giovedì 8 ottobre 2020

Donne col libro - 10

F. Frotzel : "The old bookcase",  Vienna - Galleria del Palazzo del Belvedere

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
È uno solo, questa volta, il dipinto su cui ho scelto di soffermarmi per la serie di post intitolata "Donne col libro". Ma è una rappresentazione che mi ha parlato al primo sguardo, forse perchè mi ci sono rispecchiata subito e in qualche modo ritrovata.
Si tratta di un quadro di Friedrich Frotzel (1898 - 1971), pittore viennese contemporaneo di Klimt e di Schiele, vissuto quindi in un periodo di grande fervore artistico, ma ricordato soprattutto per alcune nature morte e il quadro che vedete, probabilmente la sua creazione più celebre.

Una ragazza ritratta di spalle siede davanti a un vecchio armadio zeppo di libri altrettanto vecchi. Testi di scuola? Volumi antichi? Ricordi del passato?
A ben guardare, non sono solo libri - alcuni un po' squinternati o con la copertina usurata dal tempo - ma fogli, quaderni, cartellette, scartafacci affastellati nei vari ripiani in modo non sempre ordinato. Quello che vediamo sembra uno di quegli armadi che forse in tanti abbiamo avuto nelle nostre case o in una soffitta, dove conservare i ricordi che hanno segnato il nostro percorso scolastico e sui quali non è possibile ritornare senza soffermarsi con nostalgia.
 
L' immagine mi riporta alla mente i pomeriggi in cui - ormai anni fa - ho dovuto svuotare la vecchia casa in cui avevo trascorso la mia adolescenza e anch'io, come la protagonista del dipinto, ho indugiato a lungo su testi ritrovati, quaderni, diari...persino alcuni temi del liceo con tanto di giudizio del mio amatissimo professore di Italiano! 
Ricordi preziosi che ci restituiscono un mondo come se all'improvviso, ritrovando carta, grafia, note o appunti del passato, ci potessimo immergere nelle atmosfere di un tempo favoloso, distante e al tempo stesso vicino. Distante come capitoli di un libro ormai chiusi e vicino come possono esserlo reperti archeologici che ancora ci parlano, tanto sono radicati e vivono in noi.
 
Mi è capitato spesso di pensare a quanta ricchezza di vita ci possono restituire i vecchi libri che abbiamo in casa a cominciare dai testi di scuola, non solo per il contenuto che essi offrono, ma perchè - al pari di tanti altri oggetti - ci riportano quasi intatta l'atmosfera degli ambienti frequentati o il sapore di particolari eventi che ci hanno segnato. Del resto, la vita stessa somiglia a volte alle pagine di un libro: anni simili a capitoli aperti e poi conclusi, alcuni complessi e articolati come una sintassi ciceroniana, altri più brevi e stringati - tacitiani direi - e tuttavia talora non meno difficili da comprendere.
 
Giuseppe Maria Crespi (1665 - 1747): "Libreria"
Ma torniamo al dipinto. 
Non è nuova nel tempo la rappresentazione di libri nei loro scaffali. Possiamo tornare indietro fino alle tarsie lignee dello "Studiolo" di Federico da Montefeltro nel Palazzo Ducale di Urbino, o - circa due secoli dopo - al celebre quadro di Giuseppe Maria Crespi che vi riporto a lato, da cui forse Frotzel potrebbe aver tratto ispirazione. 
Qui tuttavia c'è di più.
 
C'è una ragazza che legge a conferire alla scena un senso di intimità. 
L'armadio è vecchio e consunto: lo si nota dalle ante e dal vetro smerigliato, segno di uno stile che ci riporta indietro nel tempo. E la protagonista è forse solo di passaggio - è sua la borsa sullo sgabello lì accanto? - come pure improvvisato sembra il sedile altrettanto vecchio su cui si è fermata.
Eppure qualcosa ci parla del suo coinvolgimento interiore nella lettura del libro che ha tra le mani. Un fazzoletto caduto a terra e rimasto lì, il suo capo chino sul testo e tutta la sua persona che quasi entra nell'armadio come in un antico abbraccio possono suggerirci che abbia trovato qui un luogo appartato, un rifugio dove restare sola a far fiorire ricordi di vite passate. 
E il suo essere di spalle, se da un lato concentra l'attenzione sulla libreria, dall'altro è un modo per escludere il mondo esterno, a parte noi che guardiamo e in qualche modo partecipiamo alla scena.
 
