mercoledì 8 ottobre 2025

Quando il tramonto si specchia nei canali

Il post di oggi è merito della mia amica Elisa e della splendida foto che ha scattato per la quale la ringrazio di cuore. 
A dire il vero, quando parecchio tempo fa me l'aveva inviata, mi era venuta
 subito l'idea di pubblicarla qui, ma siccome sono una che - come si suol dire - carbura lento, l'ho tenuta da conto fino ad ora in attesa del momento giusto. 
Allora eccola finalmente, riportata per ultima
nella sua interezza, mentre nelle prime due ho ritagliato i particolari che mi parevano più adatti a rivelare l'incanto del paesaggio insieme alla bellezza dell'inquadratura. 

L'immagine ritrae la nostra campagna padana al tramonto di una giornata autunnale ed è ricca di quel fascino che sarebbe piaciuto a Monet che più volte ha dipinto filari di pioppi con le chiome percorse dai fremiti del vento mentre si specchiano nell'acqua. 
Qui non sembra ci sia vento, forse solo la lieve
 brezza della sera dopo una giornata serena sulla nostra pianura, in una visuale che dà respiro lasciando un gran senso di pace. Non pare autunno inoltrato: le rive del canale sono ancora verdi, anche se il fogliame degli alberi ha già quella tinta tra il ruggine e il dorato tipica della stagione. 
Mi piace questo colore acceso che spicca sullo 
sfondo del cielo in cui l'azzurro va schiarendosi e tingendosi di rosa. La foto ha colto proprio la magìa del momento in cui il sole è già tramontato, ma il riverbero della sua luce dà luogo a sfumature che si fanno più intense all'orizzonte. 

Tuttavia, a mio avviso, ciò che oltre ai colori rende affascinante il paesaggio colto in questo scatto è la prospettiva che corre verso il fondo, segnata dal filare di tronchi e insieme dal loro riflesso nella roggia. È l'acqua infatti che fa da specchio agli alberi e al cielo moltiplicandone la luce e la sua gradazione rosata. 
Bella l'immagine di questa natura
serena che attende il silenzio della notte in una solitudine che è raccoglimento. Ma altrettanto bello sognare di percorrere a passi lenti le carraie che solcano i prati e fiancheggiano i canali, lo sguardo al filare di pioppi o all'orizzonte, nell'oro del tramonto che va spegnendosi piano.

È stata proprio la sensazione di ampio e pacato respiro che la foto mi comunica a suggerirmi il brano da associarle, e lo ripropongo volentieri nonostante l'abbia già pubblicato anni fa.

Si tratta del "Largo" del "Concerto per clavicembalo e orchestra n.5 in fa minore BWV 1056" di Johann Sebastian Bach, in seguito arrangiato per pianoforte solo col titolo di "Arioso" e qui nella trascrizione di Alfred Cortot. 
Sono diversi i motivi per cui, oltre al suo
splendore, ho scelto di nuovo questo pezzo. 
Un po' per la suggestione del termine
"Arioso" che mi restituisce la percezione della vastità della campagna percorsa forse da una brezza leggera. Poi per la speranza di far cosa gradita all'amica Elisa che ama la musica di Bach almeno quanto me. 

Ma - come direbbero gli inglesi - last but not least per la pregevole interpretazione del Maestro Giuseppe Merli che dal brano fa emergere ogni sfumatura. Infatti, sul rigore ritmico del pezzo espresso dalle quartine della mano sinistra, aggiunge una rara nitidezza di tocco nel tema della destra. Qui, se in certi passaggi fa fiorire più viva la melodia quasi le note fossero le battute di un discorso, in altri sottolinea invece il pacato rallentare della musica facendone emergere tutta la dolcezza e al tempo stesso lo spessore.
Ne deriva un'esecuzione ricca di intensità meditativa, a somiglianza di un cammino a
 passo lento attraverso la campagna autunnale, nell'ora del tramonto.

Buon ascolto!