mercoledì 13 febbraio 2019

"Inverno"

(foto presa dal web)
Splende un magnifico sole, oggi, e non è la cornice che mi ero immaginata per pubblicare un post invernale, più adatto all'atmosfera ovattata della neve o della nebbia e al desiderio di intimità che la stagione fredda porta con sè.
Oggi invece no, solo un velo di brina che si è sciolta in mattinata, cielo azzurro e un'aria che sembra anticipare la primavera e indurre a un più ampio respiro.
Ma l'improvvisa dolcezza del clima non mi impedisce di condividere con chi passa di qui l'argomento di un libro che ho appena finito di leggere e che - come vedete - riproduce in copertina il paesaggio innevato di un famoso dipinto di Pieter Bruegel il Vecchio.

Si tratta di "Inverno", un saggio dello storico Alessandro Vanoli  sui molteplici aspetti di questa stagione dal passato al presente, indagati anche attraverso una serie di testimonianze di letteratura, musica e arte figurativa.

È il freddo il filo conduttore del testo nel dipanarsi del tempo, un freddo che i nostri antenati conoscevano bene e al quale si erano adattati nel chiuso degli antichi monasteri e dei castelli, ma anche all'interno delle case di campagna fino a non moltissimi anni fa. Un freddo che diventa protagonista della storia condizionando anche lotte e guerre dal Medioevo all'epoca moderna, ora nemico ora alleato dei contendenti. 
Vanoli ricorda a questo proposito episodi famosi: dall'umiliazione di Enrico IV a Canossa nella bufera del gennaio 1077, a Napoleone sconfitto dal gelo delle steppe russe, fino alla prima guerra mondiale così come ne ha parlato Mario Rigoni Stern ne "Il sergente nella neve".  
La neve appunto: un mondo divenuto simbolo di rigore e di tempeste ma anche di intimità e di silenzio, fino ad anni più vicini a noi quando - con la possibilità di riscaldare ormai ogni ambiente - la prospettiva con cui si guarda alla stagione fredda cambia. La neve diventa così protagonista degli sport invernali e insieme fonte di turismo e divertimento.

Ma c'è di più. Il libro si addentra anche in una molteplicità di tradizioni, abitudini e folklore che - sulla base di una ricca documentazione - Vanoli ricorda, associandone alcuni aspetti proprio ai mutamenti del clima e alle necessità da esso imposte. L' autore spazia così dalle esplorazioni geografiche fino all'abbigliamento, dalle feste ai doni e a tutte quelle usanze che, fiorite da radici storiche, sono entrate poi nell'immaginario collettivo associando all'inverno un senso di attesa. 
In effetti, il sottotitolo del libro è proprio "Il racconto dell'attesa" e il suo stile ha spesso i connotati di una narrazione: intima, sommessa, pacata, quasi fossimo intorno al fuoco ad ascoltare antiche favole, attenti a che le parole non turbino il profondo silenzio nel quale la natura cova una rinascita. 
Vanoli ci parla così dell'attesa del Natale con le sue consuetudini, dell'Epifania e poi ancora del Carnevale, feste che - per certi aspetti - affondano le radici nel bisogno di cogliere l'eterno ritmo di una vita che sembra finire, ma torna a riprodursi.
E non tralascia poi di ricordare quanti scritti, dipinti e musiche sono stati ispirati dal fascino della stagione invernale senza trascurare quanto ci arriva anche da altri continenti. In un percorso ricco e variegato, ci conduce così da Tolstoj a Dickens; dalle miniature dei Fratelli Limbourg alla neve nei quadri degli Impressionisti e nelle stampe giapponesi; dal celeberrimo "Inverno" delle "Quattro stagioni" di Vivaldi a Schubert, Tchaikovsky, fino a Piazzolla e a De André, per citare solo qualche esempio.

