martedì 6 gennaio 2015

Cose invisibili




















Sì, è proprio con Michelangelo che desidero inaugurare il nuovo anno e, in particolare, col famosissimo dettaglio della "Creazione di Adamo" che vedete e che tutti avrete certo ammirato nella volta della Cappella Sistina in Vaticano.
E' la bellezza di queste mani protese l'una verso l'altra a incantarmi da sempre, lontane e vicinissime ad un tempo e così splendidamente moderne nella loro diversa tensione! 
Ma è anche il piccolo spazio vuoto che le separa - vero colpo di genio dell'artista! - ad affascinarmi e a farmi pensare: spazio esiguo e insieme immenso, distanza breve eppure incommensurabile, mani staccate ma in realtà unite dalla reciprocità di quel gesto. 
Volitiva la mano di Dio, più molle e incerta quella di Adamo e, in mezzo, quel vuoto quasi a simboleggiare ricerca, desiderio, silenzio, o ancora la libertà dell'uomo di fronte alla quale il gesto di Dio si ferma, in attesa.

Mi è sempre piaciuto pensare che la Musica abbia un ruolo privilegiato nel colmare proprio quel vuoto, nel farsi tramite, porta, canale, scintilla di una comunicazione tra il divino e l'umano, nel suo essere ponte tra due abissi divenendo luogo d'incontro e di passione come tra cuori innamorati.
Straordinaria la sua capacità di parlarci al di là delle parole o di restituircene lo splendore. Se confrontate con essa infatti, le parole talora delimitano, i suoni al contrario suggeriscono e ampliano, spesso restituendo ai testi quella dimensione d'infinito che essi tentano di significare. Anche quelli della fede. 
Ne abbiamo molteplici esempi: da quei monumenti musicali che sono le Passioni di Bach, al Messiah di Haendel, al Requiem di Mozart e alle sue svariate Messe, ma le citazioni potrebbero continuare.

Devo in particolare proprio a Mozart se, nel tempo, per certi aspetti ho riscoperto il "Credo".  
Nelle sue Messe infatti, le note del Credo declinano tutte le sfumature di un discorso che non è professione di fede puramente teorica, ma vicenda ricca d'intensità, storia nelle pieghe della quale esse si addentrano fino a farne fiorire il mistero per lampi di suprema bellezza. Storia narrata ora con levità e dolcezza nei vari "Et incarnatus est...", ora con intensa drammaticità come, ad esempio, nei "Crucifixus etiam pro nobis...". 
Ma è stato anche ascoltando il "factorem caeli et terrae, visibilium omnium et invisibilium" che la sua musica spesso mi ha condotto a riflettere. 

Qual è il regno delle "cose invisibili" di cui Dio è creatore?
Certo l'aldilà, la dimensione fuori dal tempo che non conosciamo ma sulla quale sempre Mozart - nel grido del Requiem "Et lux perpetua...." - ha spalancato varchi immensi, attraverso accordi simili a fiotti di luce aperti a un'attesa e a una speranza.
Ma invisibili all'uomo sono anche molteplici aspetti della nostra attuale esistenza. Penso, ad esempio, a certi profondi e inespressi moti dell'anima e a quel silenzio a monte delle parole che genera poi ogni attività artistica e ogni passione: non è forse anche questo il regno in cui si dispiega la multiforme azione di Dio?
E l'eternità, lungi dall'essere solo un lungo futuro sconosciuto, non è in realtà una dimensione già inscritta nel nostro presente come fosse il nucleo più interno di una serie di cerchi concentrici?

"L'essenziale è invisibile agli occhi" - afferma Saint-Exupéry - e non solo perchè non lo si coglie limitandosi alle apparenze, ma anche perchè è radicato nel nostro presente come un nascosto dna, sorgente misteriosa di ciò che in definitiva ci fa noi stessi.
Pensarlo - e crederlo - può regalarci lo stupore di ritrovare già ora, in noi e nelle pieghe della vita di ogni giorno, le orme di Colui che - direbbe Sant'Agostino - "è più intimo a me di me stesso".

Così, anche la musica del "Credo" mozartiano qui riportato dalla "Missa brevis K.220" o "Spatzen-Messe", col suo procedere fremente e sostenuto, nella chiara e assertiva tonalità di Do maggiore, ci conduce a cogliere una Presenza di sorprendente concretezza.
E là dove la frase del testo si conclude sul "visibilium omnium et invisibilium", scopriamo che le note - invece di salire nella scala cromatica come forse ci aspetteremmo - scendono. 
A intrecciarsi con la nostra vita, a radicarsi nel cuore della nostra umanità, a significare un'eternità già presente: l'Invisibile qui e ora.

Buon ascolto e ancora Buon Anno!!!


 
 

10 commenti:

eglissima egle ha detto...

L'essenziale è invisibile agli occhi. L'ho sempre pensato.
Grazie, Annamaria.
Buon 2015!
egle

Annamaria ha detto...

Grazie, cara Egle, di questa tua sintonia!
Buon Anno !!!

Anonimo ha detto...

Solo per chi non sa riconoscerla. L'essenza e' vitale....e'una sola, come la personalita' soggettiva. ...:-)

Annamaria ha detto...

Ti ringrazio, Anonimo, della tua osservazione!
Ma la prossima volta, per favore, non dimenticarti di firmare il commento perchè mi piace sempre dire il mio GRAZIE a un nome!
Buona serata!

Ambra ha detto...

Non potevi scegliere una modalità più raffinata, un miglior binomio, un miglior intreccio, tra Michelangelo e Mozart, per iniziare il 2015 del blog.

Nella Crosiglia ha detto...

Molto difficile questo post Annamaria mia...difficile pure il commentarlo,l'invisibile che ci avvolge , come la musica che ci prende e ci trasporta, sembra strano ma fa parte dell'al di là della vita, di ciò che non immaginiamo, non sappiamo, ma sentiamo..Esistere... quella mano che sta per unirsi alla nostra, arriveremo a toccarla tra tripudi di note..
Forse , certo, spero..
Ti stritolo!

Annamaria ha detto...

Sì, Ambra, riconosco anch'io che è un bel binomio di apertura, e ti ringrazio!!!
Buona serata e ancora Buon 2015!!!

Annamaria ha detto...

E' vero NELLA, è un post un po' complicato, ma sai una cosa? Questo post l'avevo dentro da un sacco di tempo, abbozzato qua e là nel cuore, e non mi decidevo a pubblicarlo. Poi ho trovato il coraggio.
Tu poi hai detto una cosa bellissima: "Quella mano che sta per unirsi alla nostra, arriveremo a toccarla tra tripudi di note" Un paradiso di Musica!!!
Grazie e ancora grazie!

Ravecca Massimo ha detto...

Bell'articolo. Il "non contatto" tra le mani di Adamo e il Creatore, ricorda il "non finito" delle sue statue. Spesso il "non finito" è la caretteristica del genio. Cfr. ebook. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.

Annamaria ha detto...

Grazie, Massimo, e benvenuto qui! Proprio vero: il "non contatto" può ricordare il "non finito", talora tratto distintivo del genio.
Grazie di questa bella integrazione e del libro segnalato!