Ci sono stati compositori che mi hanno preso al primo ascolto e che d'allora in poi ho risentito costantemente nel tempo (Mozart, Chopin, Bach e non solo); altri che si sono aggiunti successivamente quand'ero in età già pienamente adulta (per esempio, Haydn e Rossini), e altri ancora che sto scoprendo soltanto oggi.
E' un itinerario che in qualche modo tutti percorriamo guidati dalla sensibilità, dai gusti, dal piacere che la musica ci offre, dal desiderio di arricchire la nostra cultura o talvolta semplicemente dalle circostanze.
Ma ci sono anche diversi autori che, per motivi vari, dopo il periodo adolescenziale ho riascoltato raramente e che pure ritrovo ancora intatti dentro di me.
E' la passione che ce li ha fatti amare la prima volta, la forza con cui le loro note si sono incise e intrecciate alla nostra vita ad aver operato il miracolo di questa memoria così viva. Diversamente, non sarebbe possibile conservare un ricordo talmente preciso di certi brani a distanza di tempo.
Credo che ciò capiti a tanti, se non a tutti, e sono convinta che sia frutto della dimensione affettiva della memoria che imprime in noi ogni esperienza con uno spessore proporzionale alla nostra ricettività e all'emozione che essa ci regala.
Accade questo per ogni evento, ma se parliamo di musica, la sua particolare capacità di giungere al cuore toccando in maniera immediata la sfera emotiva fa sì che la nostra anima trattenga e custodisca quasi senza saperlo le melodìe che essa ci dona. Un giorno poi le restituirà misteriosamente intatte, anche dopo anni: gioielli depositati su di una sorta di fondale marino dal quale - di tanto in tanto - si staccano per riaffiorare alla luce della nostra vita.
Per questo, oggi desidero tornare ad un compositore che - nonostante sul presente blog finora sia comparso solo due volte - è stato oggetto del miei primi amori per la musica: Felix Mendelssohn Bartholdy.
E anche se la mia attenzione nel tempo si è poi rivolta ad altri musicisti, quella che ho nutrito per i suoi brani è stata una vera e propria passione adolescenziale.
Così, giorni fa, quando girovagando su youtube mi è capitato di imbattermi nella sua famosissima "Romanza senza parole in Mi maggiore op.19 n.1", non mi sono meravigliata se, ascoltandola, le note rifiorivano dentro di me come se le avessi avute sempre presenti.
Avevo diciassette anni quando mi sono letteralmente innamorata di questo pezzo insieme all'altrettanto famoso Concerto per violino op.64 del quale tempo fa ho postato qui l'Adagio. Erano - l'uno e l'altro - la colonna sonora delle mie giornate, ma soprattutto sentivo che quelle note interpretavano i miei sentimenti in tutte le loro sfumature, come un dialogo capace appunto di andare al di là delle parole.
La Romanza citata che propongo qui, fa parte di una serie di 48 brevi pezzi per pianoforte. Oltre agli arpeggi della mano sinistra che conferiscono dolcezza e insieme profondità al brano, il tema si caratterizza non solo per la sua delicata luminosità e l'aura di romanticismo che lo pervade, ma anche per l'esordio a mio avviso particolare. Il suo digradare nella scala cromatica infatti, mi fa pensare non tanto a un vero e proprio inizio, ma alla continuazione di un discorso la cui prima parte resta per così dire sottintesa, come quando viene spontaneo proseguire ad alta voce una riflessione maturata in silenzio.
E ciò arricchisce la melodia di suggestione e intensità.
Buon ascolto!
12 commenti:
Come sempre mi ritrovo nelle tue descrizioni. Te l'avrò già raccontato ma anche io incontrai la classica da adolescente, intorno ai 13 anni e grazie alla "signorina Silvana" , una meravigliosa quarantenne (allora) che mi dava lezioni di latino e adorava la musica classica: studiavamo con Lp sempre in moto sul piatto del giradischi.
Una bella adolescenza anche la tua, Sandra! Chissà quali compositori si conciliavano meglio con Cicerone o Tacito!!!
E quanta gratitudine anche oggi per quelle persone che ci hanno iniziato alla musica, creando in noi una consuetudine che non ci ha più abbandonato.
Grazie!
Grazie, Annamaria! Adoro Mendelssohn. Se posso farti sentire la mia vicinanza, a dodici anni avevo scoperto una stazione radio tedesca che trasmetteva Bartok e non perdevo mai un appuntamento.
Un abbraccio in sol maggiore (dato che piove ^_^).
egle
Come ti capisco, Egle!!!
Un abbraccio anche a te!!!
Annamaria, la cosa che mi colpisce maggiormete leggendo i tuoi post è la tua dolcezza , che , uscita dal tuo animo vivido e sensibile, ci avvolge un po' tutti....
Chi non ha avuto amori musicali , spesso spenti col tempo e poi riaffiorati?
L'onda della vita è altalenante e si ripescano musiche che avevamo accantonate..
Amare Mendelssohn da ragazzina non è da tutti....
Bacio super!
Proprio vero, NELLA! Chi non ha avuto amori musicali? E anche se la vita è altalenante, restano in noi per sempre, pronti a riaffiorare al primo presagio di primavera!
Ti abbraccio forte!!!
Cara Annamaria, dopo mesi di latitanza, sono tornata a trovarti. Inutile dire che i tuoi post sono a dir poco meravigliosi, per le emozioni che suscitano, per la scelta attenta delle parole, ma,soprattutto, per la selezione impareggiabile della MUSICA! Grazie, poiché, con grande semplicità, trasmetti questa tua passione a tutti noi in maniera contagiosa. Un abbraccio e a presto. Silvana.
Una splendida immagine e veritiera quella del fondale marino su cui si depositano gioielli della memoria.
Silvana carissima, bentornata qui!!!
Sono felice che la passione per la musica diventi contagiosa, è un meraviglioso e salutare contagio.
Grazie a te per il tuo blog al quale - come ho visto - hai ridato vita con la grinta di sempre!!!
Un abbraccio a te e alla tua bella famiglia!
Sì, Ambra, la memoria è come un fondale marino che conserva e ogni tanto restituisce i suoi tesori.
Grazie!
Cara Annamaria,
sospendo il blog fino al mio ritorno a metà aprile. Prima di partire per il Sud America volevo passare a lasciarti un saluto. A rileggerci un po' più in là.
Grazie, Ambra! Ti auguro di fare un bellissimo viaggio, di quelli che poi vivono nel cuore a lungo.
Un abbraccio!!!
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