E siamo quindi arrivati alla musica. 
Ho pensato a lungo a quale brano associare a questi cenni sul libro e naturalmente il primo a venirmi in mente è stato proprio il "Largo" dell'Inverno vivaldiano che però ho già pubblicato in passato, come pure qualche altro riferimento.
Infine, ho scelto un pezzo di Ludovico Einaudi intitolato "Il viaggio d'inverno", tratto dalla colonna sonora del film "Sotto falso nome" del 2004: una musica che - al di là dei riferimenti alla pellicola che è un thriller - a mio avviso può vivere di vita propria.
Mi è piaciuta infatti l'atmosfera che essa riesce a creare, quasi fosse una sorta di contemporaneo Winterreise che ci vede viandanti nel silenzio e nella solitudine. E se da un lato il brano sa cogliere l'intimità della stagione, dall'altro ci fa percepire l'oscura desolazione e quel senso di mistero che talora la natura invernale porta con sè. 
Sono solo quattro le note intorno alle quali ruota il tema, ribattute e ripetute su differenti piani tonali, a costituire la cifra sobria e inconfondibile dello stile di Einaudi. Ma suggestivo è il contrasto tra il suono vibrante del pianoforte e quello degli archi, come pure il contrario verso la conclusione del brano, dove è il pianoforte a scandire malinconicamente la melodia mentre gli archi - in sottofondo - le regalano intensità.

E per concludere, mi affido alle parole di Vanoli alle pagg. 179-180 del libro, che mi sembrano adatte ad interpretare anche l'atmosfera di questa musica:

 "Certo lo so: era un'attesa ingenua quella che mi è venuta in mente. Un'attesa da bambino. Ma l'ho imparata lì, credo, la lezione dell'inverno. Quella di una natura che rallenta il suo respiro stretta in un manto di gelo. Quella della natura sospesa." (...)  
"Perchè quella natura che si spegne si riflette inevitabilmente in noi, nella nostra attesa di rinascita, nella nostra fisiologica speranza di vita di fronte alla morte. E il freddo e il gelo ci mettono inevitabilmente di fronte a tutto questo. Perchè è in quel momento, quando tutto si ferma, che la morte si fa improvvisamente tangibile. Eccolo allora l'inverno delle nostre paure e dei nostri limiti di fronte a una natura indifferente. E il freddo diventa quindi insegnamento, disciplina del corpo e dello spirito: quell'educazione alla lentezza e all'attesa che solo il gelo e la solitudine del ghiaccio sanno donarti, abituandoti a dare il giusto ordine e la priorità alle cose."

Buon ascolto!

 

10 commenti:

Stefano ha detto...

Veramente bella questa musica di Einaudi, ti esprime proprio l'atmosfera e il freddo dell'Inverno! Invece non conosco il libro ''Inverno'' di Alessandro Vanoli.
Dovrebbe essere interessante leggere episodi che descrive il freddo nei secoli scorsi. Comunque brava come sempre, Annamaria!!! Un abbraccio

Annamaria ha detto...

Penso che a te, caro Stefano, che hai svariati interessi di carattere artistico e storico, questo libro potrebbe piacere.
Quanto alla musica sì, il brano di Einaudi esprime proprio l'atmosfera affascinanate e misteriosa dell'inverno.
Grazie e un abbraccio!!!

Anonimo ha detto...

Carissima, ti ringrazio infinitamente per avermi fatto scoprire questo libro "Inverno" di Alessandro Vanoli. Grazie alla tua bellissima presentazione, l'ho annotato sui libri che desidero leggere. Riporto alcune tue interessantissime parole "saggio sui molteplici aspetti di questa stagione dal passato al presente, indagati anche attraverso una serie di testimonianze di letteratura, musica e arte figurata".
Mi piace molto quel "legame magico" che ogni stagione ci offre in dono con le dimensioni del tempo, dimensioni che rispecchiano la nostra vita, le nostre esperienze spesso così intime e profonde.
Vi è stato un momento splendido della mia vita, l'attesa dei miei figli, nel quale ero felice di poter vivere i "nostri" splendidi nove mesi", nell'incanto del passaggio delle stagioni.
Ecco! In quel momento ogni stagione indossava un abito speciale, dedicandomi la sua straordinaria voce, la sua inconfondibile melodia.
Vivevo in accordo perfetto con lei!
Da allora, mi succede spesso di ascoltare la sua "Voce" nel passaggio della nuova stagione, nel divenire dei nuovi "eventi" quotidiani, come il soffuso suono della neve o il rossore brunito di una nuova gemma.
Commoventi le parole di Vanoli: "Nell'attesa da bambino ho imparato la lezione dell'inverno,
la lezione della "natura sospesa"
Bellissima la musica di Einaudi "il viaggio dell'inverno"
Ti mando un caro saluto e un augurio di una felice domenica
io domani sarò alla Guggenheim per preparare la visita speciale con i miei piccoli artisti.
un brindisi alla bellezza dell'arte!
Adriana

