Forse quello della corsa che spesso ci contraddistingue, o della pigrizia di certe giornate che stentano ad ingranare? Quello affannoso della pur comprensibile ansia del domani o la calma piatta e smagata di chi non si stupisce più di nulla?
A me piace pensare che il giusto ritmo sia quello libero e disteso dell'amicizia, della condivisione, come il dialogo che fiorisce in semplicità tra due amiche, magari a braccetto per strada dove - nell'onda del discorso - il passo prende la sua andatura più naturale e spontanea.
Un camminare confidandosi la vita : cose grandi e cose piccole che poi piccole non sono perchè è il quotidiano con la sua verità e il suo spessore a costruirci dentro.
Un passo simile a quello di chi si trova magari in giro in una città come Venezia che - per necessità di cose - ha un ritmo tutto suo: un procedere sciolto, desideroso di incanto, ma anche un soffermarsi a sottolineare una parola del discorso, un'esperienza, guardando insieme dall'alto di un ponte le acque di un rio in cui si specchiano vecchie case.
Uno scoprire insieme la direzione giusta, angolo dopo angolo, in prospettive ricche di sorprese. Un saliscendi tra calli e campielli per condividerne la bellezza, un ritmo di leggerezza e profondità insieme, di gioco e di danza o di silenzio assorto.
Il giusto passo: quello della gratitudine per gli amici, per chi ti accetta così come sei veramente al di là dell'età, della geografia o della singola storia, se dal profondo affiora un moto di empatia e quel cristallo fragile e prezioso che tutti portiamo dentro manda bagliori di sorriso.
Ed è un brano di Francois Couperin (1668 - 1733) - insieme a Bach e Scarlatti uno dei più grandi clavicembalisti di ogni epoca - che, a mio avviso, rispecchia bene questo ritmo e può diventarne a buon diritto la colonna sonora.
Il rondeau intitolato "Les barricades mysterieuses" che propongo qui oggi, ha un andamento sereno e animato, leggero e insieme profondo dove la melodia si ripete apparentemente uguale e pur sempre nuova, proprio come un passo dopo l'altro, mai simile al precedente.
Un pezzo a cui potrebbe essersi ispirato Bach per certi preludi del primo libro de "Il Clavicembalo ben temperato", ma nel quale possiamo ritrovare un po' alla lontana anche echi del "Canone" di Pachebel.
Talora gioioso, talaltra dolcemente malinconico, il brano è stato anche opportunamente inserito nella colonna sonora del film "The tree of life" proprio a commento di una scena di giochi.
Del rondeau, originariamente per clavicembalo, ho scelto un'esecuzione al pianoforte che, a mio avviso, lo accende di colore mettendone in luce morbidissimi sfumati.
E certi punti in cui la melodia si allarga indugiando lievemente sulle note, sono proprio simili al ritmo dei nostri passi quando - nel procedere insieme - ci si sofferma un attimo e poi si riprende il filo del discorso: osservazioni, esperienze, uno sguardo o semplici silenzi.
Ed è la musica, come sempre, a suggerirci il ritmo giusto e a completare ciò che le parole non dicono.
Buon ascolto e Buon Anno a tutti!!!