Sto andando a Milano col treno delle nove.
Nonostante l'ora di punta sia passata, è sempre pieno: impiegati, qualche insegnante e molti studenti universitari che ripassano appunti o lavorano alacremente sul notebook.
La giornata è nebbiosa - una delle prime vere nebbie di questo inizio di autunno - e il paesaggio, così tetro quando non si vede il limpido del cielo, non invita al sorriso.
Davanti a me, nella ressa della vettura, prende posto un giovane sui venticinque anni: alto, snello, scuro di occhi e di capelli sul viso ancora un po' fanciullesco, ha un abito blu sopra una camicia chiara senza cravatta, un abbigliamento che porta con scioltezza e semplicità.
Osservo spesso i miei compagni di viaggio quando sono in treno, nelle loro fattezze e negli interessi che manifestano, ed è sempre uno spettacolo di vita affascinante.
Il ragazzo scambia una battuta con un'amica seduta poco lontano: "Prove e ancora prove, oggi, fino a stasera...". Poi si concentra sulle sue cose, e mentre mi chiedo che lavoro possa svolgere, estrae dalla cartella un corposo libro dalla copertina blu aviazione che riconosco subito perchè è quella delle mie edizioni musicali preferite.
Lo apre davanti a me e scopro con gioiosa sorpresa che è Mozart, nientemeno che Il flauto magico!
Che bello! E chi se l'aspettava in una mattina così tetra e con la prospettiva di una giornata pesante, di essere rasserenati anche dalla sola visione di una partitura mozartiana? Istintivamente mi si apre il cuore, mentre sbircio il testo con discrezione.
Capisco allora che il ragazzo dev'essere un cantante, forse un corista, e difatti vedo che ripassa i vari brani a fior di labbra, battendo leggermente il tempo con le dita sulla pagina. Ogni tanto si sofferma su alcune arie, poi passa oltre, a volte torna indietro.
Infine alza lo sguardo sulla campagna autunnale e il canto prosegue nella sua mente: lo colgo dall'espressione assorta, dalla testa che ondeggia piano quasi seguisse un ritmo segreto.
Fuori il paesaggio è sempre più grigio, ma i suoi occhi guardano oltre, trapassano la nebbia mentre un indefinibile sorriso, come una gioia velata di leggera malinconia, affiora dal fondo del suo sguardo.
Lasciarsi catturare dall'incanto della musica di Mozart è proprio così: essere immersi nel grigiore quotidiano e guardare oltre guidati da mirabili note che tutto sanno raccontare e fondere in splendida sintesi, la malinconia e la trasparente luminosità del cuore, il dramma e la dolcezza, sfaccettature di un unico cristallo che è la vita.
Attraversarle e riaffiorarne con una limpida verità da comunicare, uno sguardo che non cancella la fatica o la complessità dell'esistenza, ma che tutto assume e risolve in una dimensione più alta per fiorire in un miracolo di semplicità: questo è Mozart.
E' spessore e leggerezza insieme, sorridente equilibrio: è dolore che si effonde in singhiozzi negli accordi iniziali del Requiem, ma anche luce che si apre nel finale in tonalità maggiore del Lacrimosa o della Musica funebre.
E' distesa serenità nel Laudate Dominum e attitudine gioiosa e giocosa in numerose arie operistiche. E' semplicità di bambino in più di un Adagio dei concerti per pianoforte e complessa architettura contrappuntistica nelle ouvertures di talune sue opere: apparenti contrasti ricomposti e fusi in un segreto intreccio di note in cui è sempre il tocco della gioia, infine, a prevalere.
Nel multiforme panorama della vita, alcuni aspetti, se presi nella loro singolarità, spiccano maggiormente e talora possono incidersi più vivi nel cuore con le loro spine.
La musica di Mozart restituisce invece una visione d'insieme nella quale anche il dramma trova posto e senso nel quadro più ampio dell'esistenza, con un equilibrio che consente di affacciarsi alla realtà cogliendone la segreta bellezza.
E' quel raro distacco che permette di volgersi a contemplare anche per un solo attimo la propria vita e amarla!
Come lo sguardo di Dio che - secondo quanto si legge nel racconto biblico - dopo aver tratto all'esistenza nel fermento della creazione, il firmamento, mostri marini e rettili, alberi, erbe e l'uomo, si volse a considerare il tutto e "vide che era cosa buona".
Ricco di una gioia mai priva di pensoso spessore, capace di illuminare anche il grigio di una mattina di nebbia, Mozart è una scintilla di quello sguardo.
Annamaria
5 commenti:
rimango sempre senza parole di fronte a ciò che così profondamente percepisci e descrivi..
amore è anche riuscire a 'vedere' oltre...
Paola.
cara Annamaria è bello sapere che ci sono persone come te, di rara sensibilità, che sanno cogliere il bello nella frenesia quotidiana di questo mondo che va un po troppo veloce. In fondo la buona muisica , ci aiuta anche a far rallentare il nostro cuore riempendolo di sana emozione cri
Carissima Annamaria, eccomi a visitare il tuo bellissimo blog in cui racconto, musicalità e sentimenti si fondono meravigliosamente. Grazie di questo tuo dono.
Ti abbraccio.
egle
ciao carissima paola
Grazie a tutte voi!!!
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