Già altre volte, in passato, mi è capitato di parlare del potere terapeutico della musica e di quanto essa agisca come catalizzatore capace di creare in noi reazioni e mutamenti, trasformando e plasmando le nostre emozioni.
Ma trovo che essa non sappia semplicemente rasserenare o rinfrancare, sanando ferite o ricomponendo il tessuto del cuore. Proprio per la sua capacità di pacificare interiormente, sa anche ringiovanirci dentro, aprendoci a uno sguardo nuovo su noi stessi e sulle cose.
Ci regala così uno spirito verdeggiante, ricco di germogli sorprendenti e inaspettati anche dopo il più rigido inverno perchè - se glielo permettiamo - essa ci raggiunge nel profondo dandoci forza, sorriso, amore per la vita e talora anche sete. Certe musiche, infatti, placano in noi una sete ma al tempo stesso l'accendono, come se comprendessimo che la sorgente a cui attingiamo è solo una scintilla, il rivolo di un fiume ben più grande e infinito.
Questo non soltanto perchè il numero dei compositori e delle loro creazioni è immenso, ma perchè tanti brani - ciascuno a suo modo - ci conducono verso quella musica del cosmo che risuona in un angolo profondissimo dell'universo e di noi stessi, lasciandocene la nostalgia.
E quando giungiamo a percepire la corrispondenza tra il tutto e il frammento, a cogliere il legame tra l'immensamente grande e il piccolo, insieme al fascino delle note riscopriamo in noi anche i palpiti di una giovinezza senza fine.
Sì, la musica sa ringiovanire il cuore di tutti: da chi la compone a chi la esegue, da chi l'ascolta a chi la canta. E cantare significa entrare in essa non solo con la mente e con l'anima, ma con ciò che ci è fisicamente più vitale come la voce e il respiro.
Allora, per addentrarci nel suo splendore in modo ancor più vivo, vi regalo un brano di Georg Friederich Haendel (1685 - 1759), compositore dallo stile spesso festoso e fastoso - e la "Musica sull'acqua" o la "Musica per i reali fuochi d'artificio" ne sono un esempio - ma anche ricco di grande intimità come in tante arie a cominciare dal famosissimo "Largo".
Quello che desidero condividere con voi oggi è il coro "Let their celestial concerts" che conclude l'oratorio "Samson" (HWV 57), una pagina fatta di architetture musicali scintillanti e leggere che, in certi passaggi, possono ricordare il celeberrimo "Hallelujah" dal "Messiah".
Insieme a un'atmosfera di solennità, infatti, la musica di Haendel è spesso attraversata da una vena di profondissima gioia che - come in questo brano - risplende nello spessore della polifonìa, restituendoci un cuore giovane e uno sguardo di più luminosa speranza.
E a proposito di giovinezza, mi piace concludere riprendendo l'espressione usata dal maestro del coro parrocchiale di un paesetto vicino che da qualche tempo ho iniziato a frequentare.
Forse perchè vede l'età non sempre verde dei componenti, sottoscritta compresa, prima che cominciamo a cantare ci esorta così:
"E ricordate che siamo tutti quindicenni!!!"
Il che significa: attaccate coraggiosamente senza incertezze, state a tempo, seguite il ritmo, rispettate i diminuendo senza rallentare e insieme alla voce metteteci la mente e il cuore, freschi come ragazzini!
Appunto! La musica fa scaturire energia e sorriso, entusiasmo ed ebbrezza soprattutto quando il canto ci conduce al suo interno ringiovanendoci dentro....e speriamo anche fuori!!!
Buon ascolto!
9 commenti:
Ma anche meno di quindici anni. A me la musica ricorda l'infanzia. E per dirla tutta a volte io mi sento ancora così grazie a lei.
Un abbraccio Annamaria.
Certo, Mariella, anche meno!!! La musica a volte ci riporta davvero bambini. Ma la battuta del maestro del coro si riferiva alla bellezza dei palpiti dell'adolescenza! E la musica innamora....
Un abbraccone a te e grazie!!!!
Bellissimo il "Coro degli Israeliti" alla fine dell'Oratorio Samson di Haendel.
Una magnifica pagina di polifonia e di musica barocca.
Haendel raggiunge uno dei suoi vertici, che lascia veramente ammirati.
La gioia e la freschezza, oltre allo splendore della composizione, sono nel DNA di questo autore, coetaneo e "vicino di casa" di Bach, eppure così diverso e "lontano".
Mi complimento per il gusto della scelta di questo magnifico brano, cara Annamaria.
E complimenti per la tua partecipazione alla musica corale, che in effetti mantiene giovani.. ;-)
Un abbraccio :-)
Grazie, Antonio!!!
Ho sempre sognato di far parte di un coro polifonico, e tu sai bene cosa significa....Ora sono l'ultima ruota del carro di un coretto parrocchiale, ma mi basta così. Sentirsi DENTRO la musica, quando si canta a più voci, è un paradiso!!!
Buona giornata con Haendel!!!
Sentirsi la musica dentro anche quando si canta da soli, magari in privato tra le quattro mura domestiche è, io credo, sempre una sensazione piacevolissima... di leggerezza, di allegria, ma credo anche sia una sensibilità che ci ha dato il buon Dio, perchè non capita a tutti...Bellissimo questo brano che ci hai proposto, la freschezza di questo autore ci lascia sempre estasiati. Buona giornata a te, Stefania
E' verissimo, Stefania, la musica ci fa compagnia con allegria e leggerezza anche se cantiamo da soli.
Sono felice che questo Haendel ti piaccia!!! Del resto, come hai giustamente osservato, la sua musica ci lascia sempre estasiati.
Buona serata!!!
Grazie, cara Mirta! Splendida la tua composizione grafica!!!
Buon weekend anche a te nella speranza di vederti presto!!!
Musica Fantastica! L'ho risentita
2 volte. Brava nella scelta.
Un abbraccio e a presto.
Grazie, Stefano, sono proprio contenta!
A prestissimo!!!
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