domenica 20 gennaio 2013

A tu per tu con la Bellezza

Mi è capitato di rivedere sere fa in tv alcune sequenze del film "Il paziente inglese", famosa e pluripremiata pellicola del 1996 del regista Anthony Minghella.
E' una vicenda tragica e complessa, un affresco a più piani e continui rimandi tra presente e passato, dove ricordi, storie d'amore e di guerra s'intrecciano sullo sfondo ora del deserto del Sahara, ora della campagna toscana.

Confesso che, a suo tempo, il film mi era piaciuto ma senza suscitarmi particolare entusiasmo e anche se, in genere, amo le storie giocate come questa su differenti livelli temporali, tuttavia vi avevo colto una certa frammentarietà. Inoltre, nonostante la ricchezza di temi e un cast decisamente superlativo - Ralph Fiennes, Kristin Scott-Thomas, Juliette Binoche e, sia pure in una parte di secondo piano, Colin Firth - avevo trovato la narrazione troppo lenta e prolissa.
Ma evidentemente avevo dimenticato una sequenza che l'altra sera ho avuto l'opportunità di rivedere e che mi ha colpito in tutto il suo incanto.

Si tratta di una delle più famose scene del film che vede protagonista Hana, l'infermiera del paziente inglese. E' lei che una sera viene condotta dal soldato indiano di cui è l'amante, a vedere i dipinti di una chiesa vicina che, in realtà, altro non sono che gli affreschi di Piero della Francesca raffiguranti le "Storie della Vera Croce" nella basilica di S. Francesco ad Arezzo.

Qui, imbragata e issata su di una fune, Hana può salire volando letteralmente da una parete all'altra dell'abside e, al lume di una torcia, contemplare da vicino le immagini. Una scena davvero suggestiva, un'oasi di infinito nel cuore della vicenda, dove il fascino della grande arte si riflette nell'espressione del viso di Hana - la splendida Juliette Binoche - nella freschezza del suo sguardo rapito in questo a tu per tu con la Bellezza.

Ma - come spesso accade nei film - è anche la musica a parlare completando dialoghi e immagini, sottolineando ciò che esse necessariamente non arrivano a dire e dando voce a gesti e sguardi.
In questo caso, sono le note di Gabriel Yared - compositore libanese, classe 1949 - a riempire d'intensità la scena accompagnando il funambolico ondeggiare della protagonista fino a trasformarlo in una vera e propria danza dell'anima, in puro stupore. 

Meritatissimo, a mio avviso, l'Oscar alla "miglior colonna sonora drammatica" non solo perchè il compositore talora si avvale di vere e proprie citazioni classiche - ne sono un esempio i brani tratti dalle Variazioni Goldberg di Bach - ma per la fantasia con cui Yared rielabora la propria cultura musicale riuscendo a tradurre in note la meraviglia, o l'angoscia o la passione.
La sua formazione classica infatti è evidente anche nel brevissimo pezzo che commenta questa scena: un'aria intrisa di reminiscenze bachiane e non solo, ma soprattutto filtrata da un ritmo scandito e disteso, ricco di serenità.
E le aperture orchestrali che salgono in una progressiva ricerca di purezza e di luce, sembrano davvero condurci oltre le vicende umane, oltre la guerra, la passione, la tragedia e - attraverso l'arte - verso la contemplazione di ciò che non muore.

Buon ascolto!

6 commenti:

Paola ha detto...

È bello poter dire che l'Arte, la Musica, la Bellezza. ...vincono di gran lunga sulla guerra e su tutte le brutture della vita.
Il film l'ho potuto vedere poco tempo fa e ho apprezzato molto di poter riascoltare uno dei brani musicali grazie a te.
I tuoi post sono sempre belli e assai piacevoli .
Ciao cara, grazie della visita e degli auguri per Saverio. Un abbraccio con affetto

Sandra M. ha detto...

Anche io l'avevo visto a suo tempo, quando uscì. E concordo , feci le stesse considerazioni: insomma , bello ma non entusiasmante. La scena di cui parli è davvero meravigliosa e mi ricordo di aver un po' sognato di poter fare la stessa cosa; soprattutto ora lo vedrei "in volo",nel suo splendore dopo il restauro di una decina d'anni fa, mi pare. E magari con le note di Yared in cuffia!

Annamaria ha detto...

Grazie a te, Paola, di questa visita!
Hai ragione: le brutture della vita si combattono con la Bellezza, con l'Arte in tutte le sue manifestazioni. Una lotta pacifica e al tempo stesso dirompente!
Un abbraccio!!!

Annamaria ha detto...

Sandra, sono contenta di trovarmi in sintonia con te circa il film.
Sono stata nel 2011 a rivedere gli affreschi di Piero della Francesca ad Arezzo, ma ora non si può più entrare nell'abside della chiesa e ci si deve accontentare di ammirarli da lontano. Una volta invece si poteva, anche se non "in volo"...
Ciaoooo!!!!

Sandra M. ha detto...

Ma dai, veramente?!Io li ho visti tanto tempo fa,forse era il '96 o '97, e li avevo visti da vicino ma naso all'aria. Se non ricordo male....

Annamaria ha detto...

Anch'io li ho visti varie volte da vicino, naso all'aria, tanti anni fa, ma l'ultima volta (2011) non si poteva accedere allo spazio retrostante l'altare. Mi auguro che sia un divieto temporaneo, ma temo di no...