Ho pensato a lungo a quale dipinto pubblicare per concludere la mia carrellata di "Donne col libro".
Il panorama degli artisti e delle opere su questo tema è infatti
decisamente vasto, soprattutto tra gli Impressionisti prima e nell'ambito della pittura del Novecento poi.
Così, ho spaziato per un po' da Monet a Mary Cassatt e a Berthe Morisot, poi da Matisse a Picasso senza decidermi non
perchè i loro dipinti non siano pregevoli, ma perchè non mi davano
quello "scatto" interiore che nasce quando un'immagine ti parla
subito quasi con essa si stabilisse un contatto personale.
Poi sono arrivata al quadro che vedete e qui sono rimasta: un dipinto di Giola Gandini (1906 - 1941) intitolato "Donna che legge"
e che - dai pochi dati di cui dispongo - penso sia conservato in una collezione privata.
Non si tratta di un nome tra i più famosi perlomeno nel panorama degli artisti
della prima metà del Novecento, eppure lo stile di questa pittrice - che sembra ereditare la lezione del post-Impressionismo e dei Macchiaioli - a mio avviso ha il fascino di una grande comunicativa.
Nata a Parma, Giola Gandini è poi vissuta prevalentemente a Venezia dove è morta - ci dicono le date - a soli 35 anni per le conseguenze della
poliomielite contratta da bambina. La sua produzione comprende ritratti, qualche scena di interno familiare e paesaggi veneziani a suo tempo molto apprezzati dai
contemporanei, mentre in seguito è stata dimenticata e riscoperta solo in questi ultimi vent'anni. In particolare, tra le varie retrospettive la più recente si è tenuta alla "Casa delle Muse" di Mirano nel 2014. Ma torniamo al dipinto.
È quel libro spalancato quasi al centro del quadro, sono quelle mani
aperte e intrecciate a sostenere il testo che mi hanno colpito. Non
sappiamo che cosa la donna stia leggendo, ma l'immagine ci suggerisce che ad assorbire totalmente la sua attenzione è un corposo volume.
E insieme mi prende il suo sguardo assorto, mi affascina la posizione in cui è ritratta che la vede da un lato staccata dal libro - quasi che, per comprenderne il contenuto,
occorra una certa distanza - ma al tempo stesso immersa nella lettura come se una corrente di silenziosa empatia si stabilisse tra lei e il testo.
Un atteggiamento che prende rilievo dall'estrema semplicità del dipinto e dal fatto che manca una sia pur minima ambientazione. A campeggiarvi è infatti solo la donna, messa in risalto dai colori - in particolare blu, beige e varie sfumature di verde - che ne delineano la figura contro lo sfondo facendone un'opera di grande compiutezza.
Mani aperte dicevo, che ci parlano anche di un'apertura del cuore. Sappiamo bene quanto siano espressive le mani in certi ritratti e non solo. Basti pensare a quelle dei musicisti - e qui ricordiamo che la Gandini suonava il pianoforte - ma anche a quelle di ognuno di noi: tutti abbiamo infatti in esse un singolare strumento comunicativo, specchio dell'anima come gli occhi, quasi un filo invisibile le connetta ai sentimenti e alle nostre emozioni.
E poi lo sguardo: un'espressione assorta, riservata e dolcemente malinconica, segnata da lievi occhiaie, insieme a una pacatezza tutta femminile che mi pare emerga dalla capacità introspettiva della pittrice e dal fatto che - appunto - è una donna a dipingere una donna.
Così, mi piace commentare questa immagine con una musica di grande fascino, pervasa della stessa dolce malinconia che leggiamo nel viso della protagonista del dipinto.
Si tratta di un brano di Giacomo Puccini (1858 - 1924): l' "Adagetto in Fa maggiore per orchestra da camera SC51" scritto tra il 1881 e il 1883 e rimasto incompiuto. Un frammento probabilmente destinato a una composizione più ampia e trascritto poi da Riccardo Chailly.
