venerdì 22 novembre 2019

"From Harmony..."

Orazio Gentileschi (1563 - 1639): "Suonatrice di liuto" (part.)
È con la gioiosa eleganza di un brano di Georg Friederich Haendel (1685 - 1759) che mi propongo di ricordare oggi Santa Cecilia, patrona della musica e dei musicisti.
"Ode per il giorno di Santa Cecilia HWV 76" è infatti la cantata scritta nel 1739 dal compositore e suddivisa - tra arie per voce solista e pezzi per coro - in dodici movimenti di cui vi riporto il terzo intitolato "From Harmony".
Qui, prendendo spunto da un poema dello scrittore inglese John Dryden, si afferma che è stata l'armonia celeste a dare inizio all'universo, tutto percorso da note che hanno poi raggiunto l'uomo. Il testo non è quindi incentrato in particolare sulla vita della Santa, ma è una lode alla potenza della musica quale principio ordinatore del cosmo. 
Esso recita infatti:
"Dall'armonia, dall'armonia celeste ha avuto inizio l'ordine universale. 
Di armonia in armonia, il suono ha corso attraverso tutto lo spettro delle note raccogliendosi infine nell'uomo."

È affascinante l'idea che ciò che muove la creazione sia, in realtà, musica e - a ben guardare - l'ipotesi di un'originaria vibrazione creatrice, come non è estranea ad alcune antiche civiltà, non è neppure così lontana dai più recenti studi di fisica quantistica.
Da Pitagora con la teoria della musica delle sfere, fino ad altri filosofi e letterati del mondo greco, latino e mediovale - basti citare Platone, Cicerone e Dante - si riteneva infatti che i corpi celesti nel loro movimento producessero un suono non percepibile dall'uomo, ma rappresentabile da rapporti armonici e matematici. 
In Dante in particolare, parecchi sono i passi della "Divina Commedia" in proposito, ma senza addentrarmi nelle numerose citazioni in cui si parla di armonia soprattutto nel Paradiso, mi basta ricordare due espressioni con cui il poeta, nell'Inferno, descrive invece la mancanza di luce: "là dove il sol si tace" (Inf. Canto I v.60) e "loco d'ogni luce muto" (Inf. Canto V, v.28).
Usa infatti un linguaggio efficacissimo nel significare - per negazione e attraverso la sinestesia - che i corpi celesti producono un suono, che la luce è vibrazione musicale e, se essa scompare, non solo si fa buio, ma tutto precipita in uno sconfortante silenzio.

Intorno alla musica delle sfere sono fioriti parecchi studi per tutto il periodo in cui la cosmologia si basava sul sistema geocentrico, ma anche dopo la rivoluzione copernicana, si continuerà a parlare di armonie planetarie. 
E oggi, le più recenti teorie fisiche che descrivono il comportamento delle particelle elementari, usano modelli basati talora su di una nozione di armonia che può essere ricondotta ad alcune intuizioni dei pitagorici e di Platone.
Se quindi l'universo è nato da una vibrazione che percorre i vari oggetti, potremmo davvero affermare che "l' Amor che move il sole e l'altre stelle" è musica che ci attraversa in continuazione, simile a una potente onda di energia, ieri come oggi.
Del resto, anche il Prologo del Vangelo di San Giovanni si apre dicendo: "In principio era il Verbo". E la Parola non è forse anche suono?

Abbandoniamoci allora al fascino e alla forza di questo brano di Haendel che crea un variopinto e luminoso universo di note: ora solenni, maestose e strutturate su grandi accordi, ora ricche della leggerezza melodica di scale ascendenti e discendenti, ma sempre intrise di profondissima gioia.
Ed è bello considerare che anche noi siamo frutto di questa armonia che dall'Alto ci ha pensato, e continua a risuonare nel tempo attraverso la nostra esistenza!

Buon ascolto!

2 commenti:

Rossana Rolando ha detto...

Bellissimo questo post, con il ricco richiamo all'armonia cosmica - letta in chiave scientifica, poetica (le stupende citazioni dantesche) e teologica - che trova nel brano di Haendel una sintesi gioiosa. Tanto più salutare oggi, nel tempo in cui (mi pare) siamo più inclini ad ascoltare le ragioni della disarmonia.

Annamaria ha detto...

Concordo con te, Rossana: talora siamo inclini ad ascoltare le ragioni della disarmonia. Ma proprio per questo mi sembra importante avere uno sguardo capace di cogliere certi segnali nel grande e nel piccolo, senza trascurare quel patrimonio culturale che - oltre alla scienza - ci parla di armonia attraverso le varie arti. Ma basterebbe anche solo leggere Dante...
Grazie e buona settimana!!!