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C.D.Friedrich: "Un uomo e una donna davanti alla luna" |
Lo so, le mie scelte sono un po' altalenanti: non rispettano infatti una precisa programmazione relativa ad autori, strumenti o tematiche e neppure un criterio puramente cronologico.
Amo invece seguire la passione del momento insieme a ciò che la musica mi suggerisce in rapporto alle emozioni offerte dal trascorrere del tempo, dal paesaggio, magari da un dipinto o dalle mille circostanze della quotidianità.
Un ascolto dentro e fuori di me, animato dalla gioia di condividere con voi i brani nei quali ritrovo particolari radici, risonanze o che mi parlano con maggiore intensità.
E mi piace che, per chi passa di qui, ci sia anche un pizzico di sorpresa, come quando - una vita fa - compravo i dischi della serie "I Grandi Musicisti" dei Fratelli Fabbri Editori. Uscivano in edicola una volta alla settimana e non vedevo l'ora di portarmi a casa l'album di turno come un piccolo tesoro; ma non venivano pubblicati in ordine cronologico e ogni volta si rinnovava in me il gusto della sorpresa!
Bene. Allora la sorpresa di oggi è un autore nuovo per questo blog.
Si tratta del russo Aleksandr Porfir'evic Borodin (1833 - 1887), singolare figura di compositore perchè non ha dedicato la propria vita alla musica, ma alla ricerca nel settore della chimica e della medicina. Scienziato, dunque, prima ancora che musicista. Eppure, nonostante ciò, la profonda passione per il mondo delle note gli ha consentito di scrivere ugualmente opere per le quali, oggi, viene ricordato più ancora che per la fama ottenuta in campo scientifico.
Il brano che ho scelto è - lasciatemelo dire! - incantevole: una di quelle melodie che restano dentro e lavorano l'anima nei suoi anfratti più riposti.
Si tratta del terzo movimento, "Notturno", del "Quartetto per archi n.2 in Re maggiore", pezzo di struggente romanticismo, forse tra i più famosi del compositore insieme alle "Danze polovesiane".
Vi ritroviamo per certi aspetti la malinconia e la profondità dell'anima russa ma, a mio modesto avviso, anche parecchi riferimenti alla musica colta dell'Ottocento europeo. Il clima del brano, nella sua atmosfera di intimità, può infatti ricordare vari altri pezzi per archi: dal "Larghetto" della "Serenata op.22" di Dvorak scritta solo qualche anno prima, all' "Andante cantabile" del "Quartetto n.1 op.11" di Tchaikovsky, per risalire al Beethoven dell' "Adagio, quasi un poco andante" del "Quartetto n.14 op.131". E, se non fosse un po' azzardato...aggiungerei anche Schubert!
Protagonisti di questo "Notturno" un incantevole, intensissimo violoncello cui spetta l'esposizione iniziale del tema, e il primo violino che lo riprende subito dopo. Si dipana così una melodia cantabile e dolcemente malinconica.
Segue uno sviluppo molto più teso e movimentato - appassionato e risoluto indica la partitura - che riprende il tema andandone a scoprire ogni possibilità espressiva per ritornare poi, gradatamente, alla delicatezza iniziale.
Di assoluto splendore qui - a 4,54 dall'inizio - il gioco di rimandi tra il violoncello che riespone la melodia e il primo violino che la riecheggia a distanza di mezza battuta: un meraviglioso dialogo dai toni elegiaci che si accende di ulteriore bellezza quando, poco dopo, l'aria fiorisce più intensa sulla base del vibrato.
Si tratta, in realtà, della stessa frase musicale che, nell'arco del brano, va ripetendosi in continuazione. E tuttavia risuona sempre nuova, coniugata com'è dalla sensibilità del compositore in mille differenti sfumature che l'attraversano in una ricca tavolozza di colori dell'anima: ora più serena, poi malinconica, intima, nostalgica, ora più luminosa, poi più cupa e qua e là un po' smarrita.
Ne deriva un'atmosfera segnata spesso da una profonda e struggente dolcezza, altrove da un vago senso di sgomento, ma sempre da un'attitudine intensamente romantica e contemplativa.
Buon ascolto!