J.Turner: "Tempesta di neve." - Londra, Tate Gallery. |
Tuttavia, quando lo faccio e riascolto le musiche dei vari compositori, mi rendo conto sempre più di quanto l'andamento di questo blog sia altalenante.
Non segue infatti una cronologia, nè un tema preciso e neppure un filo se non quello del cuore, della passione o delle mie scoperte musicali del momento. Ultimamente poi, vola dal passato remoto al presente o viceversa, da pezzi rinascimentali e barocchi ad altri dei nostri giorni, oscillando un po' proprio come un' altalena.
Allora per continuare così, oggi - dopo Bach e Dowland - torno molto più vicino a noi con un concerto scritto nel 1987 che ho scoperto nei giorni scorsi.
È un brano dal quale sono stata subito affascinata perchè il suo andamento movimentato e nervoso, così come la crescente intensità che lo caratterizza, mi hanno dato la sensazione che l'autore vi abbia quasi riprodotto la furia di una tempesta.
A dire il vero, non so se questo fosse il suo intento: non è infatti una musica a programma come tanti pezzi classici che - da Vivaldi, Beethoven, Ravel e Smetana - hanno descritto le stagioni, il temporale, dei giochi d'acqua o l'intero percorso di un fiume dalla sorgente alla foce.
No, qui non abbiamo alcuna indicazione in questo senso, ma la suggestione di una bufera che arriva a ondate successive, a mio avviso, rimane forte.
Si tratta del primo movimento del "Concerto per violino e orchestra n.1" di Philip Glass, classe 1937, compositore statunitense dalla produzione vastissima e poliedrica del quale tempo fa ho pubblicato qui tre brani.
Considerato a buon diritto tra gli esponenti più significativi del minimalismo musicale, se ne è poi allontanato tornando a forme più tradizionali come - appunto - quella del concerto i cui caratteri riflettono le radici della sua formazione classica, a cominciare dalla convenzionale suddivisione in tre movimenti.
Non solo. Il pezzo - scritto dal compositore in ricordo del padre - è in qualche modo anche un tributo ai gusti dell'uomo che, pur non avendo ricevuto una specifica educazione musicale, tuttavia amava molto la produzione violinistica dell'Ottocento, da Mendelssohn a Brahms.
Quella di Glass è una musica che ci getta nel dramma in modo immediato.
Il brano infatti non ha vera e propria introduzione, ma ci coinvolge subito nei suoi accordi in minore pervasi da un senso di attesa, insieme all'andamento arpeggiato e ansimante del violino che - sostenuto da quello ancor più animato dell'orchestra - va esplorando una vasta gamma di possibilità espressive.
È un movimento che cresce per tutto il corso del pezzo, con passaggi ricchi di una concitazione dal ritmo cadenzato, costruito su di una ripetizione quasi ossessionante di accordi, tratto peraltro tipico dello stile del compositore.
Ne deriva una progressiva intensità dinamica e timbrica che raggiunge momenti di notevole potenza.
Una tempesta? Forse, anche se nei punti in cui il ritmo si fa più acceso e scandito dalle percussioni, il brano potrebbe ricordare una danza sfrenata.
Tuttavia, intrecciato qua e là o alternato a tale movimento, emerge a volte un tema dolente affidato al violino e ripreso dal flauto, quasi un lamento desolato che affiora dove l'intensità orchestrale diminuisce, proprio come quando - nel pieno di un temporale - all'improvviso il vento cade. Così, il ritmo ansioso del brano va a poco a poco perdendosi in un finale molto più sommesso.
Una musica che ci parla con forza perchè, nel suo andamento reiterato e negli arpeggi simili quasi ad onde del mare, può evocare anche tempeste dell'anima.
Note segnate da un'inquietudine angosciosa e straniante, capaci di interpretare lo sgomento esistenziale del nostro tempo, ma insieme di aprire spazi sconfinati dentro e fuori di noi.
Buon ascolto!
12 commenti:
Mia cara Annamaria, grazie perché hai la capacità di farmi viaggiare, ora che il movimento è per me un ricordo. E mi ritrovo, giovane studentessa, alla Tate Gallery di Londra. Ancora ho gli occhi sbarrati, conoscendo gli Impressionisti, scopro Turner, così avanti per il suo tempo, l'uso delle sue pennellate, il movimento nei suoi dipinti. Penso al treno che compare da una nebbia di colori. Quanto è moderno! Mi piace tantissimo.
