sabato 16 novembre 2019

Un violino per Venezia

Ippolito Caffi (1809- 1866) : "Neve e nebbia sul Canal Grande"
Da dove ha origine l'ispirazione di un compositore?
In quale luogo segreto trova nutrimento la scintilla che egli avverte in sè e da quali recondite lontananze scaturiscono le sue note?
Non è sempre facile rispondere a queste domande perchè ogni autentica ispirazione nasce libera, e ogni musicista ha un suo originalissimo mondo da cui prendere spunto sia dentro che fuori dal proprio cuore.

Le note possono affiorare dal profondo talora quasi senza motivo, da un nodo di sensazioni inespresse che - misteriosamente - trova nei suoni il varco privilegiato per sciogliersi e venire alla luce; ma capita spesso che tante composizioni siano sollecitate da un fattore esterno. 
Può essere una persona, un evento, un dipinto, una storia a suscitare passioni o stati d'animo che poi si tradurranno in melodie sulla scorta della sensibilità di ciascun autore. Così pure, spesso sono i molteplici aspetti della natura a ispirare i musicisti e ne abbiamo numerosissimi esempi: dalla "Sinfonia Pastorale" di Beethoven alle "Scene del bosco" ("Waldszenen op.82") di Schumann, dalla "Moldava" di Smetana fino a composizioni quali "La Mer" o "Clair de Lune" di Debussy e molto altro ancora.

Ci pensavo proprio in questi giorni ascoltando Vivaldi - e come dimenticare a questo proposito le sue mirabili Quattro stagioni? - ma insieme vedendo le immagini dell'immane disastro provocato dall'acqua alta a Venezia. 
E mi chiedevo se - oltre al fascino che avrà certo esercitato sul compositore lo splendore fastoso di questa città - a creare l'intensa suggestione di alcuni suoi brani non siano stati proprio certi aspetti che di essa mettono in luce un disfarsi quotidiano a ogni frangersi d'onda. 
Non la Venezia leggiadra ed elegante dove i ponti si specchiano nei canali e la pietra dei palazzi sembra fiorire e farsi ricamo, ma quegli angoli sfatti dove l'umidità corrode le fondamenta su cui essa si regge e la laguna nel suo ondeggiare sottolinea la precarietà di un connubio - suggestivo e insieme sconvolgente - tra città e acqua. Una Venezia meno luminosa certo, ma ugualmente ricca di fascino, della quale - tempo fa - avevo già parlato in un post che vi ripropongo qui.
Ecco, mi sono chiesta se non sia stato anche l'abitare questa dimensione di precarietà a dare origine in Vivaldi a certi brani lenti dal fascino intimo e venato di malinconia, dall'atmosfera nebbiosa, dal canto sottile e struggente. 
Ascoltando le sue note, infatti, mi pare davvero che i contrasti che fanno della città un miracolo a fior d'acqua - e come scrivevo anni fa - in precario equilibrio tra cielo e abisso, abbiano avuto una parte significativa nell'ispirare il compositore a tradurre in musica l'intreccio tra eternità della bellezza e segreta consunzione del tempo.

Anche nel pezzo vivaldiano che vi propongo oggi - il secondo tempo, "Largo",  dal "Concerto n.1 per violino in sol minore RV 317" - si avverte un respiro crepuscolare che sembra farci cogliere tale consunzione e accompagnarci attraverso un'atmosfera simile a quella creata da Ippolito Caffi nel dipinto che vedete in alto. È un paesaggio cui la neve non conferisce luce o allegria, ma dove un cielo fosco si addensa sul Canal Grande, mentre dalla laguna, a renderne i tratti più indefiniti, avanza la nebbia: un' immagine per certi aspetti evanescente, che coglie il particolare clima di una città sempre bellissima.

E oggi che questa bellezza è così profondamente ferita, è il violino solista di Leonid Kogan che desidero dedicare a Venezia. 
Il suo canto, infatti, interpreta mirabilmente quello del "Largo" di Vivaldi, ora dolente e nostalgico, ora più dolce e aperto a sprazzi di sereno: note intrise di sconforto, ma anche simili a luci di speranza, per la città e per tutti noi chiamati ad essere custodi di tanto splendore.

Buon ascolto!

10 commenti:

eglissima egle ha detto...

