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Vincent Van Gogh: "Limitare di un campo di grano" Amsterdam, Rijksmuseum Van Gogh |
Alla costante ricerca di musica, in questi giorni difficili per tanti di noi, nel tempo libero che mi sono ritrovata - piombati come siamo, dalla sera alla mattina, nel cuore di un evento che mai si pensava di vivere - ho trovato un brano a dir poco meraviglioso!
È Camille Saint-Saëns (1835 - 1921) il suo autore: sì, proprio il compositore dell'opera "Sansone e Dalila", del celebre "Tollite hostias" tratto dall' "Oratorio di Natale" o dell'ancor più famoso "Carnevale degli animali".
Questa volta si tratta del "Concerto in sol minore n.2 op.22 per pianoforte e orchestra" nel suo primo movimento "Andante sostenuto", un pezzo che non conoscevo e che mi ha preso subito ma proprio subito!
E sapete perchè? Provate ad ascoltarne le battute iniziali!...
Bastano i primi trenta secondi di musica e certo anche a voi si aprirà il cuore perchè l' incipit è inconfondibilmente bachiano, degno del preambolo di una Partita o di una Fantasia, con un tema che - declinato con accenti diversi - percorre poi tutto il brano dall'inizio alla fine.
Non è nuova del resto l'attenzione di Saint-Saëns per il compositore tedesco.
La ritroviamo infatti nel tema fugato della Sinfonia n.2 op.55, ma anche altrove, in svariati pezzi per organo.
Severo e rigoroso nell'esordio, sostenuto proprio come recita la didascalìa, questo primo movimento del Concerto ci conduce però in una serie di atmosfere musicali progressivamente mutevoli.
È come se Saint-Saëns avesse attraversato parte della storia della musica dal Barocco al Classicismo e poi al Romanticismo spingendosi forse anche oltre. Dopo l'inizio squisitamente bachiano, vi ritroviamo infatti la forza di Beethoven, la dolcezza di Chopin, il pianismo virtuosistico di Liszt e in certi accordi - almeno questa è la mia impressione - anche l'impeto di Brahms e di Rachmaninov.
Se prima protagonista è il pianoforte con un esordio in stile bachiano, subito dopo il tema viene ripreso e sviluppato nel dialogo con l'orchestra.
Introdotta - a 1,10 e a 1,14 dall'inizio - da due potenti e drammatici accordi degni dell'incipit del "Don Giovanni" di Mozart, la melodia si ammorbidisce poi in passaggi luminosi come un adagio di Chopin o concitati come un pezzo beethoveniano. Si tratta insomma di una successione di note prima severe, poi veementi e impetuose, poi più dolci, poi ancora appassionate e tempestose, ma non prive di aperture a somiglianza di un cielo primaverile.
Ne deriva una composizione trascinante e di straordinaria intensità passionale, alla quale mi piace associare il quadro che vedete.
Arioso, aperto, movimentato, questo bellissimo dipinto di Van Gogh, conservato ad Amsterdam presso il museo dedicato al pittore olandese, mi affascina per il suo vivo splendore.
Siamo ai margini di un campo di grano mosso dal vento, sotto un cielo variegato di nuvole che aprono sprazzi di azzurro o forse preludono a uno di quei repentini cambimenti di tempo tipici della primavera, chissà!...
Può essere il sereno che torna o un turbine che si avvicina, ma in ogni caso l'immagine ci coinvolge al punto che ne possiamo respirare l'atmosfera.
Larghe e veloci pennellate rendono con rara efficacia l'urto del vento sul grano, e sempre dall'onda obliqua del vento è portato quell'uccello in volo sui campi.
Folte spighe punteggiate, qua e là, di papaveri cominciano a imbiondire e mi ricordano le parole del Manzoni che, al cap.28 del romanzo "I Promessi Sposi", descrivendo - prima ancora di altri flagelli - gli effetti della carestia a Milano, osserva:
"Intanto però cominciavano que' benedetti campi ad imbiondire..."
È sempre stato quell' intanto a colpirmi: segno che, nei momenti di affanno, il tempo cova un seme di speranza, talora sorprendente, talaltra atteso.
E me lo confermano quelle spighe mosse dal vento nei tratti ariosi di questo dipinto, insieme alle note energiche e tormentate - ma qua e là anche dolcissime - del brano di Saint-Saëns.
Buon ascolto!