Ma ritrovare un ricordo o uno scritto è un po' come riascoltare una musica che si dipana col suo ritmo e le sue svariate tonalità, parlandoci anch'essa con un linguaggio diverso ma altrettanto incisivo, se non di più.
Così, mi piace associare al dipinto di Frotzel un delicatissimo brano di Franz Schubert (1797 - 1828): il secondo movimento, "Adagio", dal "Quintetto per archi in Do maggiore op.163 D 956".  
Scritto dal compositore poco prima della sua morte e considerato dai musicologi quasi una sorta di testamento spirituale, il Quintetto si caratterizza per la dilatazione delle forme e alcune scelte tonali innovative.
L' Adagio - di cui la clip audio riporta solo una parte - è una pagina elegiaca di grande intimità e tono intensamente romantico: una melodia fatta di note ribattute che salgono progressivamente, prima luminose e poi drammatiche, prima pacate e poi inquiete. Ma i vari passaggi dal sereno Mi maggiore al cupo Fa minore vanno quasi sempre a sciogliersi in dolcezza.  
Una musica che sembra esplorare gli angoli nascosti dell'anima, con la stessa acuta, struggente intensità di un lontano ricordo ritrovato.

Buon ascolto!

12 commenti:

giorgio giorgi ha detto...

Sì, sono d'accordo con te. Casualmente ho visto il tuo post appena dopo aver finito di guardare su Sky Cinema 2 "Tramonto", un film di un regista ungherese che si sposa perfettamente con il brano di Schubert e con il quadro. E' ambientato a Budapest nei primi anni del '900, al tempo della ormai prossima fine dell'Impero Austro-Ungarico, appena prima della guerra mondiale. E' la storia di una ragazza orfana che torna a Budapest, sua città natale, da Trieste, dove aveva studiato, e lì entra in contatto con questo clima misterioso, in cui il vecchio che muore e il nuovo che avanza si mescolano e si combattono in atmosfere opache, nebbiose, fumose (il passato che muore mescolato al futuro che nasce faticosamente). Il tema principale del quadro, della musica e del film è, a mio parere, il passare del tempo.
La musica di Schubert mi è sembrata totalmente estranea alla nostra attuale società (quando mai oggi si sta ad indugiare tanto a lungo su una nota, su una sensazione, su un sentimento?). I tempi lunghi non sono più concessi dalla civiltà della fretta. Allora ecco che viene in mente la donna del quadro, che si prende tutto il tempo per guardare e leggere i libri dentro l'armadio, che rappresentano i tempi lunghi di chi li ha scritti e del tempo, che li ha conservati. La conservazione, altro termine in disuso: tutto si butta oggi: i libri vengono prodotti come oggetti di consumo, devono essere letti velocemente e ogni anno devono essere sostituiti da altri, che spesso sono piuttosto superficiali, creati per il consumo.
Ma il passare del tempo è anche l'enigma della nostra vita: cosa tenere del passato, cosa è stato veramente importante, quali sono nella nostra esperienza di vita passata i "classici" che non perdono di valore e di senso nel tempo? La durata, grande qualità delle cose e dei rapporti, che forse più di ogni altra cosa ci dà sicurezza ma che deve essere viva, come una musica, un quadro, un film che ti toccano il cuore.
(Scusa la lunghezza, ma i tuoi post sono una miniera di stimoli).

Gus O. ha detto...

L'adagio di Schubert è la migliore compagnia per la pittura di Frotzel nel quadro della donna col libro.
Annamaria. hai scritto un post meditativo. Bellissimo.

Annamaria ha detto...

