domenica 8 novembre 2020

Il fermacarte

Sta sulla scrivania del mio studiolo da non so quanto tempo - anni forse - con qualche interruzione relativa al periodo in cui ho risistemato la stanza. Allora lo avevo quasi dimenticato in un cassetto e l'ho riportato alla luce da non molto.
Parlo dell'oggetto che vedete: un fermacarte
comprato in un periodo così lontano che - al contrario di altri soprammobili di cui ho in mente benissimo la provenienza - non ricordo dove posso averlo acquistato. Forse in un negozio qui vicino, ma potrebbe darsi anche all'estero.
In ogni caso, la piccola etichetta incollata alla sua base non mi aiuta.
Però mi piace ancora come mi era piaciuto subito: una sfera trasparente che ricorda un
po' quelle con la neve che incantavano la mia infanzia.

Ma qui ad affascinarmi è stato quel preludio di primavera sotto vetro fatto di
piccoli nontiscordardimé - almeno così mi pare - che mi regalano un senso di freschezza, nonostante siano fiori secchi. Una sorta di natura morta casalinga, eppure per me vivissima perchè racchiude e rappresenta sogni e speranze.
Se infatti non ricordo il luogo dove l'ho comprato, ho ben presente invece
l'impulso che mi ha spinto a scegliere quel fermacarte e portarmelo a casa: paradossalmente - come scrivevo - un desiderio di freschezza al quale questo piccolo oggetto mi pareva rispondere nella sua semplicità.
E rivederlo sulla mia scrivania ha un significato di particolare speranza proprio og
gi che siamo un po' tutti fiori sotto vetro, in attesa di una primavera che ridia aria, fiato e respiro alle mille relazioni e attività che questo tempo - almeno sotto certi aspetti - ha di nuovo interrotto.

Allora, al mio piccolo fermacarte desidero associare una musica fatta di splendore e intimità: il "Notturno op.27 n.2 in Re bemolle maggiore" di Chopin. Sì, proprio quello di cui vedete le prime tre battute nel frontespizio di questo blog!
Si tratta di una pagina di rara limpidezza e cantabilità, un lento sostenuto ricco di arpeggi e di modulazioni insieme a una serie di delicatissimi trilli e abbellimenti: ariose fioriture di note che somigliano al soffio di un vento leggero o a un fremito d'ali. Un brano che ci introduce in un'atmosfera lieve come i colori dei fiorellini che vedete nella foto: dal viola al glicine, dal celeste al rosa, leggiadre sfumature al pari
del più dolce fraseggio di una melodia.
Eppure, dopo l'intimità iniziale, il pezzo si fa impetuoso ed energico, martellante come un grido
d'anima fermo e risoluto, come i sogni a lungo tempo trattenuti e
finalmente liberati, simili ad aquiloni che volano alti a garrire nell'azzurro.
Se infatti prima il compositore esprime la propria interiorità con toni di pacata
dolcezza, poi sprigiona invece una toccante potenza sonora, come se le svariate fioriture che coviamo nel cuore esplodessero improvvise in tutta la loro pienezza e autenticità.
Infine, il brano torna a farsi più lento - gli ultimi accordi appena sussurrati -
quasi Chopin, dopo aver colto il nucleo caldo della Bellezza ed essersene lasciato rapire, si ritraesse a custodirne nel segreto, con inquieta nostalgia, tutto l'incanto.

Buon ascolto!

10 commenti:

Gus O. ha detto...

Chopin appaga immediatamente il desiderio di freschezza.
Molto bello.
Grazie Annamaria.

Annamaria ha detto...

Sì Gus, Chopin è sempre grande, ma questo notturno è particolarmente limpido nella melodia e nella varietà del suo andamento.
Grazie e buona settimana!!!

Stefyp. ha detto...

Un brano di una dolcezza e trasporto di ampio respiro. Notevole quest'aria che culla e rilassa la mente.
Grazie, come sempre, per questo momento piacevole che ci regali. Un abbraccio e buona serata, Stefania

Annamaria ha detto...

Grazie, Stefania! E' davvero un incanto questo brano, forse quello che amo di più tra i Notturni perchè, nella sua alternanza di tonalità maggiore e minore, ha la capacità di sorprenderci in continuazione.
Buona serata a te e un abbraccio!!

Rossana Rolando ha detto...

Pensa la "consonanza" o la "corrispondenza"... non so come chiamarla: il post che ho elaborato in questi giorni e che pubblicherò prossimamente riguarda le "cose" che amiamo, di cui ci circondiamo, quelle cose che rappresentano una sorta di esteriorizzazione di noi stessi, della nostra interiorità. E Chopin mi pare maestro di intimità. Un abbraccio grande.

Annamaria ha detto...

Sono felice di questa "consonanza", cara Rossana, e non vedo l'ora di leggere il tuo nuovo post sulle cose che ci rappresentano.
Bella e centrata anche la tua definizione di Chopin come "maestro di intimità".
Grazie e un abbraccione di buona serata!!!

Anna Bernasconi Art ha detto...

Un oggetto che ti si addice così tanto da aver reso irrilevante la sua origine, l'importante è che sia lì a rasserenarti lo sguardo, un oggetto a suo modo davvero "prezioso"!

Annamaria ha detto...

Certo, Anna! Gli oggetti - anche i più piccoli e quotidiani - a volte si caricano delle nostre percezioni e vi ritroviamo una parte di noi stessi.
Grazie e buona giornata!!!

Marina ha detto...

Lascio qui un commento, dopo avere fatto un giro nel tuo blog. Trovo che l'idea di focalizzare ogni riflessione su un brano musicale sia straordinaria, sia perché tutta la mia vita è imbevuta, intessuta, impregnata di musica e ne percepisco tutto il valore, sia perché adoro la musica classica e ho un figlio che studia pianoforte al conservatorio, dunque conosco molti dei brani che hai condiviso, compreso questo meraviglioso Notturno di Chopin.
Continuerò con piacere a seguirti.

Annamaria ha detto...

Benvenuta qui, Marina, e grazie del tuo commento! Sono felice che la musica classica sia di casa anche per te e complimenti per tuo figlio!!!
Io non ho frequentato il conservatorio e di conseguenza le mie non sono analisi tecniche dei brani per le quali occorre ben altra competenza. La mia è solo una passione nata durante l'adolescenza ma mai abbandonata, una passione che si nutre di tanto ascolto. E sono contenta di poterla condividere con te.
Grazie di cuore!!!