domenica 8 agosto 2021

Una chitarra per Bach

Sono testarda, chi mi conosce lo sa. Quando mi fisso sopra un'idea, non è facile farmela cambiare.
E così pure, quando trovo una musica e poi mi resta
dentro, non sono capace di dirle: "Ora stai quieta e tranquilla in lista d'attesa, prima o poi verrà il tuo momento!"
No, devo pubblicarla subito, pena un incredibile tormentone!

Il fatto è che, dopo l'ultimo post, la mia testa è rimasta irrimediabilmente catturata nella tela del mio ragnetto. Andatelo a vedere - il post, non il ragnetto! - così avrete i prerequisiti, e mi scuso del termine di burocratichese scolastico, per comprendere le ragioni di questo discorso.

Un ragno che tesse la sua tela - scrivevo più o meno alla fine - si muove piano, con delicatezza e regolarità, secondo una logica che gli consente di ordire trame lievi e impalpabili come l'aria, ma di bellezza e proporzioni simili a un ricamo.
Proprio questa regolarità per la quale l'animaletto sembra ripetere gli stessi movimenti
e creare le stesse formazioni setose mi aveva indotto, in un primo tempo, a dedicargli un brano di Bach caratterizzato da una struttura che si ripete sempre uguale dall'inizio alla fine. Il pezzo è quello che vedete qui nella foto, e se osservate lo spartito notate con chiarezza che ogni battuta, al di là di alcune alterazioni e modulazioni, è costruita da arpeggi simili.

Lo avete riconosciuto? Certo! Si tratta del famosissimo "Preludio in do minore BWV 999" che chissà quanti di noi hanno suonato nei loro primi approcci alla musica di Bach ma che, tra le sue caratteristiche, ha quella di essere piuttosto veloce, e questo mi faceva problema. Un ragno, nel tessere la sua tela, me lo vedo metodico ma lento e non potevo commentare il suo lavorìo con una musica così concitata. Speravo che youtube mi offrisse qualche esecuzione dal ritmo più tranquillo, ma non ho trovato nulla di accettabile. Così, la volta scorsa ho cambiato idea orientandomi su Tchaikovsky.

Però...ecco la mia testardaggine! Però non mi sono rassegnata a lasciar perdere il pezzo di Bach anche perchè, se pure non è lenta, l'interpretazione che ho trovato e che desidero condividere qui oggi, è molto accattivante.
Composto originariamente per liuto, il Preludio
è stato in seguito oggetto di numerose trascrizioni, prima per tastiera e poi per altri strumenti tra i quali la chitarra, ed è proprio per chitarra la versione che vi offro.
È il celebre Julian Bream, qui appena ventinovenne, l'interprete di questo brano
che è quasi una sorta di improvvisazione, come se andassimo a cena con amici in un locale e alla fine qualcuno ci dicesse: "Ci suoni qualcosa?". Ecco, dev'essere stato così.

La scena ci mostra infatti il chitarrista che, esortato dai compagni di tavolo, inizia a suonare tra la sorpresa dei presenti che, sia pure molto pacatamente, finiscono per essere catturati dalla musica. Interessanti i loro atteggiamenti, tutti molto composti e trattenuti sia da parte degli uomini che delle donne: dal tono un po' sussiegoso del signore col monocolo, all'attenzione intimidita delle signore che forse vorrebbero manifestare più vivo entusiasmo ma non osano, mentre la reazione più spontanea mi pare quella del giovane cuoco che si affaccia subito dalla cucina incuriosito.
Ma l'atteggiamento più godibile è proprio quello di Julian Bream: cogliamo infatti dall'intensità del suo sguardo un modo di sentire la musica tutto interiore, fatto di attenzione alle note e insieme di abbandono alla bellezza del Preludio del quale assapora ogni sfumatura, aiutando anche chi ascolta a gustare lo splendore del discorso bachiano.

Attraverso una sequenza di arpeggi dalla struttura ritmica regolarissima, nel brano si dipana infatti un cammino costituito da piccoli ma progressivi mutamenti, modulazioni che cogliamo soprattutto osservando la parte della mano sinistra. È qui che - contrariamente a ciò che accade di solito e con una sorta di inversione di ruoli non nuova in Bach - si snoda il tema, mentre gli arpeggi della destra fanno da accompagnamento.
Così, sulla base di tale struttura sempre uguale a se stessa, ci si apre davanti un paesaggio
musicale che è invece estremamente vario e va esplorando prima la malinconia e la drammaticità del tono minore, per riemergere poi in passaggi per un attimo luminosi e sprofondare di nuovo in note che spalancano suggestioni sconfinate.
Ma l'ultimo accordo in maggiore ci regala lo sprazzo di speranza del finale di
Piccardia che il chitarrista sottolinea col suo marcato rallentare.

Buona visione e buon ascolto!

(La foto nel riquadro è presa dal web)

 

4 commenti:

giorgio giorgi ha detto...

Musica da ragni, sia questa che quella del post precedente! E quella di Bach è una enorme, perfetta ragnatela?

Annamaria ha detto...

La musica di Bach può essere davvero paragonabile a una perfetta ragnatela: è una costruzione di suprema armonia, matematica e poesia insieme.
Grazie Giorgio!

Stefyp. ha detto...

Un momento conviviale coinvolgente che questi arpeggi di chitarra rendono anche intenso.
Bellissimo brano, la musica di Bach sempre molto affascinante, ti attrae nella rete con la sua grande armonia. Grazie, cara Annamaria, da ascoltare e riascoltare. Passa un buon venerdì.

Annamaria ha detto...

Coinvolgente, sì! A parte la bravura di Julian Bream, qui mi è piaciuta la scena che coglie - quasi come in una sorta di flash mob - le reazioni dei presenti.
Poi Bach...è Bach!
Grazie cara Stefania e buon pomeriggio a te!!!