sabato 8 novembre 2025

Tonto

Chi mi legge probabilmente lo sa da tempo: amo molto i cartoni animati. Solo i più classici però, mentre non riesco ad abituarmi a quelli che presentano stili grafici più recenti e innovativi.

Sarà per età o perchè alcuni di questi film sono dei veri e propri capolavori, ma resto legata alla tradizione che per me porta in primis i nomi di Walt Disney e di Hanna & Barbera, anche se non mi dispiacciono autori come Fritz Freleng, creatore della celeberrima Pantera Rosa della quale - lo giuro - qualche volta parlerò. 
Non sto ad elencare la ricchissima produzione d
i tali autori: dico solo che il pregio di queste pellicole - sia film che serie televisive - è unire uno schietto divertimento a quella sorridente saggezza che fa bella la vita. 
Qualche esempio? 
Pensate a "La spada nella roccia" e alle preziose istruzioni di Mago Merlino a
Semola: a proposito, ne ho parlato neanche tanti anni fa qui. Oppure, passando a Robin Hood, gustatevi la tenera scena del compleanno di Saetta o la successiva in cui Lady Marian e Lady Cocca giocano insieme. Ma anche le sequenze in cui protagonisti sono Re Giovanni e Sir Biss, oltre a divertire, fanno riflettere perchè rispecchiano tratti di sconcertante attualità.

Tuttavia, il bello di queste pellicole è anche il fatto che, oltre ai caratteri dei personaggi, ci restano dentro certe battute che finiscono per entrare nelle nostre espressioni quotidiane. Per carità! Accade con tanti generi di film che ci impossessiamo di alcune frasi fino a usarle nel nostro linguaggio: da "Domani è un altro giorno" a "Francamente me ne infischio" o "Sono andato a letto presto" e via dicendo. 
Del resto è un'operazione che si verifica con tutto, dal cinema alla 
poesia fino al linguaggio televisivo: e se talora cogliamo la realtà circostante con gli slogan riduttivi della pubblicità, altre volte invece riaffiora dal profondo anche il dantesco "Non ti curar di lor..." o magari qualche simpatica battuta dei cartoni. Insomma, dati ormai acquisiti tanto che la mia osservazione rasenta la banalità. Ma mi ci soffermo perchè qualche sera fa mi è accaduta una cosetta un po' singolare.

Stavo uscendo dal pronto soccorso dopo un ricovero lampo per un problema poi risolto - tranquilli, sto bene! - e decisamente risollevata dopo una giornata difficile. Ho guardato l'orologio, si era fatta l'una di notte e aspettavo stanca che mio marito venisse a prendermi. Ma quando nel buio ho finalmente avvistato la luce dei fari dell'auto, invece di un moto di gratitudine per il brav'uomo che sotto la pioggia battente veniva a raccogliere i cocci della moglie, il primo impulso che mi è uscito dal cuore è stato il grido di Tonto nella celebre sequenza di Robin Hood: "È l'una di notte e tutto va bene!".

Tonto...ve lo ricordate? Ma certo! Il simpatico e sciocco avvoltoio che insieme a Crucco fa la guardia al servizio dello sceriffo. Poi nella pellicola non tutto va per il meglio, ma quella frase, rimastami in testa da tempo, riaffiorava ora ad allentare la tensione della giornata e a restituirmi il sorriso. E mi è risuonata dentro proprio come è gridata nel film, con le vocali strascicate: "È l'uuna di nootte e tuutto va beene!", mentre un'ombra di sorriso mi si disegnava in volto, anche se nel buio non se n'è accorto nessuno. 

Ora, che cosa c'entri questa storiella in un blog di musica, non lo so, ma Tonto mi è sempre piaciuto, qualche volta mi ci identifico pure...e avevo voglia di raccontarvela. Spero mi perdonerete.
Se proprio lo desiderate, posso dirvi però che il giorno dopo mi è venuta una gran curiosità
 di sapere su quali note si dipanasse il grido della sentinella. Eccole: FA FA FA FA  RE RE  -  FA FA FA FA  RE RE, quattro quinte seguite da due terze, il che corrisponde perfettamente alle sillabe della frase, in tonalità di SI bemolle maggiore, almeno così mi pare. Se guardate qui il filmato, la voce di Tonto su certe vocali sembra un po' calante, ma dopo una giornata in cui grida a tutte le ore, bisogna capirlo.

Così, è proprio al SI bemolle maggiore che mi sono ispirata per scegliere il brano da regalarvi a conclusione della mia piccola avventura ospedaliera. Siccome tutto si è concluso bene, ho scelto un pezzo che riflette sollievo e leggerezza, gioco e allegria. E chi meglio di Gioacchino Rossini (1792 - 1868) ? Allora eccovi il terzo tempo, "Allegretto", della "Sonata n.4 per archi", giustappunto in SI bemolle maggiore.

Si tratta di una composizione scritta dal musicista a soli dodici anni(!) e questo dettaglio tutt'altro che trascurabile me la fa apprezzare ancora di più per svariati motivi. Primo per la presenza già evidente di moduli compositivi di indubbia eleganza che ritorneranno nelle opere successive; poi per l'andamento leggero e giocoso che, se da un lato è un tratto distintivo di tanta musica rossiniana anche se non tutta, dall'altro esprime la freschezza di chi osserva il mondo con sguardo limpido e festoso. 
Lo sguardo di un ragazzino a cui - scommetto - sarebbero piaciuti anche i cartoni
di Walt Disney, Tonto compreso.

Buon ascolto!

(La foto è presa dal web) 

 

2 commenti:

siu ha detto...

Mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare una disavventura ospedaliera, ma sono contenta che si sia conclusa felicemente!
Quanto alle battute dei film, la mia preferita resta quel "Be', nessuno è perfetto" che chiude "A qualcuno piace caldo".
Buona serata, cara Annamaria.

Annamaria ha detto...

Grazie della tua vicinanza, cara Siu! Sto bene e spero che l'episodio non si ripeta. Ma è stato tale il sollievo per la fine della disavventura che ho voluto riderci un po' sopra. Quella battuta di Tonto mi ha aiutato davvero a sdrammatizzare.
Buonanotte a te, carissima!