"Ma no, dai...che ti prende?" è stata la reazione di una persona amica quando io, fresca fresca, le ho mostrato l'immagine che avevo scelto per questo post della serie delle mie città, che è appunto quella che vedete qui sopra.
E ancora: "Stai scherzando?!...". Quando poi ha capito che facevo proprio sul serio, ha insinuato che per il caldo mi avesse dato di volta il cervello, e del resto non sarebbe la prima volta che mi lascio prendere da un impeto di follia agostana.
Ma in che modo spiegare a lei, che mi elencava diligentemente - come se non le sapessi - le belle città di cui ho parlato finora, che a me questa immagine piace davvero? E che dal primo momento che l'ho vista, come recitavano le vecchie dichiarazioni d'amore ottocentesche, non faccio che pensarla?
Vabbè, non esageriamo, ho anche altro per la testa, ma siccome quando ho in cantiere un post una sotterranea parte di me già se lo immagina covando la gioia della condivisione, posso dire che sì, anche quando faccio altro c'è un filo costante che dentro di me lavora al blog.
Insomma, amica a parte, avrete capito che a me questa città-astronave piace moltissimo! E forse è arrivato il momento di sbrigliare i sogni e la fantasia!
"Ma da che tipo di costruzioni sono formate queste - diciamo così - città?".
Se ci fate caso, niente di modernissimo o di nuovo, e se stravagante è l'idea di agglomerare edifici quasi fossero mondi a sè stanti sospesi nello spazio, più che mai tradizionali sono invece i riferimenti architettonici che ricalcano i vari stili del passato.
Lo si osserva bene anche nell'opera in alto in primo piano, la mia splendida città - astronave! Sono tutti pezzi incastrati tra loro che, a una prima impressione, possono sembrare parti di un motore con bulloni, viti e guarnizioni; avete notato i due comignoli in fondo a destra simili a due tubi di scappamento? Ma non è un motore, bensì un blocco urbano con case, chiese, campanili, cupole, tetti e finestre.
Non solo, ma l'insieme è costruito in modo che ogni lato, anche quello sottostante, presenti una sua facciata: a sinistra quella che sembra una chiesa gotica, a destra una sorta di abbaino e sotto - lo vedete vero? - un tempio greco con tanto di frontone e di colonne. Il tutto sormontato da una grande cupola diciamo rinascimentale. Insomma, una città impossibile che può nascere solo da un sogno o dalla fantasia.
"In pratica, un facsimile del nostro mondo in rotta verso l'ignoto degli spazi siderali, un mondo chiuso in se stesso, inanimato, senza un segno della presenza della natura...ma che avrà mai di bello?" torna a incalzare l'amica.
Devo riconoscere che non ha torto. Forse queste bizzarre creazioni sono il simbolo di ciò che siamo diventati: un mondo contratto in se stesso quasi non avesse più respiro, simile a un'entità mostruosa e disumana.
Oppure, penso io riferendomi alla foto in alto, un mondo in viaggio - come del resto ciascuno di noi - col fascino e i timori di ogni rotta verso l'ignoto. Un mondo che porta con sè il proprio passato senza ignorarlo: un passato ora luminoso, ora oscuro, per certi versi città delle fate, per altri città delle streghe.
E infine non posso tacere la particolare impressione che l'insieme mi lascia. Se infatti nei vari incastri architettonici la muratura è pesante per il suo spessore, la visione complessiva mi regala un senso di grande, sognante leggerezza. Insomma, una tecnologia che diventa arte.
Così, mi piace aggiungere un passo di Italo Calvino tratto da "Le città invisibili" che a mio avviso può commentare opportunamente questa immagine svelandone il fascino:
"… É delle città come dei sogni: tutto l'immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un'altra … Anche le città credono di essere opera della mente o del caso, ma né l'una né l'altro bastano a tener su le loro mura. D'una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda. " (pp. 49-50).
E a quale ritmo di musica si muoverà la mia fantastica città-astronave?
5 commenti:
Beautiful blog
Please read my post
Yes, Rajani Rehana!
Thanks!
Cara Annamaria, bellissime queste "Architetture" di Mattias Adolfsson. Per quanto mi riguarda hai scelto bene... si prestano a molte considerazioni relativamente a cosa siamo e a cosa siamo diventati, non tanto come individui, ma come "corpi" sociali. Comunicano leggerezza - perché sospese nello spazio - ma anche chiusura (come tu dici), interezza, ma anche impenetrabilità... Grazie! Anche per la scelta musicale. Un caro saluto.
Mi hanno affascinato subito queste "Architetture", cara Rossana, sia per la loro originalità, che per le svariate suggestioni che ci suggeriscono e che tu hai colto benissimo. Certo, alcune sono inquietanti, ma la prima in alto simile a un città-astronave, mi dà fortissima la percezione del nostro essere in viaggio.
Un caro saluto a te e grazie!
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