Bello il concerto di Glass che posti assieme a Turner. Due capolavori che si sposano meravigliosamente.
Grazie. Abbracci. Al prossimo viaggio?
egle
Grazie a te, cara Egle! E' proprio la modernità delle pennellate di Turner che mi ha spinto a scegliere la foto di quel dipinto da postare insieme alla musica di Glass, dalla quale lo separano 145 anni. Il dipinto è infatti del 1842. Cercavo infatti una tempesta ed è parso anche a me che, nonostante la distanza cronologica, le due creazioni si potessero "sposare".
E...sì, la Tate Gallery me la riservo per il prossimo viaggio!
Ti abbraccio!!!
Quando i post arrivano dal cuore come i tuoi , tutto è meraviglia.
Come in questo brano dove tutto è possibile, il crescendo della tempesta, le varie emozioni o passioni dell' animo umano, bellissimo da ascoltare con attenzione.
Abbraccio stritoloso mia cara amica
Cara la mia NELLA, qui è Glass la meraviglia, una meraviglia sempre più affascinante e coinvolgente nella sua tempesta di emozioni e passioni diverse.
Grazie di essere qui, ti abbraccio forte come sempre!!!
Stupendo brano e molto bella la proposta interpretativa. Soprattutto sottolineo gli accostamenti tra esterno e interno, tra immagine e sentimento: “furia di una tempesta” e “tempeste dell'anima”; “bufera che arriva a ondate successive” e “dramma”; “nel pieno di un temporale, all'improvviso il vento cade” e “senso di attesa”. Così come è convincente la conclusione antinomica che mi pare sia dentro la musica: “un'inquietudine angosciosa e straniante” e, insieme, “spazi sconfinati dentro e fuori di noi”. Grazie per questa capacità di condurre il lettore dentro la musica.
Grazie, Rossana, di queste sottolineature che arricchiscono la presentazione del brano.
Ho scoperto Glass in questi ultimi anni e - dopo qualche perplessità iniziale - mi sta appassionando sempre più. E' una musica percorsa da una costante inquietudine che talora diventa ombra angosciosa davanti all'ignoto e talatra apre invece spazi sconfinati.
Come lei osservava, c'è proprio questo aspetto antinomico nelle sue note e Glass mi sembra interpretare davvero con forza il clima della nostra contemporaneità in cerca di un senso, divisa tra solitudine angosciosa e percezione d'infinito.
Buona serata!!!
E' bello così, non ti pare? Seguire l'umore del momento ed esprimerlo con parole e musica.
Attesa e crescendo, tempesta e sfinimento... e molto altro ancora, un brano speciale e intenso. Bella proposta e bella interpretazione, come sempre, cara Annamaria.
Una tempesta di pensieri, forse. Scaturiti da un'inquietudine dell'anima? Una tempesta della natura? Anche.
Come nei quadri di Turner, spazio all'immaginazione.
Un abbraccio, Stefania
Riprendendo le tue parole, una tempesta marina è come una danza sfrenata. Azzeccatissima la tua suggestione.
Infatti, Stefania, spazio all'immaginazione sia nella musica che nella pittura. Nonostante la distanza cronologica tra Glass e Turner, mi pare che possano comunque stare insieme per quella percezione di infinito che li caratterizza e nella quale possiamo leggere una sostanziale inquietudine. Della natura e dell' anima.
Grazie del tuo contributo e un abbraccio!!!
Sì Anna! In questa musica così ricca di aperture e suggestioni, avverto anche il ritmo della danza, una danza movimentata e accesa come una tempesta.
Grazie della tua sintonia e a presto!!!
Musica particolarmente affascinante nella quale sembra emergere un senso profondo di attesa in un crescendo continuo di emozioni.
Ti mando un caro saluto e un augurio di iniziare la settimana all'insegna della bellezza che ci doni
Adriana
Sì, cara Adriana, questa musica è proprio un crescendo di emozioni.
Grazie della tua presenza qui, auguri di buona settimana a te e scusa se ai commenti ho risposto un po' "a rate", ma non li avevo visti tutti subito!
Ciao!!!!!
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