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Felix Mildenberger (foto presa dal web) |
No, tranquilli, non mi ha dato alla testa il caldo torrido di questi giorni...
O forse sì!!!
Scherzi a parte, quando vedo su youtube alcuni dei miei direttori preferiti - Karajan, Bernstein, Kleiber e il francese Marc Minkowsky, fondatore de "Les musiciens du Louvre", che adoro! - penso sempre all'immenso fascino di una professione come questa che, nel dar vita ad una composizione, consente di stabilire un rapporto profondissimo con la partitura e l'intero organico strumentale.
Certo, si tratta di un ruolo che - forse ancora più di altri - esige anni di studio, perchè dirigere non è solo padroneggiare un insieme di musicisti, ma sapere prima di tutto con chiarezza dove condurli. Per questo, fra i vari termini che traducono in altre lingue la parola direttore, mi piace molto l'inglese conductor che - più ancora del tedesco dirigent - dà l'idea di una guida che ti prende e ti porta da un luogo all'altro, verso una meta, attraverso il cammino disegnato da un testo musicale. Un viaggio attraverso la musica insomma, dove ad essere condotti sono orchestrali e pubblico, ma in fondo anche lo stesso direttore che porta e, a sua volta, è portato dallo splendore delle note.
Tutto questo discorsino per dire che, tra le varie proposte culturali di Rai 5, mi hanno molto interessato, nel giugno scorso, le puntate del programma intitolato "Il Sogno del podio", docu-talent show dedicato all’edizione 2018 della “Donatella Flick LSO Conducting Competition”.
Si tratta di un contest in cui venti giovani direttori d'orchestra under 30, selezionati tra numerosi altri musicisti europei, si sono misurati nelle fasi finali di un concorso presso la Guildhall School of Music & Drama e al Barbican Centre di Londra. E al vincitore è stata offerta l'opportunità di diventare per un anno assistente del direttore della prestigiosa LSO, la London Symphony Orchestra.
Durante le puntate della trasmissione condotta da Milly Carlucci, i singoli candidati sono stati presentati attraverso i tratti sommari della loro vita e del loro percorso di formazione, ma vi sono stati anche spazi riservati ai membri della giuria che andava a esaminarli.
Il clou del programma però era ovviamente il momento in cui i vari concorrenti si misuravano con una partitura da eseguire e davanti a un'orchestra alla quale davano le indicazioni o le correzioni più opportune, come accade in sede di prove.
A tutta prima, ho trovato il programma interessante perchè era un'ulteriore occasione per ascoltare musica: da Mozart a Stravinsky, da Tchaikovsky a Kodaly e via dicendo. Ma più osservavo la passione e la competenza di questi giovani e il loro modo di affrontare l'orchestra, più mi chiedevo quali sarebbero stati i criteri di giudizio usati dalla giuria per valutarne le capacità. La conoscenza della partitura o l'entusiasmo? La prontezza e l'esattezza del gesto o quel magnetismo che talora è la dote naturale con cui un direttore cattura l'attenzione dei vari musicisti e ne fa un organico coeso capace di muoversi al suo cenno?
Certo, non è facile valutare in base al breve stralcio che la trasmissione mostra, soprattutto per chi - come la sottoscritta che non è un'esperta del settore - può basare il proprio giudizio solo su dati esteriori. Tuttavia, mi sono lasciata prendere, diciamo così, dal gioco e ho voluto provare a mettermi nei panni della giuria, lavoro indubbiamente difficile anche per direttori di fama perchè questi ragazzi, ciascuno a suo modo, erano tutti bravi!
Attraverso le loro personalità, riuscivano infatti a comunicare una diversa eppure ugualmente intensa passione e competenza musicale. Mi sono piaciuti in particolare i loro sguardi limpidi e schietti, talora più scintillanti nel loro entusiasmo, altre volte più tranquilli e pacati, ma sempre animati da un fuoco interiore e da una perseveranza non comune.
Devo dire che, davanti ad alcune delle prime selezioni, ho avuto l'impressione che la giuria premiasse soprattutto la capacità di padroneggiare la situazione con lo sguardo e con un gesto talora eccessivamente plateale rivolto all'intera orchestra, mentre io avrei privilegiato l'attenzione nel guidare in tutti i particolari le varie sezioni strumentali.
Poi, però, nel susseguirsi delle puntate fino alla conclusione, mi sono resa conto che i giovani selezionati rispondevano davvero ad entrambe le esigenze: la sicurezza del gesto ora misurato e preciso, ora fortemente espressivo, grande prontezza di sguardi e la capacità di guidare con minuziosa attenzione ogni singolo strumento cui la partitura desse rilievo.
Mi pare infatti che proprio a questi requisiti risponda la direzione del giovane vincitore: il tedesco Felix Mildenberger, classe 1990, che vedete nella foto e di cui, aprendo il seguente link, potrete apprezzare una prova mentre dirige la "Jupiter" di Mozart:
https://www.youtube.com/watch?v=yIHpnsNNQtI
Io però, senza nulla togliere alla bravura e all'entusiasmo del giovane vincitore, desidero concludere con un brano diretto da uno dei massimi esponenti che la storia della musica del XX secolo ricordi: Carlos Kleiber.
È il quarto movimento, "Allegro ma non troppo", della "Sinfonia n.4 in Si bemolle maggiore op.60" di Ludwig van Beethoven.
Si tratta di un pezzo brioso e concitato che la direzione magistrale di Kleiber ci restituisce attraverso un' attenzione gioiosa ora all'intero organico, ora al singolo strumento, e che fa dell'orchestra un insieme straordinariamente vivo e coeso. Ma lasciamo spazio alle immagini.
Buona visione e buon ascolto!