Annamaria ha detto...

Grazie di questa condivisione, cara Adriana!
Ogni stagione ha proprio una particolare "voce" che per ciascuno di noi ha un fascino diverso in rapporto ai vari eventi della nostra vita. Ma c'è uno splendore in tutte le stagioni e il bello è proprio fermarsi a coglierlo, come fai tu e come ha fatto l'autore del libro.
Quanto alla musica, anche se essa ci offre inverni molto più famosi, ho scelto Einaudi per quel senso di mistero che il suo brano esprime.
Buona visita alla Guggenheim, carissima, e un abbraccio grande!!!

Rossana Rolando ha detto...

Veramente molto accattivante questa presentazione del libro di Alessandro Vanoli, anche per la molteplicità di riferimenti ai diversi mondi culturali: l'inverno nelle vicende storiche, l'inverno nel tempo, l'inverno nella letteratura, nell'arte e nella musica, ma anche l'inverno come categoria spirituale, come prefigurazione della morte, come tempo di silenzio e di attesa..
La musica di Einaudi comunica questo senso di sospensione, forse malinconica, ma non disperata... la conclusione sembra preludere ad una possibile rinascita.
Grazie, un abbraccio.

Annamaria ha detto...

E' proprio così, cara Rossana. Come scrivevo qui sopra, tra i tanti brani musicali sull'inverno c'era solo l'imbarazzo della scelta: da Vivaldi a Haydn...fino a De André. Ma questo pezzo - forse neppure tra i più famosi di Einaudi - mi ha preso davvero. C'è infatti un senso di sospensione sicuramente malinconico, come certe giornate invernali in cui la terra sembra addormentata, mentre in realtà sta covando nuova vita. E poi la sua atmosfera mi è parsa in sintonia con alcune pagine del libro di Vanoli.
Grazie di cuore e un abbraccio di buona domenica!!!

Leonardo ha detto...

Quando ho letto "inverno" nel corso del tuo bellissimo post, ho subito pensato alla canzone-poesia del grande Faber.
Credo sia stato il primo capolavoro che ho ascoltato di quel fenomeno musicale che è stato Fabrizio de André.

Grazie!

Un caro saluto.

Annamaria ha detto...

Un caro saluto a te, Leonardo, e bentornato qui! Anch'io ho pensato molto alla splendida canzone di De André, ricca di afflato poetico in parole e musica. Poi ho trovato il brano di Einaudi e l'ho scelto per la sua particolare atmosfera. Ma il brano di Faber è indubbiamente stupendo.
Grazie e buona serata! !!

Anna Bernasconi Art ha detto...

Sono partita da "Nostalgia d'amore" dove ti scrivevo d'essere un po' sovrappensiero mentre ti ascolto ma lì, come qui, la mia attenzione è stata richiamata. Non che i brani nel mezzo non fossero gradevoli ma questo e quello sono stati due ascolti speciali. Allora mi sono messa anche a leggere, riascoltando il brano e l'insieme, la musica, l'immagine di copertina, il tuo racconto, si sono fusi in un'unica suggestivissima atmosfera.

Annamaria ha detto...

Ancora grazie, cara Anna, di questa tua condivisione attenta alle musiche, ai testi, e a quell'atmosfera che hai colto benissimo.
Un abbraccio grande!!!