domenica 17 settembre 2017

Stagioni interiori

Lago Verney (foto di Roberta Vacchiero)
























Ci sono talora immagini che, con il loro splendore, i colori, ma soprattutto con la particolare atmosfera che sanno creare, colgono in pieno un clima, la fisionomia di una stagione, rispecchiando non solo squarci di paesaggio fuori di noi, ma anche panorami interiori.
Possono essere dipinti, disegni, fotografie, ma sempre capaci di rappresentare il nostro vissuto qui e ora, suggerendoci una miriade di sensazioni. E a volte capita che abbiano un impatto di tale suggestione da stabilire con noi misteriose corrispondenze, quasi iniziassero a parlarci.

È ciò che mi è accaduto quando, navigando nel sito web "Valle d'Aosta oltre le immagini, le emozioni", mi sono imbattuta nella foto che vedete in alto. 
La mia reazione è stata immediata come mi fossi trovata proprio lì, sulle rive del Lago Verney, vicino al colle del Piccolo San Bernardo, in un giorno di settembre verso il tramonto.
A catturarmi subito è stata la totale solitudine di quel paesaggio spoglio che la piccola costruzione in pietra chiara - unica in tanto spazio aperto - non fa che sottolineare. E con la solitudine mi ha raggiunto la percezione di un silenzio intatto, insieme alla dolcezza dei colori caldi e un po' bruciati del prato ormai autunnale, in contrasto con l'azzurro cupo del laghetto e quello chiarissimo del cielo. Contrasti non così netti come in piena estate, ma segnati da ombre che si allungano qua e là, accarezzando il paesaggio e lasciando intuire che il sole sta calando.

Mi è parso di specchiarmi in questo panorama, ritrovando nella sua solitudine e nella percezione del tempo che passa non l'apparente senso di vuoto, ma una rasserenante pace lontana da qualunque tristezza. 
E mi ha ricordato l'incanto dell'ultima passeggiata fatta in montagna non molti giorni fa, al tramonto, mentre le ombre scendevano piano sul paese già deserto e immerso nel silenzio. Una solitudine esteriore, ma segno di una vita che continua dentro, nelle case, nei cuori, nel segreto della terra.
Anche allora, ho avvertito le sensazioni che mi ha sempre comunicato l'atmosfera di settembre: la suggestione di un tempo che finisce stemperandosi nella dolcezza che prelude all'autunno, e insieme il presagio ancora indistinto di altra vita che verrà.
Sensazioni create dal fascino del paesaggio, certo, ma capaci di raggiungerci come un dono da covare poi nel chiuso nell'anima, lasciandoci pervadere dalla morbidezza infinita del mutare della stagione.

Così, a commento di quest' immagine, ho scelto per voi - e per me - un brano di Ludwig van Beethoven che amo da sempre, ma che non ascoltavo da parecchi anni, non so bene perchè. Talora c'è un segreto pudore che ci impedisce di concederci a quelle musiche che hanno segnato particolari periodi della nostra vita e che hanno il potere di farceli ripercorrere, restituendoci un mondo di sensazioni intatte. 
Ma le sue note, oggi, mi sono parse in serena armonia con l'atmosfera che la foto del mio piccolo lago tra i monti mi suggerisce. E allora eccolo.
Si tratta del secondo movimento, "Larghetto", del "Concerto in Re maggiore op.61 per violino e orchestra", uno dei capolavori della letteratura violinistica del primo Ottocento. 
Il brano, famosissimo, si snoda in un incantevole dialogo tra la pacata intensità dell'orchestra e la voce nitidissima del violino solista. Ne nasce così una dolce romanza che ci riempie di fascino fin dall'esordio, e ci accompagna con un incedere lento, totalmente privo di affanno, ma pervaso da un'aura contemplativa ricca d'ineffabile splendore.

Buon ascolto!

 

9 commenti:

eglissima egle ha detto...

Ciò che mi arriva dalle pagine del tuo Blog è sempre, o quasi, una sottile malinconia; qui, sia nell'immagine del laghetto che nella melodia del Larghetto di Beethoven. A me danno più gioia gli spazi aperti, i laghi come il Garda o anche quello di Braies (se vogliamo andare in montagna). Bellissimo il brano musicale che hai accostato... alla tua malinconia.
Ti abbraccio forte e ti regalo un sorriso.
egle

Annamaria ha detto...

