi, è proprio quella di chi cerca il proprio talento - qualunque esso sia - e vi resta fedele senza cedere alle lusinghe della facilità o dell'immediatezza.
Nel capitolo intitolato "Cerca il tuo suono" si legge infatti:

"Tu hai potenzialmente il tuo suono perchè nessuno ha vissuto i tuoi amori, le tue gioie, le delusioni, i momenti di incertezza. Nessuno ha il timbro della tua voce, le pause, le grida e i sussurri. Nessuno ha il tuo modo di porsi nei confronti del mondo, il tuo essere timido o estroverso, intellettuale o fisico. Nessuno ha il peso del tuo braccio, la leggerezza o la pressione delle tue dita. (...) Cerca allora il tuo suono a partire dalla tua voce parlata e dai tumulti dell'anima" (pagg.55 - 56). 

È muovendo dunque dalle ombre del cuore che ciascuno è incoraggiato a scrivere la propria musica per cercare luce e colmare la distanza fra cielo e terra, come ogni artista - secondo Allevi - è chiamato a fare. E basta leggere i titoli dei vari capitoli per notare che non sono semplici enunciati, ma ardenti esortazioni proprio in questo senso: "Sii un guerriero", "Guarda in faccia le tue paure", "Sii rivoluzionario!", "Tocca il tuo abisso"...fino alla regola finale "Fai della tua vita un'opera d'arte!". Esortazioni in cui brilla un fuoco che - a pag. 12 del testo - fa dire al compositore: "...grazie alla musica ritroviamo noi stessi e facciamo esperienza del divino in fondo alla nostra anima".

Proprio quest'ultima osservazione mi suggerisce il brano da associare al libro. Tratto dal recentissimo album "Estasi", s'intitola "Mindfulness", termine che sottolinea la piena attenzione al presente e la consapevolezza di sè.
Qui Allevi ha creato un pezzo intensamente meditativo, costruito su di una ritmica
di arpeggi ininterrotti che vanno esplorando armonie di grande respiro.
Un brano sostenuto e insieme delicato ascoltando e riascoltando il quale,
intrecciata alle sue note, si avverte l'onda segreta del celebre preludio bachiano che apre il I Libro del "Clavicembalo ben temperato".
Un'onda che scompare e riappare simile a un fiume sotterraneo, un preludio che
Allevi sembra aver interiorizzato al punto da farlo riaffiorare liberamente fuso alle sua musica, reinterpretandone ritmi, accenti e armonie alla luce della propria sensibilità e della propria inventiva.

Ma le suggestioni che "Mindfulness" ci regala vanno oltre il riferimento a Bach.

La voce del pianoforte ci presenta infatti sonorità energiche e profonde sulle ottave p
basse della tastiera, che vanno a sciogliersi in incantati pianissimo su quelle più alte. È proprio qui che il compositore ha creato i passaggi più delicati e sommessi: note lievissime e sussurrate che aprono squarci di sognante intimità. E possono suggerire la dolcezza di certe sere invernali, la magìa della neve, lo stupore di uno sguardo di bambino o il silenzio intatto della notte.
Immagini che la musica evoca riportandoci nel profondo di noi stessi e al tempo
stesso in una dimensione metafisica. Un po' come ci suggerisce la copertina del libro nella sua grafica, con i tasti che finiscono per librarsi in volo.

Buon ascolto! 

10 commenti:

giorgio giorgi ha detto...

Volo libero, questo mi suggerisce il brano. Volo libero di un uccello, così come la nostra vita dovrebbe in fondo essere, centrata sul qui e ora (mindfulness) in continuo mutamento. Spezzare le catene del rimanere sempre fedeli a obblighi di comportamento interiorizzati e resi obbligatori e privi di senso dall'abitudine, senza cadere prigionieri del cambiamento continuo e quasi ossessivo che non ha un senso costruttivo profondo.
Allo stesso modo, da un po' di tempo ho meno energie e tempo a disposizione per andare a visitare e commentare gli amici blogger, te compresa, perchè altre cose più impegnative e piene di senso mi assorbono.
Ma, come vedi, non ti ho dimenticato!
Grazie per la piacevolissima musicalità che trovo sempre nel tuo blog.

Luz ha detto...

Non conoscevo queste pubblicazioni di Giovanni Allevi, un artista che stimo molto.
Anni fa ho cercato di imparare a suonare, mi sarebbe bastato saperne le basi, ecco. Poi ho interrotto per motivi personali, ma in casa ho un bel Kawai che ogni tanto guardo con nostalgia.

Annamaria ha detto...

Grazie mille a te, Giorgio, di essere passato qui nonostante il poco tempo e i tanti impegni. Ma è bello avere attività che riempiono la vita di senso.
Bella anche la suggestione che ti ha dato il brano di Allevi: mi pare molto in linea con questa sua musica. In effetti gli arpeggi di Mindfulness, continui ma sempre nuovi, ci fanno respirare un gran senso di libertà.
Ti auguro una buona serata!

Annamaria ha detto...

Cara Luz, se hai in casa un bel pianoforte, non lasciarlo inutilizzato!!! Se ne può iniziare o riprendere lo studio anche da adulti. Lo dice Allevi stesso proprio in questo suo ultimo libro.
Ti ringrazio e ti abbraccio!

Gus O. ha detto...

Mi piacerebbe tanto saper suonare il pianoforte.

Annamaria ha detto...

Ti credo Gus! Ma si può iniziare anche in età adulta e lo si fa per la propria gioia. Qui, il pianoforte con cui Allevi ha registrato questo brano - credo che sia un Bosendorfer Imperial - ha una voce straordinaria, merito della tecnica con cui è costruito, ma naturalmente anche dell'abilità del pianista.
Grazie e buon pomeriggio!

Rossana Rolando ha detto...

"Una musica che non voglia essere semplice intrattenimento nasce sempre da vertiginosi abissi": lo condivido molto, credo valga per ogni vera produzione artistica. Grazie! Buon fine settimana.

Annamaria ha detto...

Grazie di cuore, Rossana! A pagina 156 del libro, Allevi scrive:"Se ti avvicini al pianoforte o alla composizione, poniti il sacro obiettivo di essere vertiginoso". Questo perché la musica deve ritrovare oggi il proprio ruolo di "porta verso l'infinito". E anch'io - come te - penso che ciò debba valere per ogni vera produzione artistica.
Buon fine settimana e un caro abbraccio!

Stefyp. ha detto...

Non so cosa si provi a suonare un pianoforte, perché non l'ho mai fatto, ma mi sono fatta l'idea che ognuno abbia la sua nota, intendo quella riferita alla sua anima e che il suonare, sia un modo di esternare ciò che si ha dentro, e l'ho scritto anche per la protagonista di in un mio racconto. Leggendo quello che scrivi e che dice Allevi comprendo di non essere andata molto lontana con l'immaginazione. Il brano che ci proponi ha fatto pensare anche a me ad un volo, un volo di note, ma anche di pensieri, un fluido in divenire che ti porta in un altro tempo.
Buona serata cara Annamaria e grazie. Un abbraccio, Stefania

Annamaria ha detto...

È proprio come scrivi, cara Stefania: ognuno ha la sua nota! In quella citazione del libro che ho riportato, dal capitolo intitolato "Cerca il tuo suono", Allevi intende dire proprio questo.
Quando al brano, mi piace molto la tua espressione "fluido divenire" perché rende bene l'andamento di quegli arpeggi.
Ti ringrazio e ti mando un abbraccio grande!!!