Vivaldi mi porta alla maestosità di Venezia, ora piegata in ginocchio su un fiume di lacrime. Questa composizione è proprio la colonna sonora della bellezza e del pianto di questa città unica al mondo.
Grazie, cara Annamaria. Il mio quarto di sangue veneziano ora porta con sé questa marea triste e cattiva.
Un abbraccio.

egle

Annamaria ha detto...

E' un dolore grande per tutti ciò che è accaduto e ancora sta accadendo, perchè Venezia è patrimonio di tutti. Della Bellezza che ci è stata donata da chi ci ha preceduto dovremmo essere i custodi...e invece è tristissimo vedere lo stato in cui versa la città con i suoi abitanti, le sue attività e le sue opere d'arte uniche al mondo!!!
Un abbraccio a te, cara Egle, e grazie!

Rossana Rolando ha detto...

Sei riuscita a rendere benissimo il senso di malinconia e meraviglia che Venezia suscita, insieme a quel tema della "morte di Venezia" che tanta parte ha avuto nell'arte e nella letteratura (penso a "La morte a Venezia" di Thomas Mann). Accanto a questo c'è anche la giusta indignazione di chi vede nel degrado (spopolamento, rarefazione delle attività artigiane, resa alle grandi navi, spaccio del fasullo, turismo selvaggio... come ho letto in un recente articolo di Melania Mazzuco) una precisa responsabilità politica, istituzionale, sociale... una miopia incapace di "custodire tanto splendore", come tu dici. Grazie di cuore, un abbraccio.

Annamaria ha detto...

Grazie di questi tuoi riferimenti, cara Rossana!
Mi ha sempre affascinato quel senso di malinconia che si respira in certi sestieri veneziani, quelli meno centrali e meno frequentati, ma non per questo privi di un loro splendore.
Venezia è meraviglia e stupore che abbiamo la responsabilità di conservare e trasmettere alle generazioni future. E qui certo il discorso si può allargare ad altre città oggi vittime di alluvioni come Matera, ma anche a tutta la nostra Italia. Abbiamo un patrimonio di bellezze naturali e artistiche la cui tutela dovrebbe essere la prima preoccupazione di tutti, a cominciare dai governanti, perchè la contemplazione della bellezza non è un optional, ma ci aiuta a vivere! E il discorso sarebbe lungo...
Grazie ancora di cuore!!!

Mariella ha detto...

Sono giorni durissimi, per Venezia e per l'Italia in generale. Forse più che un preludio al nostro futuro. Bel post Annamaria. Un abbraccio.

Annamaria ha detto...

Hai ragione, cara Mariella: giorni durissimi per l'Italia in generale. Cerchiamo tuttavia di non abbandonare la speranza...
Grazie di cuore e un abbraccio a te!!

Stefano ha detto...

Come è triste Venezia in queste giornate!
Ma con la musica di Vivaldi, Venezia risusciterà.
Un caro saluto, Annamaria.

Annamaria ha detto...

Ce lo auguriamo tutti, carissimo Stefano! E facciamo il tifo per Venezia e i suoi abitanti. Il guaio è che la salvezza di Venezia non dipende solo da loro...
Grazie e buona giornata!!!

Stefyp. ha detto...

Cara Annamaria, Venezia per questa volta si è tirata fuori, ma per quanto potrà ancora resistere?
Il tuo post rende benissimo il senso di malinconia, di spaesamento che Venezia in questi ultimi giorni ha dato di sé.
"Venezia, è sublime, sorge dall'acqua in un'atmosfera di rarefatta bellezza." Scrivevo in un mio post su Monet, ecco mi auguro che continui a esserlo sempre!!
Affascinante il brano che ci ha proposto di Vivaldi, di una malinconia struggente!
Grazie! Passa una buona serata, un abbraccio
Stefania

Annamaria ha detto...

Sì,cara Stefania,Venezia sembra sorgere dall'acqua esattamente come hai scritto, è un miracolo di bellezza e speriamo possa continuare ad esserlo sempre.
Il suo cantore in musica mi pare proprio Vivaldi che con le sue note ha colto ed espresso lo splendore della città, ma anche la sua malinconia e il senso struggente della sua consunzione.
Ti ringrazio e ti abbraccio forte!!