Nè mare, nè montagne, nè immagini di paesaggi aperti e solari, stavolta, a rappresentare il mese di Luglio, ma la leggera penombra di un interno, in un dipinto che mi ha preso subito, a prima vista.
E' un'opera dell'olandese Emanuel de Witte (1617 - 1692), "Interno con donna alla spinetta", conservato al Museum Boijmans van Beuningen di Rotterdam.
Si tratta di una famosa composizione pittorica che - tra l'altro - ha dato ispirazione alla scrittrice francese Gaelle Josse per il suo primo libro, "Le ore del silenzio", uscito mesi fa per le edizioni Skira.
Il testo è un delicatissimo scritto in forma di diario nel quale l'autrice entra per così dire nel quadro e si sofferma sulla figura della donna in primo piano raffigurata di spalle mentre suona la spinetta, immaginandone vicende, sentimenti e segreti.
Tuttavia non è del libro che intendo parlare qui - tanto intenso e profondo che meriterebbe un'attenzione tutta sua - ma del dipinto, opera a mio avviso straordinaria per l'atmosfera che crea e il fascino immediato che da essa affiora.
Non è raro che le immagini ci conducano verso il sogno o la fantasia, consentendoci di entrare in esse a intuire la vita che suggeriscono e a ricostruirla con la nostra sensibilità.
Qui, però, mi pare che ancor prima di liberare la fantasia sulla storia dei personaggi, sia il clima stesso della casa, insieme alla luce, agli arredi, alla tranquillità che vi si respira, a catturarci con una suggestione per certi versi severa e per altri pacificante.
Sono stanze ricche di particolari da scoprire quelle che vediamo - com'è tipico dei pittori del Seicento olandese - in una penombra dorata densa di fascino.
Fuori la giornata è piena di luce - nel libro si parla del mattino di una giornata autunnale - ma nulla ci vieta di immaginare che la luce sia quella di un primo pomeriggio estivo dove, dalle finestre parzialmente schermate dalle tende, essa giunge a illuminare solo alcuni angoli lasciando il resto nell'ombra.
Sono proprio questi contrasti a dare rilievo agli oggetti o a nasconderli e ad accompagnarci fino in fondo alla casa, nell'alternanza geometrica di rettangoli e quadrati che fonde il riflesso delle finestre coi riquadri del pavimento.
Bellissima la fuga di stanze che, interrotta dalle strisce di luce orizzontali, attraversa il dipinto creando quattro successivi piani prospettici!
Sembra davvero di tornare ad una calma d'altri tempi, in un ambiente nel quale - benchè si suoni uno strumento musicale - non è rotto l'incanto del silenzio che la composizione ci regala, insieme al senso di lontananza tra le due figure femminili rappresentate, distanti non solo materialmente, ma anche nei differenti ruoli di padrona e domestica.
E se dall'intera composizione può spirare forse un senso di freddezza o d'incomunicabilità - per l'immobilità della scena, la prevalenza di colori scuri e quel senso di chiusura che ci dà il vedere la donna alla spinetta di spalle e solo vagamente riflessa allo specchio - resta comunque il fascino segreto degli oggetti nei tocchi di natura morta che il pittore ha disseminato qua e là.
Può darsi che De Witte avesse in mente il quadro intitolato "Lezione di musica" detto anche "Signora alla spinetta" (riportato qui di seguito), che il contemporaneo e più celebrato Vermeer aveva realizzato solo tre anni prima e nel quale ritroviamo un po' gli stessi elementi: le finestre, i riquadri del pavimento, la donna di spalle riflessa nello specchio e la brocca.
Tuttavia, la luce è ben diversa e fa la differenza.
Sicuramente splendido Vermeer nella sua capacità di ricostruire una scena e un ambiente mostrandoci con chiarezza - e oserei dire trasparenza - tutti gli elementi raffigurati; ma è nel quadro di De Witte che siamo invitati a entrare, e da spettatori diventiamo in qualche modo protagonisti.
Sì, siamo proprio noi che guardiamo ad addentrarci quasi in punta di piedi nella penombra della casa, a respirarne l'atmosfera, a cogliere i riflessi di luce nella brocca di vetro, il letto dietro le cortine, a scoprirne di stanza in stanza i segreti.
E mi tornano in mente alcune antiche case signorili visitate qualche volta da bambina che, nello stupore della fantasia infantile, diventavano un mondo ricco di suggestioni.
Ma il dipinto mi restituisce anche la quiete di certi pomeriggi estivi ritmati dal silenzio, dove la luce piena veniva schermata dai tendoni e la casa riposava in un'ombrosa frescura.
Era bello, allora, far riposare anche i pensieri in un'affascinante solitudine, nella calma circostante dove gli oggetti, al di là della loro funzione pratica, svelavano una bellezza inusitata.
Era un clima che favoriva quell'attitudine meditativa che si può ritrovare nella lettura o - proprio come nel dipinto - nel far musica.
E che cosa avrà suonato la donna alla spinetta?
Forse qualche aria o l'accompagnamento a una cantata da camera di uno dei numerosissimi compositori del Seicento. Certamente non Bach che sarebbe nato vent'anni dopo la realizzazione del dipinto.
Eppure...
Eppure, mentre contemplavo il quadro, mi sono sentita risuonare dentro proprio Bach, il "Preludio in mi bemolle minore e fuga in re diesis minore n.8, BWV 853" dal I libro del "Clavicembalo ben temperato".
Nonostante l'anacronismo e l'esecuzione al pianoforte certo meno realistica ma più morbida del clavicembalo, mi pare che il brano, nella sua intensità, si fonda bene con l'atmosfera del dipinto.
Soprattutto il preludio, lento e scandito, alterna malinconica levità ad accenti di più forte lirismo che ricordano, per certi aspetti, il clima iniziale della Sinfonia dalla famosissima "Partita n.2 in do minore BWV 826".
Un Bach senza tempo, che ci accompagna attraverso luce piena e penombre, passato e presente, scavando come sempre vertiginosi abissi dell'anima.
Buon ascolto!
2 commenti:
I tuoi contributi sono straordinari lasciapassare per la tua persona , Annamaria.. quella casa signorile e quieta, luminosa e ombrosa insieme, sei tu. marina
Grazie Marina!
In effetti quel dipinto mi ha "preso" proprio a prima vista!
A presto!
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