venerdì 17 aprile 2015

Da un genio all'altro...

Ormai lo sapete: ogni tanto mi piace tornare sui miei passi a riconsiderare i brani di musica già pubblicati. 
Così, non posso lasciar passare senza neppure una piccola riflessione i due pezzi postati il Venerdi Santo e il giorno di Pasqua, non perchè le mie parole possano aggiungere anche solo una virgola alla bellezza di certe melodie, ma perchè non riesco a tacere le emozioni che esse mi suscitano.

Comincio da Pergolesi e a colpirmi non è solo l'intensità struggente del suo "Quando corpus morietur", ma sono gli anni che circoscrivono la sua esistenza: 1710 - 1736 ! 
Non è la prima volta che mi capita di tremare scrivendo alcune date: quanti compositori hanno avuto vita breve! Certo, a ciò hanno contribuito malattie, povertà, in taluni casi una vita sregolata, a volte anche la follia...ma resto sempre stupita di fronte a esistenze che, in una breve manciata di tempo, sono state comunque in grado di lasciare un segno immortale. 
Ho in mente per esempio Chopin, Schubert, Bellini, Mozart.....e Pergolesi morto a soli ventisei anni, poco più che un ragazzo!

Siamo talora portati a pensare che la maturità, anche quella artistica, sia frutto dell'età o dell'esperienza e in tanti casi è davvero così. 
Ma il genio è un vento che soffia dove vuole e quando vuole, spalancando a  qualunque età squarci d'infinito nell'anima del compositore e suscitando in lui   la capacità di esprimere la passione che lo ricolma.
E il tempo della giovinezza, tempo di palpiti, ha in sè l'incanto di una sensibilità finissima, di un cuore nudo e stupito di fronte alla bellezza tanto da lasciarsene trafiggere, cogliendo in essa ogni sfumatura di sentimento quasi l'anima l'avesse già attraversato e vissuto.
Il "Quando corpus morietur" dallo "Stabat mater" di Pergolesi, nel suo canto dolcissimo e scuro, nel suo ritmo dolente, mi dà proprio questa percezione.
E mi viene da pensare che se ne sia ricordato Mozart nel "Requiem" - in particolare nelle battute introduttive del "Lacrimosa" - tanto è simile, per così dire, l'ansito delle note, il respiro, il clima in cui esse ci conducono.

Ma vorrei soffermarmi brevemente anche sul luminoso brano che ho postato il giorno di Pasqua per passare - oltre che da un genio all'altro della composizione - da un genio all'altro della direzione: dal giovane Abbado nel pezzo di Pergolesi, a un altrettanto giovane direttore nella "Messa in si minore" di Bach.
Allora per piacere tornate qui, ad osservare il gesto netto e rigoroso di Karl Richter, il suo sguardo di acciaio ma pure capace di addolcirsi nel guidare i singoli coristi, di entusiasmarsi nel cantare con loro vivendo la partitura bachiana dell' "Et resurrexit" con una forza che spalanca il cuore! 
Guardate l'espressività delle sue mani, ora sobria e pacata, ora viva e imperiosa nel dirigere un pezzo che, in certi passaggi, ha l'ampiezza e l'architettura delle Suites per orchestra, mentre altrove ci offre quasi la leggerezza e la vivacità di una danza!
Una direzione che è assoluta gioiosa fedeltà alla precisione dei tempi e allo splendore della musica, come potete osservare anche dal brano che desidero offrirvi oggi. 
Si tratta - sempre dalla "Messa in si minore BWV 232" di Bach - del "Sanctus", composizione lenta e grandiosa nella prima parte in cui le note sembrano declinare il testo in ogni possibile tonalità, ma poi più vivace e animata nella successiva fuga.
E Richter - insieme al Munchener Bach-Chor e alla Munchener Bach-Orchester - ci conduce con le mani, con lo sguardo e con rigorosa passione fino al cuore dell'universo bachiano.

Buona visione e buon ascolto! 

 

4 commenti:

Stefyp. ha detto...

Annamaria sai sempre prenderci per mano e condurci in questo bellissimo mondo della musica. E' sempre stupendo leggerti ed entrare con te, in punta di piedi, nell'atmosfera, in questo caso, solenne e soave del brano che ci proponi. Io credo che il genio si manifesti da subito e quanto più è giovane più sa trasmettere con trasporto la purezza del suo cuore.
Bellissimo post come sempre, grazie, Un abbraccio e buona domenica a te, Stefania

Annamaria ha detto...

E' la musica, cara Stefania, a prenderci per mano con i suoi geniali interpreti. Noi dobbiamo solo permetterglielo e lasciarci portare!
Grazie di tutto e buona domenica a te!!!

biancabotes.blogspot.com ha detto...

Meravigliosa musica ....ascolto volentieri Bach,e le sue Messe cantate , mi prendono l'anima e mi trasportano in un mondo di gioia e nello stesso tempo di dolore ma poi alla fine la mia anima si aquieta ..".non so se si scrive così."...
Ho asoltato Pergolesi ...e mi è piaciuto tanto ...chissà quanta bella musica avrebbe scritto se fosse vissuto di più ...Grazie cara Annamaria ...venire date é come entrare in un salotto, dove la musica fa da regina ....complimenti ,i tuoi post sono meravigliosi ...come lo é anche la tua dettagliata descrizione .....Un abbraccio ...

Annamaria ha detto...

Hai proprio ragione, cara Bianca! Chissà quanta musica avrebbe scritto ancora Pergolesi se fosse vissuto più a lungo....
E sì, le Messe di Bach hanno in sè gioia e dolore, drammaticità ed esultanza, ma sanno risollevare l'anima.
Grazie di cuore di essere passata qui e un abbraccio!!!