Mi è parso davvero un piccolo gioiello dal tono intimo al tempo stesso intenso, delicato e arioso come nuvole nel cielo e ricco della straordinaria capacità introspettiva dell'arte pucciniana. È stato questo che mi ha sollecitato ad associarlo al dipinto nel quale, sul viso della donna che legge, possiamo solo intuire il passaggio delle diverse emozioni suggerite dal libro, emozioni che essa non svela, ma che il suo atteggiamento pacatissimo e dolce, e la musica di Puccini, ci aiutano a immaginare.
Buon ascolto!
8 commenti:
Beh, stavolta hai veramente superato te stessa!
1) Scelta del quadro perfetta per simboleggiare il rapporto intimo e profondo del femminile col libro.
2) Commento al quadro esaustivo che lascia veramente poco spazio per aggiungere qualcosa.
3) Abbinamento col brano di Puccini che si fonde perfettamente con il dipinto.
Il mio voto è 110 e lode!!!
Come regalo di laurea di metto il link di un video che è in tema col post e che spero ti piaccia. E' realizzato dalla biblioteca di un piccolo comune spagnolo e mostra una serie di quadri che hanno come soggetto delle persone che leggono, molte delle quali sono donne.
Buona visione!
https://www.facebook.com/watch/?v=542124379822452
Ma grazie a te, Giorgio, delle tue parole di apprezzamento e del 110 e lode!!! Ora devo andare a comprarmi un serto di alloro!...
Scherzi a parte, sono contenta che le mie piccole scelte abbiano fatto centro.
Grazie anche del link che ho trovato quasi subito: corrisponde alla pagina Facebook "Sappho Books Café & Wine Bar" ma il video - come dicevi - è spagnolo ed è bellissimo!!!
Buon pomeriggio!
Molto bello il post, con la presentazione pittorica e la scelta musicale (dolcissima). Colpiscono anche me le grandi mani, segno di accoglienza e contenimento, simbolo di povertà (pronta a ricevere) e ricchezza (consapevole del proprio bisogno): mani che conoscono la grande apertura contenuta nel gesto del leggere e si fanno grandi... come se in quelle mani si nascondesse tutta la personalità. Un caro abbraccio, Rossana.
Proprio così, cara Rossana, hai colto benissimo il cuore del dipinto:le mani.
Mani grandi delle dita lunghe e affusolate da pianista, ma insieme espressione della personalità della donna.
E come scrivi: "simbolo di povertà...segno di accoglienza...che conoscono la grande apertura contenuta nel gesto del leggere..."
Grazie di cuore e un abbraccio grande!!
Cara Annamaria, che dire? Il tuo occhio e la tua sensibilità hanno già colto tutta la bellezza del dipinto e ce l'hai trasmessa attraverso la tua accurata descrizione. Osservando il quadro non può sfuggire la dolcezza dello sguardo della donna, intenso e concentrato nella lettura del libro. Le pagine sfogliate fanno pensare che la protagonista del ritratto si trovi a metà di una storia che l'avvince. E' probabile, come dici tu, che le grandi mani siano proprio espressione della sua personalità, o del suo dominio sulla scena,priva di altri elementi di fondo.
L'aria di Puccini è superba, di una dolcezza struggente e ben associata con il quadro. Un post molto bello che ho molto apprezzato. Grazie e buona serata a te. Un abbraccio, Stefania
Sì, cara Stefania, è proprio la dolcezza dell'atteggiamento della donna a colpirmi ogni volta che osservo il dipinto, insieme a quella corrispondenza interiore che si stabilisce tra lei e il libro che tiene nelle mani. Un'immagine comunicativa al massimo e decisamente riuscita.
E poi Puccini è davvero struggente.
Grazie del tuo apprezzamento e un abbraccio di buona serata!!!
E' un bel Post.
Che ti somiglia.
Ti ringrazio, Frida!!
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