martedì 23 giugno 2020

Boogie-woogie???...

(Foto presa dal web)
Non è mia abitudine scrivere post di carattere celebrativo in occasione di particolari ricorrenze: mi sembrano a volte un po' forzati e formali. 
Inoltre - come chi mi legge avrà certo constatato - nella scelta degli argomenti e dei brani preferisco affidarmi alla spontaneità, saltando allegramente di palo in frasca per seguire l'impulso del momento.
 "Va' dove ti porta la musica" si potrebbe infatti intitolare questo blog, se volessi parafrasare il titolo di un famoso romanzo di Susanna Tamaro.

Del resto, se dei vari musicisti mi soffermassi a celebrare date di nascita o di morte, centenari, bicentenari e via dicendo, non mi basterebbe il calendario. Dovessi farlo però, inizierei da Bach col quale - lo sapevate? - condivido gioiosamente il mese di nascita! E a dire il vero non soltanto con lui, ma anche con Vivaldi, Haydn, Chopin, Smetana, Rimsky-Korsakov, Ravel e Piazzolla solo per citarne alcuni!
"Ma che?...Sei andata a cercare le date di tutti e inalberi queste coincidenze come un blasone di nobiltà???" - sento qualche vocetta un po' sconcertata. 
Perchè no???...Con alcuni compositori condivido addirittura giorno di nascita e segno zodiacale - vorrà pur dire qualcosa! - senza contare poi che ci sono quei musicisti che a marzo, invece di nascere, sono passati a miglior vita.

È tra questi ultimi che figura nientemeno che Ludwig van Beethoven e - a parte gli scherzi - proprio per lui oggi ho deciso di fare un'eccezione scrivendo un post celebrativo. I motivi sono due.
Il primo è appunto un anniversario: ricorrono nel 2020 i duecentocinquant' anni dalla nascita del compositore, venuto alla luce esattamente il 16 dicembre 1770 e morto il 26 marzo 1827. Ma il secondo motivo è musicalmente più goloso e accattivante. Per gli esperti non sarà certo una novità, ma per me che esperta non sono è stata una sorprendente e magnifica scoperta. Mi spiego.

Lo sapevate che è Beethoven l'inventore del boogie-woogie? E in qualche modo anche del jazz e del ragtime?
Ebbene, se per caso avete qualche dubbio, ve ne convincerete subito dopo aver ascoltato il brano di oggi che riporta alcuni passaggi dal secondo movimento della "Sonata per pianoforte in do minore n.32 op.111".  
Si tratta dell'ultima delle sue sonate, scritta in quella fase finale del suo itinerario compositivo, in cui dalle note emergono suggestioni e ritmi nuovi rispetto al passato classico-romantico in cui la sua musica s'inquadra. Suggestioni e sonorità che, se non hanno sempre ricevuto il plauso dei contemporanei del musicista - convinti talora che quel magma di suoni fosse incomprensibile e frutto della sua sordità - sono state invece apprezzate in seguito come vertiginose anticipazioni del futuro.

Se già è straordinario il fatto che il compositore abbia costruito armonie facendole riecheggiare soltanto nella sua mente senza poterne ascoltare il suono, ancor più unica è - nel suo caso - la conseguenza della sordità. 
Forse proprio questa, infatti, gli ha concesso una più profonda sensibilità insieme al bisogno di dare libero sfogo alla propria anima, facendone sgorgare ritmi e accordi al di là delle regole compositive della sua epoca. 
Del resto, intuizioni del futuro e sfaccettature innovative si ritrovano anche in altri lavori dell'ultima produzione beethoveniana, dalla mirabile "Sonata op.106" - che potete ritrovare qui - ad alcuni Quartetti. Ma veniamo al brano.

Il secondo tempo della Sonata da cui il pezzo di oggi è tratto porta l'indicazione di "Arietta - Adagio molto semplice e cantabile" e si sviluppa come un tema con variazioni. Inizia lento, simile a una ninna-nanna dolce e malinconica, di seguito un poco più animata, per culminare poi in una sezione molto accesa e tornare infine a un andamento più tranquillo in cui il tema viene riesposto con delicatezza di trilli e cromatismi.
Si tratta di un brano che meriterebbe ben più ampio spazio di considerazioni. 
Ma quello che mi interessa sottolineare qui oggi è il passaggio dalla seconda alla terza variazione dove, sul tempo di 12/32, inizia una serie di arpeggi dal ritmo puntato che suonano come vere e proprie anticipazioni jazzistiche. Certo è la velocità, ma sono soprattutto gli accenti e l'andamento sincopato che ce lo dicono, riportandoci - ascoltare per credere! - al ragtime di Scott Joplin, allo swing o alla scatenata vivacità del boogie-woogie. 
Un Beethoven quanto mai versatile, in cui avvertiamo tutta la conoscenza del passato rielaborata con prodigiosa spregiudicatezza e libertà creativa, soprattutto se pensiamo che la "Sonata op.111" è del 1822, in largo anticipo quindi sui generi musicali citati che nasceranno tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, peraltro non in ambito europeo.
Insomma, un grandioso "Va' dove ti porta la musica" questo di Beethoven, ricco di tempestosa e potente energia, a dispetto della totale sordità o forse - chi lo sa?! - proprio per questa!!!
 