Ma non scusarti, Giorgio, della lunghezza del tuo commento! Invece arricchisce e sviluppa gli spunti offerti dal mio post. Non conoscevo il film di cui parli e ti ringrazio della segnalazione.
E' vero, la musica di Schubert con i suoi tempi dilatati e il suo meraviglioso indugiare sulle note non si accorda con la fretta della nostra società più che mai proiettata verso una sorta di frenesia. Tutto viene consumato velocemente e altrettanto velocemente dev'essere rimpiazzato. Invece la musica classica, l'arte e la poesia ci insegnano di nuovo la bellezza riposante del sostare a "farci raggiungere dalla nostra anima", come dice un antico racconto.
Grazie di aver posto l'attenzione su questo, come sul tema del passare del tempo, della conservazione e della durata.
E ancora a proposito di Schubert, c'è un altro brano dai tempi lunghi che adoro e ho pubblicato qui tempo fa: l'Andante con moto del Quartetto intitolato "La morte e la fanciulla". Ma certo lo conoscerai già.
Buona giornata!

Annamaria ha detto...

Grazie di cuore, Gus! Sono contenta che questo Adagio di Schubert ti sia parso in sintonia con l'atmosfera creata da Frotzel. E a proposito di brano meditativo, come scrivevo a Giorgio, amo molto anche il secondo tempo del Quartetto "La morte e la fanciulla": triste, ma incantevole nel suo ritmo e nel suo fascino. E sicuramente anche tu lo conosci bene.
Buona giornata!

giorgio giorgi ha detto...

Vuoi sorridere?
Il movimento del quartetto di Schubert che hai citato è nella colonna sonora del film di cui ho parlato: apre il film all'inizio e lo chiude alla fine!!!
E così abbiamo chiuso il cerchio...

Annamaria ha detto...

Ma dai...bella questa coincidenza!
Grazie mille Giorgio!

Carmine ha detto...

Si ripercorrono momenti persi, ho ritrovato a casa dei miei un po' delle mie vecchie cose da ragazzo.
In genere tendo a buttare via a non farmi condizionare dal passato ma devo dire che mi ha fatto enorme piacere scoprire quel "noi" bozzolo dimenticato, mi sono detto tra e me e me ero meglio di quello che mi ricordavo :-))

Annamaria ha detto...

Eh sì, Carmine! Si ripercorrono momenti che credevamo persi, ma che gli oggetti, i vari scritti o i libri, ci restituiscono talora con una carica quasi intatta di ricordi ed emozioni! E si ritrova con gioia quello che hai definito benissimo come "bozzolo dimenticato".
Grazie di cuore!

Stefyp. ha detto...

Cara Annamaria, splendido questo post, una vera chicca da rileggere, riascoltare in tutta la sua intensità. L'aria romantica e languida, a mio avviso, del brano di Schubert ben si associa alla nostalgia dei ricordi che credo sia quello che volesse rappresentare il pittore nel dipinto: dall'armadio molto vecchio pieno di volumi e carte (magari lettere)... al fazzoletto per terra, forse appena usato dalla donna per asciugare le lacrime richiamate dalla nostalgia di certi ricordi...
La mia naturalmente è una visione un po' fantasiosa ma è ciò che mi ha fatto pensare il quadro.
Grazie carissima, buona giornata a te e un abbraccio Stefania

Annamaria ha detto...

Il bello delle opere d'arte, cara Stefania, è proprio il fatto che - naturalmente entro certi limiti per non snaturarne il senso - la nostra immaginazione può volare immaginando situazioni fantasiose e qualche volta sovrapponendo ad esse il nostro vissuto. In questo dipinto io mi sono rivista, qualche anno fa, alle prese con i ricordi della mia vecchi casa...
Poi anche Schubert fa la sua parte con un brano decisamente nostalgico.
Grazie e buona giornata a te con un abbraccio!

Rames GAIBA ha detto...

Ho condiviso come link (Barra a destra, in fondo) il suo interessante blog sul mio "CANTO alle RONDINI" https://cantorondini.blogspot.com/

La seguirò con attenzione.

Rames GAIBA

Annamaria ha detto...

Mille grazie della condivisione, gentile Rames GAIBA! Andrò volentieri a leggere il suo blog.
Buona giornata!