Certo, il fascino di un artista come Caspar David Friedrich (1774 - 1840), con la suggestione delle sue prospettive d'infinito su orizzonti brumosi e incerti, ha avuto il suo peso, e del resto ne avevo pubblicato un quadro solo qualche settimana fa.
Immagine richiama immagine ed è così che - sempre tra le opere del pittore tedesco - sono arrivata a quella di oggi, non meno famosa della precedente.
Si tratta del dipinto intitolato "Le bianche scogliere di Rugen", conservato presso il Museum Oskar Reinhart di Winterthur.
La composizione mi attrae non solo per il fatto che su quelle scogliere mi sono affacciata proprio lo scorso anno, ma anche perchè quell' apertura al centro della rappresentazione che si spalanca sul mare, mi suggerisce una dimensione in cui ritrovare respiro e pienezza.
In essa, infatti, la natura è protagonista rispetto alle figure umane che, non a caso, Friedrich - a somiglianza di altre sue creazioni - raffigura di spalle e che qui vediamo in tre posizioni diverse, ma sempre tese a scorgere qualcosa verso un vuoto che dà vertigine.
E non è nuovo l'artista neppure a certe prospettive sconfinate.
Ricordiamo opere come "Il mare di ghiaccio" che, se volete, potete ritrovare qui, e poi - per citarne solo alcune tra le più celebri - "Viandante sul mare di nebbia" e "Monaco in riva al mare".
Anche in tali rappresentazioni infatti, protagonisti sono spazi aperti di ampio respiro: il cielo, il mare, la nebbia, l'orizzonte, a volte più netti, altre più sfumati e indefiniti o colti talora in livide atmosfere di angosciante solitudine.
Più sereno invece questo dipinto, certo per le tinte chiare e il bianco di quelle splendide scogliere di gesso dai bordi aguzzi.
Ma il segreto è anche nella pennellata talora più nitida e minuziosa - in certi angoli quasi una sorta di Divisionismo ante litteram - e altrove resa invece più indefinita da un impasto di colori che va a fondere, e confondere, il mare col cielo.
Al di là dei molteplici significati allegorici che sono stati attribuiti all'opera, ciò che mi colpisce - come scrivevo sopra - è la vasta apertura che campeggia al centro, un'immensità che attira in una vertigine di bellezza. Ed è quella piccola vela bianca più lontana, proprio in alto mare, a darci la misura del rapporto tra finito e infinito, portandoci via con sè in un arioso splendore, ma al tempo stesso nello sgomento di uno spazio sconfinato.
Quella che ho scelto è una composizione intitolata "La Muse et le Poète op.132", scritta inizialmente come trio per pianoforte, violino e violoncello, ma poi modificata dal musicista stesso che ha orchestrato la parte del pianoforte.
Dopo una delicatissima introduzione, il violino esordisce con una melodia struggente, ora aperta alla gioia, ora soffusa di una malinconia sottolineata anche dalla profondità del violoncello. Una melodia che va poi facendosi più accesa ad inanellare un dialogo tra i due strumenti solisti e l'orchestra, quasi un idillio d'amore tra l'artista e la sua musa ispiratrice, prima lieve e poi sempre più intenso e ricco di passione.
E per quanto questo brano sia stato composto quasi un secolo dopo il dipinto di Friedrich, mi pare che le due opere si possano accostare sia per le suggestioni che le accomunano, sia per alcuni aspetti che in qualche modo s'incrociano. Se infatti da un lato Saint-Saens sembra guardare indietro regalandoci tratti ancora squisitamente romantici, dall'altro il pittore tedesco ci apre prospettive d'infinito che possono anticipare le inquietudini del primo Novecento.
Buon ascolto!
(La clip-audio riporta solo la prima parte della composizione. Qui potete trovare l'esecuzione integrale https://www.youtube.com/watch?v=pHLLskTqAqg )
6 commenti:
Il quadro di Friedrich è fortemente evocativo (l'infinito e il senso di vertiginosa bellezza nonché di inquietudine di fronte ad esso), come hai perfettamente descritto, cara Annamaria ;-)
Più soffuso il pathos nel brano di Saint-Saëns, che riesce comunque con raffinata armonia a suscitare sentimenti ora sereni ora più inquieti (davvero suggestivo quell'assolo del violoncello!).
Due mondi a prima vista lontani, ma in in effetti assai vicini, proprio in queste intime e contrastanti emozioni che sanno suscitare, come hai ben evidenziato :-)
Un affettuoso saluto notturno, carissima Annamaria :-)) momento adatto per cogliere queste suggestioni romantiche e post-romantiche ;-)
Antonio
Grazie di cuore, carissimo Antonio, di questo tuo prezioso commento che sottolinea opportunamente le contrastanti emozioni suscitate sia dal brano di musica che dal dipinto!
E grazie anche di questa condivisione notturna, così ricca di romanticismo.
Io ricambio il tuo saluto con gratitudine e affetto, nel sole delle dieci del mattino!!!
Molto bello l'abbinamento della pittura di Friedrich, che trovo modernissimo con i suoi paesaggi che regalano un senso di infinito, e le note di Saint Saens che ci riportano al mare e alle rocce dipinte.
Grazie cara. Grazie sempre.
Un abbraccio.
egle
Anch'io, cara Egle, trovo Friedrich molto moderno, nonostante ci separino due secoli dalla realizzazione di questo dipinto.
Grazie a te e un abbraccio di buona serata!!!
Mi sembra che l'abbinamento sia ottimo. Guardando il quadro di Friedrich mentre ascoltavo il brano romantico di Saint Saens, avevo proprio la sensazione di essere leggera, immaginavo aperti spazi ed di essere trasportata lontano. Molto belli e suggestivi entrambi. Grazie carissima Annamaria, per questo momento sempre molto intenso. Un abbraccio Stefania
Grazie, cara Stefania, sei sempre molto gentile! Ma ti sono grata anche per la sintonia che avverto nel tuo vedere e sentire.
Un abbraccio!!!
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