Nella clip-audio trovate le battute finali della seconda variazione e poi - a 0.29 dall'inizio - il passaggio alla terza che ci conduce in maniera marcata ed inequivocabile alla ritmica del jazz. Se invece volete ascoltare l'intero secondo tempo della Sonata per avere una visione d'insieme del suo sviluppo, eccovi il link: https://www.youtube.com/watch?v=4JojN1ffvSE.

Buon ascolto!

12 commenti:

Gus O. ha detto...

Magnifica Annamaria.
Un grande post.
Complimenti.

Annamaria ha detto...

Grazie, Gus! Passo i complimenti a Beethoven, naturalmente.
Buona giornata!!!

Luigi ha detto...

è vero Annamaria: sembra incredibile ma è proprio così; non avevo mai ascoltato questo brano ma, ancora una volta, mi conferma che Beethoven è stato il genio musicale che più di tutti ha anticipato i tempi!!!
Grazie

Annamaria ha detto...

Grazie, Luigi! E' stata una sorpresa anche per me questo Beethoven così straordinario, ma mi ha talmente entusiasmato che ho deciso di condividerlo subito qui.
Buon pomeriggio!!!

Anonimo ha detto...

Carissima Annamaria, è proprio vero che il tuo blog lo possiamo condurre alla parole di Susanna Tamaro "Va' dove ti porta il cuore" che nel tuo caso corrisponde a "Va' dove ti porta la musica". Bellissimo il festeggiate la tua nascita con la data di nascita di vari compositori! D'altra parte "Niente nasce dal caso", forse la tua data non è proprio una coincidenza…
E che dire del grande Maestro: "Ludwig van Beethoven" addirittura precursore del Boggie woogie del Jazz e del ragtime…
Mi sono commossa quando ho letto della sonata per pianoforte in do minore n32 op.111, sonata che mio figlio Gianluca, ha portato ad uno dei vari esami al conservatorio. Sonata da lui molto amata per le sue anticipazioni sul futuro.
E non è questa "L'anticipare il futuro", la prerogativa del genio musicale?
Un brindisi all'immenso Beethoven!
Adriana

Annamaria ha detto...

Certo, carissima Adriana! Anticipare il futuro è prerogativa del genio in tutti i diversi campi artistici e indubbiamente anche in quello musicale.
Un brindisi per l'immenso Beethoven quindi, ma anche per tuo figlio concertista e per la splendida Sonata op.111.
Grazie per questo tuo entusiasmo, un abbraccio a te e complimenti a Gianluca!!!

Rossana Rolando ha detto...

Nella monografia su Beethoven di Walter Riezler leggo la citazione: «"Beethoven è sempre tutto. Egli è la natura delle cose in circostanze immutabili"» (W. von Lenz) e il commento: «Queste parole colgono nel segno: anche quando Beethoven sembra perdersi in un'ebbrezza delirante, guarda pur sempre al mondo con immutata chiarezza. Quel che Goethe disse di Shakespeare vale anche per lui "Egli si accompagna allo spirito del mondo: come questo, egli pervade il mondo"».
Non so se queste considerazioni sono in sintonia con la particolarità del tuo post. Mi colpisce comunque la vastità del mondo beethoveniano, il tutto che rappresenta e contiene. Un abbraccio.

Annamaria ha detto...

Grazie, Rossana, di queste citazioni che colgono in pieno la vastità del mondo di Beethoven e della sua ispirazione. Il brano che ho pubblicato rispecchia una splendida dimensione di ebbrezza delirante, nella quale però il passato si fonde con quello che sarà il futuro. E ciò conferma il fatto che l'universo beethoveniano è ricco di molteplici dimensioni e - appunto - "pervade il mondo".
Un abbraccio grande a te!!

Stefyp. ha detto...

Ma è stupendo!! Che bellezza, grande Beethoven!
Un grazie particolare per questa proposta che è stata una scoperta speciale.
Un abbbraccione, e buon giovedì.
Stefania

Annamaria ha detto...

Hai sentito, cara Stefania, che sorpresa questo brano? Ti assicuro che è stato anche per me una scoperta speciale a testimonianza della immensa grandezza di Beethoven!!!
Buona serata e a presto!!!

Arrigo Lupo ha detto...

L'Arietta nel suo complesso è anche il trionfo del numero 3, elevato al cubo. Nelle ultime 2 variazioni, 4^ e 5^, ciascuno dei 9 sedicesimi del 9/16 è a sua volta suddiviso in 3 mediante terzine di biscrome (27 biscrome per battuta). Bach, a mia conoscenza (ma delle Cantate ne conosco solo circa la metà), una cosa del genere non l'ha fatta. C'è andato vicino nella Invenzione a 3 voci n.15 in si minore, in 9/16 senza le terzine di biscrome. Il metro ternario con suddivisione ternaria (9/8, 9/16, o 3/4 con le terzine di crome) mi affascina. Qui c'è un metro ternario con doppia suddivisione ternaria, che nella terminologia antica suona come modus perfectus cum tempore perfecto et prolatione perfecta.

Annamaria ha detto...

Grazie, Arrigo, di queste interessanti osservazioni tecniche alle quali, da sola, non sarei mai arrivata.
È bellissimo il fascino che esercita su di te il metro ternario e penso che ti venga spontaneo e naturale riconoscerlo nei vari testi.
Ciao!