domenica 8 marzo 2020

Messaggio in bottiglia

(Foto presa dal web)
Sono giorni strani questi, allontanati come siamo dai ritmi consueti e con un tarlo di preoccupazione che rode. Non visto, ma rode.
Tuttavia, il tentativo di recuperare una normalità nel passare delle ore può condurre a qualche scoperta sorprendente e fruttuosa.

Mi è capitato ieri, sfogliando il primo libro del "Clavicembalo ben temperato" - Bach, naturalmente - mentre consideravo quali brani avevo già imparato a suonare e quanti ancora erano in lista d'attesa, ammesso - e non concesso - che avessi voluto cimentarmi con la loro difficoltà.
È stato lì che, senza un motivo preciso, mi sono soffermata su di un preludio sul quale non avevo mai messo le mani, nel senso letterale del termine. 
Lo avevo ascoltato però nel blog "La verità vi farà liberi" del carissimo Amicusplato, cultore di musica come pochi, che nel corso degli anni ci ha regalato splendidi brani a partire dalla polifonia rinascimentale fino al rock.

Ricordo che non avevo commentato il suo post perchè quel pezzo - il "Preludio n.10 in mi minore BWV 855" trasposto in si minore da Alexander Siloti - per quanto bello, a suo tempo non era tra i miei preferiti. Troppo triste.
Invece ieri - chissà perchè?! - è riaffiorato dagli anfratti della memoria e sono andata a riascoltarmelo, cercando anche altre interpretazioni.
Tra queste, ne ho scoperto una del celebre John Lewis (1920 - 2001) che all'inizio non mi ha entusiasmato, se non che il pianista ne fa poi - e c'era da aspettarselo! - una rielaborazione jazz.
La novità mi ha incuriosito e sono andata ad ascoltarmi altre sue rivisitazioni e composizioni. Così, di brano in brano, sono arrivata a quello di oggi: un vero e proprio capolavoro nel suo genere, unico per l'essenzialità con cui è costruito.
Si tratta di "Django", famosissimo pezzo jazz scritto da Lewis nel 1954 in ricordo del chitarrista Django Reinhart, scomparso l'anno precedente.

"E il Preludio - direte voi - te lo sei dimenticato?..."
Tranquilli, Bach mi ha portato lontano, ma c'è sempre.
Se ascoltate con attenzione, scoprirete infatti che la struttura di questo pezzo ha il rigore di una creazione bachiana e che sono proprio le progressioni bachiane - ripetizioni della stessa frase musicale a partire da note diverse - a diventare melodia. Del resto Lewis, oltre che celebre compositore e pianista all'interno del "Modern Jazz Quartet", è stato un appassionato cultore del musicista tedesco di cui ha arrangiato alcuni brani all'interno dell'album "Blues on Bach".
Ma ciò che di "Django" mi prende più di ogni altro aspetto è il ritmo sincopato che - da 1,32 in poi - anima il tema. Questo infatti, prima esposto in modo lento ed essenziale, da qui in poi viene ripreso in una rivisitazione a dir poco seducente: basta ascoltare certi pianissimo o alcune dissonanze sapientemente disseminate qua e là.
Ne deriva un pezzo grintoso e accattivante che Lewis interpreta con la sobrietà e la sicurezza di un vecchio leone, e che potrebbe aver suggestionato anche i compositori successivi tanti sono i brani in cui lo sento riecheggiare.

Così, ho deciso di pubblicarlo e insieme mi sono chiesta se al nostro Amicusplato - da cui tutto era partito - sarebbe piaciuto. 
Me lo domando spesso quando scelgo un pezzo musicale, ma non ho risposta se non la pungente nostalgia per chi non c'è più...
E allora lo scrivo qui, per raggiungerlo in qualche modo con la mia gratitudine, per mandargli un segnale, una comunicazione come si fa con i messaggi in bottiglia, affidati al mare e all'ignoto. 
Ma insieme covo la speranza che la luce di Dio, nella quale Amicusplato certo vive, sia un oceano in ascolto.

Buona musica!

8 commenti:

eglissima egle ha detto...

Sembra un pezzo facile, ma per me è difficilissimo da comprendere. La sensazione che provo è che il bravo pianista suoni due pezzi in contrapposizione, il primo solo con la mano sinistra e quello jazz solo con la mano destra. Ascolto come se fossi il messaggio che non posso leggere perché chiuso nella bottiglia.

Ammiro la tua cultura musicale, cara Annamaria. Grazie per questo dono.

Buona giornata.

egle

Annamaria ha detto...

Hai colto nel segno, cara Egle. In effetti è così, e a mio avviso è il bello di questo brano: due ritmi diversi - rigore bachiano e improvvisazione jazz - che s'intrecciano con un risultato accattivante!
Grazie e buona giornata a te!!!

Leo Pieretti ha detto...

Una perla.

Annamaria ha detto...

Grazie mille, Leo, e buona giornata!!!

Stefyp. ha detto...

Ho ascoltato questo brano più volte e anche così trovo che sia difficile afferarne il suo messaggio fino in fondo. E' impegnativo, ma un vero gioiello, le sue sfumature sono deliziose.
Passa un buon coprifuoco... teniamo duro!
Un abbraccione e grazie per queste tue proposte coinvolgenti, Stefania

Annamaria ha detto...

Grazie Stefania! Forse il modo migliore per accostarsi a questo brano è lasciarsi semplicemente prendere dal suo ritmo.
Buon coprifuoco anche a te! E' molto importante tener duro ancora un po' per non vanificare i sacrifici fatti finora!
Un abbraccione!!!

Rossana Rolando ha detto...

Bellissimo tutto: Anche l'idea di una comunicazione che superi ogni confine: quello fisico (come accade anche oggi, nel tempo del coronavirus) e soprattutto quello esistenziale, che separa misteriosamente i "viventi" dai "morti". Un caro saluto.

Annamaria ha detto...

Grazie, Rossana!! E' sempre singolare e fonte di stupore il rapporto che si stabilisce con persone che magari non abbiamo mai incontrato dal vivo, ma con le quali abbiamo condiviso lo splendore dell'arte! Davvero c'è una comunicazione che supera ogni confine.
Un caro saluto a te!