
È la foto del mese di gennaio del mio calendario - toscano anche quest'anno, sì! - che presenta il panorama di San Gimignano affascinante come sempre, ma particolarmente suggestivo nel suo aspetto invernale.
Tante volte mi sono chiesta da dove nasca la mia passione per il paesaggio della Toscana con la sua varietà di angoli e di vedute. Ma non ho radici che mi leghino a questa regione, se non lo splendore delle tante opere d'arte incastonate nella sua terra dai colori caldi, tra colline dove le prospettive mutano ad ogni tornante, nell'aura di favola che la pietra antica dei casali porta con sé.
Me la vedo davanti tutti i giorni, sul muro della cucina vicino alla finestra.
Ad attirarmi è la sua luce, ora azzurrata ora più rosea: dal cielo venato qua e là di nuvole sottili, al biancore della neve segnato da una spera di sole che si disegna sul terreno in primo piano, mentre sullo sfondo fa più calda la pietra delle case. Un biancore che sottolinea il ritmo ordinato delle coltivazioni così come la sequenza ondulata delle zolle.
È il clima fiabesco che sempre la neve porta con sé, regalando panorami simili a presepi che hanno affascinato spesso pittori fiamminghi e impressionisti.
Un fascino che tuttavia risplende anche nella semplicità di una foto come questa, simile alla brezza leggera del quotidiano.
E me ne deriva una sensazione di pace, insieme - come sempre - al desiderio di inoltrarmi in quel paesaggio andandone a scoprire gli angoli più riposti, i particolari che a prima vista non si notano, ma che il sole - quello vero che al mattino entra dalla finestra - fa affiorare nella loro bellezza.
Un sole invernale anche il mio naturalmente, ma è proprio la sua luce discreta, non abbagliante, filtrata spesso da una nebbiolina che si dissolve piano, a posarsi sul calendario consentendomi di cogliere dettagli che a prima vista non so vedere. Una luminosità che apre al sogno perchè se ora svela, ora invece qua e là suggerisce soltanto. Così il panorama va dolcemente a fondersi con la nostra immaginazione.
E per accompagnare questi scorci di paesaggio non potevo che tornare a Mozart con un brano di grande fascino contemplativo: il secondo movimento, "Andante", dal "Concerto n.2 in Re maggiore per violino e orchestra K.211".
Si tratta di una pagina che, nel suo andamento riposante e nel respiro pacato del tema, benchè sia stata scritta dal compositore a soli diciannove anni ha già in sè i tratti inconfondibili dello stile mozartiano: quella cifra espressiva fatta di semplicità e profondità insieme, di equilibrio tra sorriso e sottile malinconia.
Ed è soprattutto il canto del violino solista ad offrircene i tratti, lievi come una brezza leggera e in armonia col pacificante splendore di queste immagini.
Buon ascolto!