martedì 3 maggio 2022

Bachiana versatilità

Come cambia il carattere di un brano di musica - e quanto muta la nostra percezione - se lo ascoltiamo interpretato da strumenti diversi dalla versione originale?
Quale differente fisionomia assume un
pezzo nato magari per pianoforte ed eseguito invece al violoncello o al flauto? O viceversa?  

Mai sentiti i Notturni di Chopin suonati col violino? O alcuni suoi Valzer splendidamente arrangiati per fisarmonica da Richard Galliano che li colora di una suggestiva atmosfera da musette francese? Per non parlare delle Suites per violoncello di Bach nella versione per marimba.
Spesso, musicisti di ieri e di oggi si sono sbizzarriti ad interpretare un pezzo su
strumenti diversi dall'originale, a volte per curiosità o per gioco, ma più di frequente per farne affiorare dimensioni nascoste e nuove.
Senza andare a cercare arrangiamenti più recenti in chiave jazz o rock, basti ricordare che lo stess
o Bach aveva trascritto per tastiera diversi concerti vivaldiani nati per archi. E, al contrario, le sue "Variazioni Goldberg" composte per clavicembalo sono state talora adattate per trio o quartetto d'archi, il che ci consente di apprezzare ancora meglio la struttura polifonica di alcuni pezzi.

Immagino che siano osservazioni e confronti che tanti avranno avuto modo di fare chissà quante volte, notando differenze di timbro, di colore e di sonorità. Tutti sappiamo quanto la voce del pianoforte differisca da quella del clavicembalo e ancor più dall'organo, e così l'arpa dalla chitarra e dal liuto, e il discorso potrebbe continuare anche per gli altri strumenti.

Ma l'ascolto, per quanto possa essere coinvolgente, non è tutto. Ciò che ci offre la possibilità di gustare a fondo una musica è suonarla, addentrandoci con le mani e con l'anima nella sua struttura, osservandone tonalità, temi e sviluppo, cogliendone il ritmo, gli accenti, assaporandone il fascino che possiamo sottolineare magari azzardando una nostra personale interpretazione.
Mi è occorso altre volte di osservare quanto è bello entrare nel linguaggio di un
compositore, riconoscendo i tratti salienti della sua - se si può dire - poetica musicale, perchè, quando lo si frequenta con una certa assiduità, uno spartito si apre davanti ai nostri occhi come il profilo di un amico di vecchia data col quale poter dialogare.

Tutto questo discorsino per dire che giorni fa, navigando su youtube, mi sono imbattuta nel "Preludio, Fuga e Allegro BWV 998" di Bach e me ne sono innamorata al punto da volermi cimentare a suonarlo. Ma mentre lo eseguivo, mi è riecheggiato dentro come cosa non nuova e mi sono ricordata che di questa composizione avevo già pubblicato il "Preludio" la bellezza di undici anni fa, senza tuttavia soffermarmi su di esso in modo particolare.
Ora invece, il tentativo di suonarlo me lo ha fatto entrare davvero nel cuore, così ho
deciso di ripubblicarlo.

Si tratta di un pezzo nato per liuto o per cembalo - come recita l'intestazione del manoscritto bachiano - ma interpretato nel tempo anche al pianoforte, più spesso alla chitarra e talora all'organo.
Osservate sullo spartito com'è bello l'andamento delle sue prime battute! Ha il ritmo del tempo composto
di 12/8, la luminosità del MI bemolle, la dolcezza sempre variata delle terzine che si muovono inanellando il tema in tonalità diverse, mentre le note della sinistra scandiscono il cammino con rigore. Bellissimo quel Mi basso ripetuto quattro volte come nota base sulla quale la destra dipana la sua melodia, simile a un sentiero variato di luci ed ombre! Vi si riconoscono i moduli tipici dello stile bachiano e al tempo stesso ne emergono tratti di meravigliosa intimità.

Così, ad esemplificare il discorsino iniziale, ve lo riporto qui in due versioni differenti: la prima - quella che avevo già pubblicato - per liuto, e la seconda per organo. Emerge subito l'atmosfera diversa che i due strumenti creano: quanto dolce, melodiosa e ricca di sfumature è quella per liuto, tanto grandiosa e potente è la versione organistica con le note della pedaliera scandite in modo incisivo. Quanto la prima risulta intima, tanto la seconda è solenne.
E ancora una volta ne emerge la versatilità del genio bachiano che sa parlarci
attraverso voci e suggestioni diverse. 

 Buon ascolto!

 

4 commenti:

Gus O. ha detto...

Stravedo per Bach.
Ciao Annamaria.

Annamaria ha detto...

Anch'io, Gus!!!
Grazie e buona serata!

Stefania ha detto...

In effetti la stessa composizione suonata con strumenti diversi, regala sensazioni diverse.

Annamaria ha detto...

Proprio così, Stefania!
Grazie di essere passata di qui e buona giornata!