Non dubito, cara Egle, che l'immagine di questo laghetto possa generare un po' di tristezza. E certo, se in essa mi sono rispecchiata, evidentemente può esserci in me un fondo di malinconia che non colgo, ma che risulta più evidente a chi - come te - mi legge dall'esterno.
Tuttavia, l'atmosfera di questo paesaggio mi attira perchè mi parla di una solitudine che sento lontanissima dalla tristezza, ma che avverto come serenità, meditazione, respiro, riposo dell'anima. E in questo anche Beethoven mi aiuta!
Grazie del tuo sorriso che ricambio con affetto!!!

amicusplato ha detto...

Una pagina di musica sublime questo concerto, carissima Annamaria, che rivela in pienezza il genio di Beethoven :-)

Il concerto op. 61 è al tempo stesso perfezione assoluta (bellezza apollinea, direbbe Nietzsche) e intenso pathos vitale (il dionisiaco del suddetto), in una sintesi mirabile.

Anche il Larghetto è un vibrare di intime emozioni, che il violino solista evidenzia in modo straordinario. Un'intima gioia del cuore, che prepara il Rondò finale, splendida catarsi conclusiva, tipica di molte opere del genio di Bonn.

Grazie per aver riproposto una musica a te particolarmente cara; e così suggestiva per tutti :-)

amicusplato ha detto...

Ovviamente quoto le tue riflessioni:

"Il brano, famosissimo, si snoda in un incantevole dialogo tra la pacata intensità dell'orchestra e la voce nitidissima del violino solista. Ne nasce così una dolce romanza che ci riempie di fascino fin dall'esordio, e ci accompagna con un incedere lento, totalmente privo di affanno, ma pervaso da un'aura contemplativa ricca d'ineffabile splendore".

Perfetto!

Un grande abbraccio :-))

Annamaria ha detto...

Grazie di cuore, carissimo Antonio, del tuo apprezzamento e delle tue osservazioni che - come sempre - arrichiscono l'analisi del brano!
Dopo Bach e Mozart che mi hanno preso per primi, questo concerto di Beethoven è stato uno dei pilastri della mia giovinezza, affiancato poi da altri due concerti per violino che ho amato ( e amo) alla follia: quello di Mendelssohn e quello di Brahms.
Un abbraccio grande e buona giornata!!!

Stefyp. ha detto...

Carissima Annamaria eccomi di nuovo qua. Commento solo ora e credo apprezzerai lo stesso, non potevo perdermi questo bellissimo brano e la foto così suggestiva. Sei mai stata al lago Verney? Se è sì, avrai avuto modo di notare che l'atmosfera non si discosta molto, anche in altre stagioni. Il panorama splendido, il totale silenzio, i colori della natura, del lago, come altri di alta montangna, predispongono alla meditazione, al dolce abbandono. Il brano poi che l'accompagna non fa che accrescerne l'intensità, la suggestione e fa sì che gioia e serenità raggiungano accattivanti il cuore con intense emozioni.
L'incedere è lento, come dici tu, ma proprio per questo, se ne apprezza tutto il suo splendore.
Buona domenica, un abbraccio
Stefania

Annamaria ha detto...

Certo che apprezzo, cara Stefania, e ti chiedo scusa se anch'io sono arrivata solo ora a commentare il tuo recente post.
Sì,sono stata al Lago Verney, non quest'estate, ma l'ultima volta un paio di anni fa. Hai ragione: c'è una particolare atmosfera di silenzio anche in piena stagione estiva e la foto del post, che mi pare sia stata scattata ai primi di settembre, rende bene questo clima.
Grazie di cuore del tuo commento e un abbraccio di buona settimana!!!

Anna Bernasconi Art ha detto...

A volte rispecchiano il presente, a volte ci ricordano sensazioni passate, altre volte suggeriscono come "sentire" il futuro... hai composto un piccolo magico post, Annamaria!

Annamaria ha detto...

Grazie della tua sensibilità, cara Anna, e scusa il ritardo nella mia risposta!!!!